Vorrei sapere se posso assunto come
dipendente a tempo indeterminato da mia moglie, titolare di uno studio
professionale con partita Iva. Nello studio ci sono altri dipendenti. Il
consulente del lavoro ci dice che l’Inps potrebbe disconoscere il rapporto di
lavoro subordinato e, quindi, i contributi nel frattempo versati non verrebbero
riconosciuti al momento della pensione. Nel caso di specie, presterei
effettivamente l’attività lavorativa durante l’arco della giornata sotto la
direzione di mia moglie. Non vorrei versare i contributi né percepire la
pensione.
F. G. – MILANO
R I S P O S T A
Il consulente
ha ragione. Il problema, nel caso di rapporto di lavoro subordinato tra
familiari, o tra coniugi come nel caso di specie, è dato dal fatto che – on
caso di contestazioni – è necessario dimostrare la subordinazione, ossia
l’assoggettamento del lavoratore al posto direttivo, gerarchico e disciplinare
esercitato da parte del datore di lavoro. Si tratta di una situazione che, in
linea di principio, non è impossibile configurare, ma rispetto alla quale si
chiede che siano fornite specifiche prove in ordine alla sussistenza di
caratteristiche tipiche che connotano tale fattispecie, come la richiesta e
l’approvazione delle ferie, la circostanza che siano effettuati richiami alla
disciplina del lavoro, al rispetto dell’orario e così via. La norma di
riferimento è costituita dall’articolo 2094 del Codice civile, a mente del
quale “è prestatore di lavoro subordinato chi si obbliga mediante retribuzione
a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale
alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore”. Nella normalità dei
casi, ove si tratti di familiari, la giurisprudenza ritiene che si tratti di
lavoro prestato a titolo gratuito, proprio in ragione dei vincoli affettivi che
legano le persone interessate dal rapporto di lavoro.
DAL “IL SOLE 24 ORE” DEL 27 OTTOBRE 2014