spot_img

MORTE SUL LAVORO: Cancro per esposizione all’amianto – Omicio colposo in capo ai Consiglieri di amministrazione

A far scattare la condanna per omicidio colposo a carico del datore non è sufficiente il fatto che l’amianto cui era esposto il lavoratore sia una delle possibili cause del tumore che ne ha determinato la morte. Di fronte a una malattia dovuta a più di un potenziale fattore, come il mesotelioma pleurico che ha stroncato l’operaio, il giudice del merito prima di emettere un verdetto di colpevolezza contro i vertici dell’azienda deve domandarsi se la protratta esposizione all’agente patogeno possa agevolare o meno lo sviluppo della malattia. E soprattutto se nel caso specifico l’accelerazione risulti avvalorata da rilevanti riscontri sul piano fattuale. In ogni caso l’intero consiglio di amministrazione della società risponde del reato laddove si accerta che non sono state poste in essere, per evitare l’evento dannoso, le misure di sicurezza più adeguate rispetto alle conoscenze scientifiche dell’epoca. Lo precisa la sentenza n. 43786/10 della quarta sezione penale della Cassazione. Il compito del giudice del merito non finisce certamente una volta accertato che il processo che ha determinato la formazione del cancro sia cominciato per l’esposizione del lavoratore all’amianto. Anzi, il lavoro del magistrato è solo all’inizio: risulta infatti necessario verificare se all’interno della comunità scientifica sia sufficientemente radicata, e su solide basi, la convinzione che la prolungata esposizione all’agente patogeno renda la situazione irreversibile. E poi occorre trovare i segni dell’accelerazione nel caso concreto. La sentenza di merito è dunque annullata, a rispondere agli interrogativi sarà il giudice del rinvio. Intanto di certo c’è che le misure di sicurezza sono fondamentali e l’intero consiglio di amministrazione dell’azienda risponderà del reato contestato se si dovesse accertare l’esistenza del nesso eziologico fra la violazione della normativa a tutela dei lavoratori e il decesso dell’operaio. Per ridurre l’esposizione all’amianto, infatti, sarebbero bastati un impianto di aspirazione, una dotazione di mascherine personali e il semplice accorgimento di bagnare le polveri. Invece non risulta che i componenti dell’organo direttivo della società abbiano valutato i rischi connessi alle lavorazioni.

CATEGORIE

ULTIMI ARTICOLI

Ti potrebbero interessare anche: