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Commette una truffa il sindaco che spaccia viaggi personali con la moglie per occasioni ufficiali

Rischia una condanna per truffa il sindaco o l’assessore che spaccia dei viaggi personali con la moglie per occasioni ufficiali e istituzionali, chiedendo all’ente locale il rimborso delle spese.
Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza 18071 di oggi, ha dichiarato estinto per prescrizione il reato di truffa contestato a un sindaco e alcuni amministratori che si erano fatti rimborsare i soggiorni dal comune, spacciandoli per occasioni ufficiali.
Insomma dal Palazzaccio non è arrivata un’assoluzione piena. Ciò perché, ha motivato la quinta sezione penale, i funzionari comunali che chiedono le indennità e il rimborso spese in relazione ad una missione “asseritamente svolta nell’interesse del Comune, ma in realtà organizzata per motivi personali, commettono i reati di falso e truffa; e non può considerarsi dirimente del reato la circostanza che gli stessi siano stati assolti dal delitto di peculato in ordine alle medesime vicende”.

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