La storia parlamentare del nostro Paese, i suoi rituali,
le acrobazie, i rinvii, le discussioni infinite, hanno spesso paralizzato e annullato ogni
iniziativa, in qualche caso suggerita da mero buon senso, per giungere ad una
sola conclusione: “Decidiamo di non decidere”.
Solo da qualche mese, in una situazione di generale
degrado, dove gli indicatori economici non ci aiutano, le inchieste sulla
corruzione si susseguono, la disoccupazione aumenta e la pressione fiscale si
fa sempre più insostenibile, gli italiani hanno avuto l’impressione che forse
la classe politica, avendo solo percepito la gravità dei problemi sta tentando
qualche soluzione.
Dalla revisione della spesa nel suo complesso – che non
significa necessariamente tagli ma spesso intesa come una diversa distribuzione
– alla riforma della Pubblica amministrazione, dalle Riforme costituzionali a
quelle sulla Giustizia, dalla Riforma elettorale a quella del Titolo V della
nostra Carta costituzionale, in modo da meglio disciplinare le cosiddette competenze
concorrenti fra Stato e Regioni, si ha l’impressione che qualcosa si muove, la
politica è viva e non è solo autoreferenziale capace di alimentarsi con lauti
stipendi, prebende e fringe benefits.
Insomma, di tutto e di più!
Tutto quanto appena accennato, allo stato, si è solo
promesso e qualcuno come il Capo del Governo in
carica, destinatario di un consenso elettorale plebiscitario di oltre il
40% alla recente tornata elettorale delle elezioni europee, sta tentando di
portare avanti con assoluta tenacia, peraltro inusitata e mai registrata in
passato.
Si ha quasi l’impressione di trovarsi davanti ad un
extraterrestre.
Di fronte a questo scenario, ci sono alcuni Senatori che,
contrari alla linea del governo e già componenti della 1° Commissione Affari Costituzionali, non sono
d’accordo ed hanno già deciso di non decidere, bloccare il processo riformatore
e discutere, discutere, discutere …. praticamente quello che si è fatto per
oltre mezzo secolo senza mai giungere a conclusione.
Questi illustri parlamentari, rappresentanti dello 0,01%
– vado a naso – degli italiani in modo democratico beninteso, vogliono imporre
il loro dissenso alla linea del partito di maggioranza relativa che, al
contrario, vuole un disegno di legge da presentare alla discussione delle Aule
parlamentari con l’auspicio di trovare i numeri per farlo approvare.
Questo gruppo di dissenzienti è stato fatto giustamente
accomodare fuori dalla Commissione, per rimuovere una “dittatura della
minoranza” che pur sbandierando principi di libertà democratica pretendono di
imporre la loro linea bloccando ogni tentativo riformatore.
Al contrario, a Voi Senatori dissenzienti, che non avete
vincolo di mandato – ex art.67 Costituzione – sarete liberi di esprimere voto
contrario in Parlamento senza bisogno di gridare allo scandalo.
In democrazia, normalmente, governa e decide la
maggioranza assumendosene tutta la responsabilità verso il corpo elettorale che
oggi ha così deciso: avanti con le riforme, avanti tutta!
L\’Italia non può più aspettare!