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Indagini finanziarie ed evasione fiscale: Strada smarrita!

Indagini finanziarie ed evasione fiscale: Strada smarrita!

La Corte dei Conti rileva che non ci sono progressi nella lotta alla evasione fiscale, nella lotta al sommerso, alle frodi fiscali, all’abuso del diritto in ambito tributario o la fatturazione infragruppo di fine anno, nell’ultimo trimestre, quando “bisogna aggiustare le carte”.

Io ho fatto parte della Guardia di finanza per circa 27 anni, poi ho continuato in un Gruppo bancario a cercare risorse finanziarie di dubbia legittimità (antiriciclaggio) e oggi, da tanti anni, a chi me lo chiede, do qualche consiglio.

Insomma, ho destinato circa mezzo secolo della mia vita in attività di “controlli & verifiche” ed ho la presunzione di poter dare un modesto contributo nella ricerca degli strumenti più idonei ed efficaci al tema de qua.

Intanto dico subito che, molti imprenditori evadono nella convinzione che non saranno mai scoperti. Nella mia pregressa attività professionale ho comandato diversi Reparti della Guardia di finanza dove, con semplici accorgimenti di buon senso, pratici e pragmatici, ho sempre decuplicato il rendimento complessivo in termini di recupero di imponibile da sottoporre a tassazione e in tutti i restanti settori di servizio interessati.
Dabbiamo partire dal fatto che ci sono aziende che, da quando nascono a quando muoiono (commercialmente parlando s’intende), non sono mai sottoposte ad un controllo od una verifica.
Ci sono verifiche che spesso durano anni, oltre i limiti della ragionevolezza, spesso creando problemi ed intralci anche a persone oneste che non sono affatto degli evasori.

In cosa consiste l’uso del buon senso che manca nell’Amministrazione finanziaria?

Come facevo a “decuplicare” il rendimento dei reparti?

Appena avviata una verifica generale su “base biennale”, disponevo l’acquisizione del numero dei dipendenti sul “Libro paga & matricola” per i quali, chiedevo al Capo pattuglia di verificare la regolarità dei versamenti dei contributi previdenziali all’Inps (oggi si chiama Durc, Documento Unico di Regolarità Contributiva).

A seguire, facevo anche controllare la regolarità fiscale all’Agenzia delle entrate (Ade), per il versamento dei 770, ovvero il pagamento delle ritenute alla fonte eseguite sulle buste paga degli stessi dipendenti.

Di fronte ad una regolarità delle due “poste contabili”, nelle 24 ore successive, relazionando la gerarchia, chiudevo definitivamente l’attività ispettiva riducendo la durata a due o massimo tre mesi. Nell’arco dei due anni, verificavo dieci operatori economici decuplicando l’imponibile da sottoporre a tassazione.

Se al contrario le due poste verificate (previdenza e tasse) avessero dato un risultato opposto, l’attività di verifica diventava “quinquennale”.

Sto parlando del sistema del “Mordi & fuggi” che non ho inventato io ma che ho sempre utilizzato con enormi soddisfazioni in termini di risultato.

Morale conclusiva

Oggi invece, a vedere con quanto affanno si cerca di risolvere questo enigma, da osservatore, ho la netta impressione che chi si occupa di questi problemi non abbia alcuna esperienza sul campo e vada avanti per inerzia o per frasi fatte.

Con queste premesse la lotta è persa in partenza ed i risultati si vedono, ahimè!

 

 

 

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