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CONCESSIONI CIMITERIALI PERPETUE: Stop ad atti d’imperio del primo cittadino

In tempi di stop al federalismo municipale la battuta d’arresto arriva anche per quello cimiteriale. «Morti e buoi dei paesi tuoi», si sarà detto il sindaco di un paese trentino nel revocare la concessione alla tomba di famiglia riconducibile a persone nate e sempre residenti in un’altra Regione, peraltro vicina, come il Veneto. Ma la decisione, oltre che in contrasto con il Dpr 285/90, si rivela contraria anche al regolamento di polizia mortuaria dello stesso Comune del Nordest. Perché? Le concessioni cimiteriali perpetue preesistenti al Dpr non sono state trasformate in provvedimenti abilitativi a tempo determinato. È quanto emerge dalla sentenza 842/11 emessa dalla quinta sezione del Consiglio di Stato.
La cappella di famiglia è in stato di abbandono, da molto tempo non vi risultano effettuate tumulazioni, in paese non si ha notizia dell’esistenza di eredi: la revoca della concessione per la tomba di famiglia è cosa buona e giusta: questo, in sintesi, il ragionamento che deve aver ispirato il provvedimento sindacale. Che tuttavia è illegittimo, nonostante invochi sacrosante ragioni di «buon governo del cimitero» e il «notevole fabbisogno locale». Il Dpr 285/90, infatti, si limita a disporre che oggi possono essere rilasciate solo concessioni cimiteriali a tempo indeterminato ma non ha abolito quelle perpetue preesistenti, che rimangono assoggettate al regime giuridico in base al quale sono sorte. Per revocare quelle di durata superiore ai 99 anni, peraltro, è necessario che ricorrano tre condizioni: il non uso per oltre cinquant’anni; la grave situazione d’insufficienza del cimitero rispetto alle esigenze dell’amministrazione; l’impossibilità di effettuare lavori di ampliamento o di realizzare una nuova struttura. Ed è proprio sull’ultimo requisito che inciampa il sindaco trentino: è lo stesso regolamento del suo Comune che tutela eventuali situazioni di fatto di concessioni perpetue, prevede lavori di sistemazione del cimitero e offre “ospitalità” ai concessionari non residenti in altre aree del camposanto fino alla scadenza dell’autorizzazione. Insomma: riposino in pace.

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