L’informazione e la libertà di stampa: il sale della democrazia!
E’ notorio che l’informazione, corretta, imparziale e tempestiva rappresenta il sale migliore e l’alimento con cui si nutre ogni democrazia.
Nel nostro Paese, il più delle volte, se facciamo eccezione per alcune grandi firme del passato – penso ad Enzo Biagi, ad Indro Montanelli, Sergio Zavoli con pochi altri che certamente dimentico – faccio fatica a scorgere qualcuno che, con sufficiente autorevolezza riesca a commentare l’attualità politica, sociale ed economica in modo chiaro e trasparente a beneficio della intera comunità.
Facciamo qualche esempio per non apparire troppo vago, proseguendo nell’ordine, in capo economico, politico e sociale.
Economia
Nel recente periodo con frequenza e drammatica sistematicità abbiamo assistito al fallimento di numerosi istituti bancari medio piccoli.
A fattor comune, i disastri di cui parliamo, per lo più scoperti dagli stress test della Banca Centrale Europea disposti nel 2015, che hanno focalizzato una insufficiente solidità finanziaria e patrimoniale, decretandone di fatto il loro fallimento, attutito soltanto grazie all’intervento pubblico, dello Stato, di tutti noi.
Le anomalie, negli anni, sono state caratterizzate da falsi in bilancio e ostacolo alla vigilanza, ripetuti e costanti nel tempo. Per i falsi in bilancio ne abbiamo parlato fin troppo in altre occasioni, laddove sono state considerate delle poste attive, quelle posizioni, pure affidate, incagliate o in sofferenza da subito, a causa di crediti erogati negli anni senza alcuna garanzia.
Come si è detto, impunemente, per anni e nell’assordante silenzio di tutti, questa importante “informazione” è stata celata, nascosta ai fornitori, al mercato ed alle Autorità di controllo, interne ed Istituzionali che nel frattempo non erano presenti o se c’erano dormivano.
Inoltre, quello che maggiormente ha colpito e, in parte sorpreso tutti, è stato il” “credito baciato”, praticato con costanza e disinvoltura e che potrebbe anche chiamarsi come una sorta di “estorsione bancaria” che gli istituti di credito, tutti, nessuno escluso, hanno praticato. Per quanto ampiamente noto, il “prestito o credito baciato” è il meccanismo attraverso il quale si concedono gli “affidamenti” a condizione che, gli stessi imprenditori, acquistassero le “obbligazioni della stessa banca”. L’imprenditore, stretto dall’esigenza di liquidità, indispensabile per mandare avanti la baracca, accetta questa condizione, rendendosi di fatto, complice di un’attività illecita, peraltro almeno a chiacchiere vietata dalla Banca d’Italia.
In pratica, io banca, ti apro una linea di credito, immaginiamo di 100mila euro, a condizione che tu imprenditore compri 20mila euro di obbligazioni. Con gli stessi soldi (importo dell’affidamento), l’intermediario, inquinando il mercato, faceva “impiego & raccolta del risparmio” con gli stessi soldi.
Con il senno del poi, al netto dei controlli interni delle banche come il Collegio sindacale, l’Organismo di vigilanza di cui alla 231/01, l’Internal auditing, società di revisione oltre ai controllori istituzionali come la Banca d’Italia e la Consob, mi chiedo: è mai possibile che neanche la stampa specializzata – Sole 24 Ore, Milano Finanza e altri – abbiano mai avuto sentore di tali gravi usi e abusi?
Come è stato possibile che nessuno ne abbia parlato nei secoli passati?
Di una stampa del genere, possiamo continuare a fidarci e ritenerla affidabile?
Politica
Alla ingovernabilità congenita esistente da sempre nel nostro Paese, da sempre interessato alla sola rappresentanza, la politica annaspa e fa fatica a trovare una soluzione di compromesso in aderenza alla volontà dei nostri Padri costituenti che, reduci dall’esperienza fascista, vollero privilegiare la rappresentanza alla governabilità, per scongiurare il rischio dell’uomo solo al comando.
Il tentativo di Riforma costituzionale fatto il 4 dicembre 2016 è fallito, grazie all’ostilità delle forze conservatrici è stato osteggiato e il referendum popolare è stato bocciato dagli italiani.
Il contesto, di importanza vitale per la vita ed il futuro del nostro Paese, è stato poco spiegato nei suoi elementi portanti delle novità più significative che, ove fosse andato diversamente, avrebbe certamente giovato alla vita di tutti.
La pandemia sanitaria di questi giorni, in qualche misura ci sta offrendo un quadro desolante del sistema sanitario, frammentato e gestito dalle singole Regioni.
Non aver modificato il Titolo V della Carta secondo le previsioni contenute nella citata proposta referendaria onde stabilire più precisamente le competenze dello Stato centrale, è certamente stata una occasione mancata. Molti personaggi, politici o intellettuali in passato contrari alla riforma, oggi sembrano pentirsi dell’atteggiamento ostile assunto nell’occasione del referendum.
Per rimarcare il problema, voglio ricordare quello che sta succedendo in questi giorni a proposito delle Leggi ad iniziativa popolare di cui al 2° comma dell’art.71 della Costituzione più bella del mondo. Sta girando sui social ed in ogni dove questa iniziativa, tesa a raccogliere firme per delimitare taluni privilegi della classe politica di Camera e Senato.
A fronte di ripetuti inviti alla firma ho dovuto rispondere così: “Nella storia della Repubblica – circa 70 anni – tutte le leggi ad iniziativa popolare intraprese sono finite nel dimenticatoio, significando che non sono state neanche messe all’ordine del giorno per la discussione nelle Aule parlamentari. La mancata Riforma costituzionale del 4 dicembre 2016, prevedeva, fra l’altro, un termine vincolante e perentorio per la discussione e la risposta del voto espresso al Comitato promotore. Ciò detto, con questa mia precisazione, mi rivolgo a tutti quei soloni che hanno votato NO al Referendum. Mi fermo qua per carità di patria. F/to Popolo del SI!
La Stampa, nell’autunno del 2016, ha fatto poco o nulla per chiarire le novità della tentata riforma costituzionale, a danno della informazione corretta e imparziale e della stessa comunità.
Sociale
Negli ultimi decenni, per effetto di una forbice del benessere sempre più divaricata, sono aumentate le diseguaglianze, le regole, quando c’erano, sono state violate sempre a danno delle parti più deboli della società.
L’esempio della banche di cui ho parlato in premessa, rappresentano la punta dell’iceberg in termini reputazionali per l’impresa bancaria e per i danni irreversibili verso i risparmiatori.
A mio avviso è mancato il giusto equilibrio tra il profitto d’impresa e le regole da rispettare in una corretta e sana dinamica imprenditoriale.
Lo Stato, inteso come arbitro, molto spesso, ha abdicato al proprio ruolo, evidenziando limiti e carenze strutturali nello scrivere regole efficaci e comprensibili.
Anche qui la Stampa, galleggia, vive di slogan come troppo spesso fanno i politici, assecondando senza pudore l’assetto di potere del momento, senza alcun esame critico ovvero la capacità di informare ed enfatizzare iniziative positive.
Conclusioni
A fattor comune della ignavia prolungata del proprio ruolo, la stampa, sia urlata che scritta, non cerca, non parla, non scopre e, a differenza di alcuni Paesi anglosassoni, come per esempio gli Stati Uniti d’America dove la sua funzione è spesso propedeutica alle più grandi inchieste che hanno caratterizzato la vita del Paese.
A voler indicare due punti fondamentali sui quali l’atteggiamento della stampa e dei media in genere è stato deleterio in termini di conseguenze nefaste per la nostra comunità, voglio citare due sole circostanze:
- La metafora privilegiata negli ultimi anni dell’UNO VALE UNO, dove, secondo una certa linea di pensiero – oggi forza di maggioranza relativa al Governo, tutti possiamo fare tutto, a danno della conoscenza, del merito, dello studio o del sacrificio;
- Il NO VAX, privilegiato qualche anno addietro, portando il Paese al Medioevo.
In ambedue le circostanze la stampa ha mancato quel necessario senso critico che avrebbe restituito un minimo di credibilità e dignità alla stessa categoria.
Intanto, così è se vi pare!