Antiriciclaggio: Il pensionato malandrino!
Quali possono essere i motivi per i quali un pensionato, una persona a reddito fisso, una persona che per oltre 40 anni è stato un dipendente della pubblica amministrazione, viene fatto oggetto di una segnalazione di operazione sospetta da parte di una banca?
A voler immaginare un percorso plausibile, possiamo pensare al cliente che, sia pure pensionato a duemila euro al mese, registra una movimentazione anomala sul conto corrente, caratterizzata da versamenti di denaro contante e sui quali non ha fornito sufficienti giustificazioni.
La mia è solo una ipotesi scolastica, ritenendo che potrebbe trattarsi di un secondo lavoro per “mera sopravvivenza”.
Pertanto, trattandosi di una persona seria ed affidabile che in oltre 40 anni, non ha mai dato luogo a rilievi, è verosimile che tali versamenti possano essere il frutto di qualche collaborazione in nero fornita dal medesimo nel quadro di attività economica gestita da terzi.
In questi casi, accertato lo svolgimento di un’attività lavorativa in nero – evasione fiscale – perché possa trattarsi di interesse ai fini dell’obbligo di una eventuale segnalazione di operazione sospetta dobbiamo considerare l’ammontare del danno erariale, anche alla luce della recente sentenza di Cassazione che ha parlato della irrilevanza penale il mancato superamento della soglia prevista dal d.lgs 74/2000 – https://www.giovannifalcone.it/reati-tributari-e-lotta-al-riciclaggio-senza-il-superamento-della-soglia-rilievo-penale-irrilevante/
Decisione dell’Abf
Appena oggi, ho letto una recente Decisione dell’Arbitro bancario e finanziario di Palermo, riguardante il ricorso presentato da un pensionato che si è visto passare a rischio alto e quindi il blocco del conto. Per questo, lo stesso cliente ha inteso presentare un ricorso all’Arbitro, di cui ho parlato nell’articolo https://www.giovannifalcone.it/60340-2/
Per meglio chiarire l’antefatto del pensionato malandrino, riporto un passaggio testuale della Decisione de quo che dice:
“”Dal riscontro al reclamo, inoltre, risulta che il resistente ha fornito indicazioni circa le motivazioni che hanno condotto alla limitazione dell’operatività del conto, rappresentando che lo stesso si è reso necessario in forza della normativa antiriciclaggio.
Tenuto conto che, tuttavia, non vi è alcuna prova circa l’effettivo limite all’operatività del conto e del diniego di operazioni, il Collegio ritiene di non poter accogliere la domanda del ricorrente.
Il Collegio non accoglie il ricorso.””
Conclusioni
Al netto di una possibile valutazione esagerata in quanto oltre qualunque previsione, io credo che un pensionato a cui viene bloccata l’operatività del conto corrente, destinato ad ospitare il reddito da pensione, è destinato a vivere un forte disagio.
Ancora di più, se la gstione dell’unica entrata è reppresentata dal reddito di pensione.
Con questa decisione abbiamo scoperto che anche un pensionato può assumere il ruolo di “malandrino” e di cui, nel dubbio, meglio segnalare!
L’altro giorno un mio vecchio abbonato mi ha chiesto: “Antiriciclaggio: Terrore in filiale!
Egregio dr. Falcone,
da molto tempo abbiamo avuto modo di registrare un significativo incremento delle “segnalazioni di operazioni sospette” riguardanti clienti – lavoratori dipendenti e pensionati – che prelevano in contanti l’intero importo mensilmente accreditato.
Condivide questo modus operandi delle filiali?
Grazie”…
Segnalare un lavoratore dipendente o addirittura un pensionato a “reddito fisso”, rappresenta un’autentica aberrazione di sistema.
La “collaborazione attiva” del soggetto obbligato e quindi l’evenmtiale sospetto, deve sempre riguardare la provenienza della provvista.
Insomma, secondo le nostre banche o professionisti, si pul essere “malandrini” anche a ottnt’anni!