FONTE: www.cassazione.net ——————————————-Non commette reato il sindaco che cambia le regole del concorso, “prefigurando un profilo del candidato” che valorizza le esperienze professionali di una persona in particolare.
Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con una sentenza di oggi (si veda link sotto), ha annullato (perché il fatto non costituisce reato) la condanna pronunciata nei confronti di un sindaco e del suo vice che, avevano cambiato le regole del concorso per comandante della polizia municipale al fine di scegliere un candidato di polso e di esperienza (privilegiando di fatto una persona).
Insomma, motiva il Collegio, non configura reato d’abuso d’ufficio la condotta attraverso la quale, prima dell’indizione di un concorso per l’attribuzione di una carica di pubblico ufficiale, venga costruito un profilo ad hoc tale da rendere a priori noto il candidato prescelto, qualora si dimostri che tale azione è stata diretta, in buona fede, al perseguimento dell’interesse pubblico. Come è noto nel reato di abuso d\’ufficio si richiede il dolo c.d. intenzionale, nel senso che l\’agente deve aver agito proprio per perseguire uno degli eventi tipici della fattispecie incriminatrice, ossia l\’ingiusto vantaggio patrimoniale, per sé o per altri, ovvero l\’altrui danno ingiusto. In altri termini, non è sufficiente che il soggetto attivo agisca con dolo diretto, cioé che si rappresenti l\’evento come verificabile con elevato grado di probabilità, né che agisca con dolo eventuale, nel senso che accetti il rischio del suo verificarsi, ma è necessario che l\’evento di danno o il vantaggio sia voluto come obiettivo dei suo operato e non semplicemente realizzato come risultato accessorio della sua condotta, sia quindi conseguenza diretta e immediata dell\’azione posta in essere.
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