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Dossieraggi: polemichette, affarucci o scandalo istituzionale?

Dossieraggi: polemichette, affarucci o scandalo istituzionale?

In soli sette giorni la compravendita di dati della banda di Equalize è passata dall’essere uno scambio di informazioni su temi economici e finanziari (e vicende di lenzuola) a una intricata vicenda che coinvolge esponenti del Viminale, dell’Acn, dei Servizi, della GdF e di altri apparati dello Stato. Si palesa persino l’ipotesi che il gruppo svolgesse lavori per gli 007 italiani. Ma nessuno – pare – s’indigna o chiede di fare luce. E le istituzioni… La lettera di Claudio Trezzano

4 Novembre 2024 13:27
Fonte: startmag.it

Caro direttore,

l’ultima volta ci eravamo lasciati con il dubbio che l’inchiesta su Equalize potesse essere una delle più dirompenti dalla nascita della Repubblica a oggi.

Nel weekend la situazione mi pare essersi aggravata ulteriormente. Ti faccio una breve rassegna principalmente dal Fatto Quotidiano che sta seguendo un filone in particolare dell’inchiesta, mentre altri quotidiani pur avendo la medesima mole di carte parlano di altro o di aspetti più che secondari. E il Giornale ha spiattellato una vicenda inquietante sulla Guardia di Finanza.

Spioni, l’hacker dei trojan abusivi: “Nel pc ho anche segreti di Stato”titola il quotidiano di Marco Travaglio. Catenaccio ancora più eloquente: La pista dei Servizi. Parla Gaetano Pegoraro, indagato a Milano e anche a Torino: “Ho lavorato per Agenzie della Difesa”.

Ok, già immagino la tua obiezione: niente di realmente nuovo sul fronte occidentale, citando Hemingway. Avevamo infatti ormai subodorato una connessione tra questa banda di persone dedite a dossier fors’anche per le Agenzie dello Stato. Ma – rilancio – a quale livello sarebbe sorta la connessione? Siamo sicuri che si tratti “solo” di agenti transitati per le agenzie che volevano assicurarsi una pensione d’oro e di smanettoni che hanno lavorato sui data base statali?

Aggiungo un altro tassello al puzzle. Lo fornisce sempre il FattoInchiesta Equalize, uomini di Palazzo Chigi negli uffici degli “spioni”. Anche qua il catenaccio è indicativo: Funzionari della Presidenza del Consiglio e 007 erano di casa nella sede della società: tutto omissato. Per finire con: Proteggete l’agente”. La richiesta di Chigi ai vertici di Equalize.

Messi in fila questi articoli farebbero sorgere il dubbio, anche nei meno predisposti alla dietrologia, che Equalize fosse ben nota a Roma e dintorni, nelle sedi delle Agenzie, dei Servizi e persino della Presidenza del Consiglio. Mi spiego meglio: possibile che la banda milanese avesse lavori in subappalto che arrivavano dalla capitale? Sempre Il Fatto riporta che “Gallo e il suo gruppo potrebbero aver agito “per il Paese” – parafrasando Pegoraro – come un’entità non organica dei Servizi”.

“I carabinieri annotano che “sin dall’inizio” delle indagini, scrive Il Fatto, “s’è già accertato che presso gli uffici della Equalize si sono già recati funzionari della Presidenza del Consiglio dei ministri”. Il Corriere della Sera aggiunge altri elementi, per esempio sull’utente “fittizio” Lanza che ancora non ha un nome. “I carabinieri che indagano sul gruppo di Equalize lo descrivono come «appartenente ad Aisi», il Servizio segreto interno. Negli atti è definito come un «altro utente ricorrente negli accertamenti svolti”.

E quante altre Equalize ci sono?

E che dire pure della Guardia di Finanza? Hai letto cosa ha scritto il Giornale?

“La Procura di Milano, man mano che l’indagine nata per caso su Gallo prendeva forma, si è resa conto che quanto emergeva la sfiorava da vicino, e che coinvolgeva forze di polizia da sempre al suo servizio: a partire dalla Guardia di finanza, con uno dei suoi massimi esponenti, il generale Cosimo Di Gesù (nella foto, ndr), comandante della Regione Sicilia, in rapporti così stretti con Pazzali da usarlo come ufficio di collocamento”. Chi è Di Gesù? Ecco altre informazioni che traggo sempre dal quotidiano diretto da Alessandro Sallusti: “Di Gesù è un nome che conta, legato all’ex comandante Giuseppe Zafarana, e soprattutto ufficiale di fiducia dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone”.

Insomma, direttore, non solo siamo stati ingenui fin da subito a chiedere che la politica si ridestasse dal proprio torpore e, anziché limitare a piangersi addosso (La Russa, seconda carica dello Stato, continua imperterrito a preoccuparsi unicamente dei suoi figli, noto con rammarico), decapitasse Agenzie e Servizi evidentemente distratte fino a oggi, ma tutto ciò che sta emergendo mi porta a un nuovo interrogativo: siamo sicuri che la ragnatela tessuta dagli spioni non avesse avviluppato a tal punto gangli vitali dello Stato che adesso sarebbe imbarazzante per chi governa procedere con pene esemplari ed esecuzioni sulla pubblica via?

È del resto un dato di fatto che emergano sempre casi e responsabilità istituzionali anche ad alto livello tra Viminale, Acn, Servizi, Polizia e Guardia di Finanza con esponenti tuttora in servizio che hanno collaborato almeno finché l’inchiesta su Equalize non ha rotto il gioco sotto varie forme tutte da acclarare in sede giudiziaria.

Un altro punto che vorrei discutere con i lettori di Start e con gli analisi del ramo è il seguente: lasciamo pure i procedimenti alle aule di Giustizia, lungi da me anticipare condanne ed essere ansioso di elargire giudizi; ma possibile che nessun giornale nei pensosi editoriali spesso anche sdegnati ha posto il vero e grave problema: ovvero che questi organismi, strutture e forze dell’ordine, avrebbero già dovuto chiedere scusa per le eventuali colpe eventuali dei singoli? Perché non è giunta notizia di mezza risposta immunitaria alla presunta patologia che ha aggredito il sistema?

Ok il cameratismo, ma è accettabile per l’opinione pubblica che non si abbia ancora certezza sull’apertura di fascicoli per eventuali provvedimenti disciplinari nei confronti di questi signori i cui nomi rimbalzano continuamente tra le carte? Nessun fuoco giacobino: sarebbe anche a loro difesa, dato che avrebbero modo di fornire prove della loro estraneità ai fatti senza aspettare i tempi abnormi della giustizia italiana.

Invece tutto tace: dai Servizi (ovviamente segreti e dunque taciturni), dai vari apparati coinvolti, da Palazzo Chigi e persino dalle redazioni. Una cosa è chiara: ho ripescato qua uno dei primi articoli apparsi sulla conferenza stampa del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, del pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi col procuratore Marcello Viola e all’epoca si parlava solo di una compravendita di dati che pareva limitarsi all’ambito economico e finanziario o a vicende di lenzuola. In una settimana il quadro è mutato radicalmente, ma nessuno s’indigna.

Saluti allibiti.

Claudio Trezzano

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