Linea dura sulla responsabilità amministrativa delle società. Scatta infatti la confisca nel caso in cui l’amministratore sia stato accusato di corruzione. Non basta. La misura è valida anche se le prime somme e utilità provenienti dal reato sono state guadagnate prima dell’entrata in vigore della 231.
Lo ha stabilito la Corte di cassazione che ha respinto il ricorso di una srl alla quale erano stati sequestrati 4 milioni di euro perché l’amministratore (poi deceduto) era stato accusato di corruzione in atti giudiziari nell’ambito di un’inchiesta su un concordato preventivo.
In altri termini il profitto della corruzione era stato percepito in parte prima dell’entrata in vigore della legge sulla responsabilità amministrativa e in parte dopo il 2001.
Un grimaldello, questo, usato dalla difesa per sostenere che, per il principio di legalità, le norme della 231 non potevano essere retroattive. Ma i giudici di Piazza Cavour hanno spostato il problema sostenendo che per il reato di corruzione il reato si consuma quando le utilità sono state interamente percepite e quindi, in questo caso, dopo il 2001.
“È quindi- scrive Piazza Cavour – la commissione del fatto che dev’essere presa in considerazione al fine di accertare l’applicabilità della sanzione e per fatto deve intendersi ciò che costituisce reato”.
Fra l’altro questo discorso vale sul fronte della corruzione. Infatti, spiega ancora il Collegio di legittimità, “quando alla promessa corruttiva faccia seguito la dazione/ricezione dell’utilità è solo tale ultimo momento che, approfondendosi l’offesa tipica, il reato viene a consumazione”.https://www.giovannifalcone.it/upload/uno.pdf
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