L’alienazione morale L’inopportuna visita di Guterres al summit Brics, e il pericoloso appeasement dell’Onu
La partecipazione del segretario generale delle Nazioni Unite al vertice delle economie emergenti rappresenta un cedimento etico e un compromesso con gli autoritarismi. Il suo compito non è compiacere i potenti, ma difendere gli oppressi
L’errore di Guterres è proprio questo: confondere la diplomazia con una neutralità cieca, incapace di condannare con chiarezza le atrocità, priva di quella fermezza morale che da sola può definire una vera leadership. In un mondo in cui Cina e Russia costruiscono un asse di potere in netto contrasto con i valori democratici, la presenza di Guterres al tavolo dei Brics appare come un atto di legittimazione, un’ammissione che democrazia e autocrazia siano alternative equivalenti. E non c’è bisogno di altro per scardinare il delicato equilibrio morale su cui poggia l’ordine internazionale.
Questa idea, che Jaspers avrebbe definito «aliena», rappresenta una rottura della continuità morale tra il diritto e la giustizia. Ma la democrazia non è solo un sistema politico, è un continuo sforzo per costruire una società morale. Ogni compromesso con l’autocrazia mina questo sforzo, ogni concessione indebolisce la struttura democratica, come una crepa invisibile che si allarga fino a minacciarne le fondamenta stesse.
Guterres è diventato il simbolo di una politica internazionale che cerca di navigare senza bussola morale, mosso solo da un pragmatismo vuoto che si piega agli interessi del momento. Le Nazioni unite, che dovrebbero essere una guida morale per il mondo, sembrano aver smarrito la loro missione, prigioniere di una visione miope e burocratica del potere, senza l’ambizione di plasmare il futuro secondo i valori della libertà e della giustizia.
Non è forse una coincidenza che ciò avvenga in un’epoca di estrema fragilità per le democrazie occidentali, minacciate da forze centrifughe sia interne sia esterne. Mentre gli Stati Uniti si preparano a un’elezione che potrebbe definire il loro ruolo futuro, e l’Europa fatica a tenere insieme la propria visione democratica, Guterres sembra avallare un ordine multipolare in cui la democrazia è solo una scelta tra le tante, e non un impegno irrinunciabile.
La crisi dell’Onu non è solo politica: è il segnale di un mondo che rischia di perdere la sua bussola morale, un mondo in cui la democrazia non è più un valore universale, ma una variabile culturale. Il filosofo Isaiah Berlin ammoniva contro l’idea che tutti i valori siano equivalenti, poiché «la tolleranza verso l’intollerabile non è tolleranza, ma debolezza morale». In questo senso, Guterres è il volto di una debolezza che permette agli autoritarismi di guadagnare legittimità, minando la credibilità stessa delle Nazioni unite.
Se l’Onu perde il suo ruolo di arbitro morale, non rimane che un mondo frammentato, in cui i diritti umani sono ridotti a mere convenzioni, negoziabili a seconda delle esigenze di ogni stato. I Brics non sono solo una minaccia per l’Occidente, ma un pericolo per tutti coloro che credono nella libertà. Essi rappresentano un blocco che legittima la repressione e che trasforma il controllo sociale in una virtù politica. Guterres, con il suo atteggiamento di apparente neutralità, non fa altro che indebolire le istituzioni democratiche, dando spazio a una visione del mondo in cui la forza e il controllo sono più importanti della giustizia.
Il compito delle Nazioni Unite non è di compiacere i potenti, ma di dare voce agli oppressi, di essere un faro di speranza per chi soffre, uno scudo contro la tirannia. Se Guterres non è disposto a guidare l’Onu con questa visione, allora è il momento di un cambiamento. La democrazia non è un’opzione; è un dovere verso l’umanità.
Con due guerre in corso, con il mondo intero impegnato a trovare una soluzione se non di pace ma almeno di compromesso, il nostro Segretario Generale dell’ONU che fa?
Partecipa all’evento più importante delle economie emergenti, i nuovi Brics dove succede di tutto, per alimentare le tante autarchie presenti.
Paesi che aspirano e si candidano a governare il mondo che infliggono 8,5 anni di carcere alla giornalista che mostra ostilità alla guerra – alias Operazione Militare Speciale – o altri che ammazzano una ragazza perchè ha indossato il “velo storto” solo per citare qualche esempio.
Al nostro “Amtonio” queste quisquiglie non interessano, a lui le autarchie piacciono e alla libertà degli altri non è interessato.
Un grande il nostro “Antonio” ma che dico, un grandissimo disastro naturale che in tempo di guerra può anche apparire intonato!