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Brics, la commedia di Kazan. Una folla inerme senza nome e dignità

Brics, la commedia di Kazan. Una folla inerme senza nome e dignità

Storia di Sergio Talamo
Fonte: Il Riformista

Kazan, tra i Brics, va in scena solo una commedia, ma ormai tutti sanno che potrà diventare il nuovo fulcro del mondo. Perché, dall’altra parte, ad andare in scena è il dramma. Scrisse Indro Montanelli che lo scossone finale all’impero romano venne dall’interno, da un popolo di cittadini non più orgogliosi di esserlo, non più devoti ai loro culti e ai loro dei.

Vladimir Putin sa bene cosa accade nel campo nemico, e anzi lo agevola come può cercando di truccare le opinioni e le elezioni. Perciò sogna un ritorno di quella storia dove i barbari vincono senza sforzo, per disgregazione degli altri. Nulla accomuna davvero i russi a cinesi e indiani, peraltro fra loro rivali, e tantomeno a Iran, Brasile, Egitto o Sudafrica. Ma la carta vincente dei Brics è il suo “statuto” iper-semplice: voler superare il secolo americano e non aver bisogno di alcun certificato di democrazia. Non conta avere idee condivise, basta non condividere quelle del nemico. Non è importante ottenere dei risultati, tantomeno quelli che peserebbero davvero come la valuta anti-dollaro.

I numeri dei Brics

Aderire al nuovo ordine mondiale è un gioco da ragazzi, o meglio da dittatori. Già, la forza intrinseca del nuovo schieramento è il patto fra i governi che non tiene in alcun conto i diritti dei governati. I numeri dei Brics sono impressionanti: come pil superano di poco il G7 ma come abitanti del pianeta siamo al 45% contro il 10%. Ma questa moltitudine di esseri umani è simile al “volgo disperso che nome non ha” di Alessandro Manzoni. Folle inermi usate come pedine sul tavolo dei vincitori. Senza nome e anche senza dignità, neppure quella del voto e della parola.

Paolo Mieli è così pessimista sulla forza dell’Occidente, da attendersi proprio dai Brics i passi concreti verso accordi di pace in Ucraina e in Medio Oriente. Difficile dargli torto, se si osserva lo stato a tratti comatoso delle istituzioni che oggi rappresentano l’estremo presidio delle democrazie. La lentezza delle decisioni, l’ossessione della polemica, il dilagare di paure, convenienze e connivenze, il prevalere di interessi di parte magari inglobati in residue manie di grandeur. Ma la bussola di questo mondo in declino resta la libertà, e il suo modo di funzionare è imperniato sul pluralismo e i diritti delle persone. L’Europa assediata, non a caso, si concede il lusso di fare i conti in tasca al sistema ungherese o a quello turco, e l’America al bivio corre sul difficilissimo equilibrio fra sostegno a Israele e contrasto ai suoi eccessi militari.
Un urlo silenzioso

Anche i governanti occidentali cedono sempre più spesso alla tentazione della chiusura e dell’autoreferenza, quando non addirittura a quella di strizzare l’occhio ai paesi emergenti. È un altro sintomo della malattia di chi non crede più fino in fondo a sé stesso. Eppure, ci sono quasi quattro miliardi di persone che urlano in silenzio. Se la loro voce si potesse udire, direbbe che i nuovi aspiranti padroni del mondo non parlano in loro nome. Anzi, sono quelli che hanno le chiavi delle loro gabbie.

1 commento

  1. I nuovi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), anche se non sono d’accordo su nulla, vogliono candidarsi a governare il mondo, anzi più esattamente, costruire una gabbia naturale per le loro autarchie.
    Tutti sappiamo e la storia ce lo conferma che l’unica vera gabbia dell’umanità è la “libertà” che è in netta contrapposizione, con la ratio dei nuovi BRICS a cui ha aderito, fra gli altri l’Iran.
    L’Iran, dove una giovane ragazza viene uccisa se ha indossato il “velo storto”, nel mentre la Russia infligge 8,5 anni di carcere per i giornalisti che osano dichiararsi ostili alla guerra contro l’Ucraina – alias Operazione Militare Speciale.
    Di fronte a queste aberrazioni, questi signori si riuniscono per decidere il Governo del mondo pensando di sotituire la qualità della vita – sia pure piena di tante ingiustizie, diseguaglianze che crescono – alla quantità dei numeri, a prescindere.
    Personalmente auspico un futuro di libertà, basato sul rispetto dei popoli che, riuniti in un Organismo internazionale (oggi si chiama Oorganizzazione delle Nazioni Unite), bandisca definitivamente la parola guerra per dirimere controversie fra le nazioni.
    Conserviamo il pessimismo per i giorni migliori che, con la fine delle guerre, certamente arriveranno!

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