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Irpef e Ires, cosa cambia con l’ultimo decreto fiscale per autonomi e dipendenti

Irpef e Ires, cosa cambia con l’ultimo decreto fiscale per autonomi e dipendenti

Storia di ANTONIO TROISE
Fonte: Quotidiano.Net

Roma, 4 dicembre 2024 – Il governo sistema un altro tassello del puzzle della riforma fiscale, semplificando e rivedendo alcune regole sul regime impositivo dei redditi Irpef Ires. Slitta, invece, il provvedimento sul cosiddetto “bonus Natale” e, soprattutto, quello che dovrebbe ritoccare dal 35 al 33% l’aliquota intermedia dell’Irpef. Bisognerà attendere ancora una settimana: tutto dipenderà, infatti, dall’esito del concordato preventivo biennale e, soprattutto, dalle somme che il governo avrà a disposizione per le coperture. Nel frattempo il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri punta a una maggiore semplificazione e chiarezza normativa in ambito fiscale per imprese, professionisti e contribuenti.

Cosa cambia per il lavoro dipendente

Viene ampliata la deducibilità dei contributi per fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale polizze assicurative per familiari a carico. In particolare, saranno esclusi dalla formazione del reddito di lavoro dipendente i contributi di assistenza sanitaria versati a Fondi integrativi. Al momento tali importi sono deducibili ai fini Irpef e non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino a 3.615,20 euro. Sarà inoltre estesa anche ai familiari a carico la non concorrenza alla formazione del reddito dei contributi e i premi versati dal datore di lavoro per le relative prestazioni. L’esclusione riguarda gli importi che hanno ad oggetto il rischio di non autosufficienza o di gravi patologie. Si precisano, infine, le condizioni per la non concorrenza di fringe benefit al reddito imponibile, fino al limite di 258,23 euro.

Cosa cambia per il lavoro autonomo

Dal 2024, si applica il principio di onnicomprensività per le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società professionali, uniformando le regole a quelle del lavoro dipendente. I cambiamenti rilevanti includono la deducibilità delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, con le nuove regole per i beni ad uso promiscuo e la neutralità fiscale per operazioni di riorganizzazione, come fusioni e trasformazioni. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo sottolinea che la categoria “viene razionalizzata con una sostanziale semplificazione del sistema, avvicinandola a quella del reddito d’impresa”. Inoltre, “viene introdotta la possibilità per gli studi professionali di aggregarsi in regime di neutralità fiscale. Questa misura favorisce la crescita e la competitività dei professionisti”. Sono esclusi dalla formazione del reddito anche i rimborsi delle spese sostenute dall’esercente arte o professione per l’esecuzione di un incarico (e addebitate analiticamente in capo al committente).

Cosa cambia per il reddito di impresa

Previsto un allineamento fiscale e contabile che elimina il doppio binario per alcune piste contabili. Introdotti anche i regimi di tassazione separata aliquote agevolate su saldi globali e singole fattispecie. Nuove regole anche per operazioni straordinarie per perdite fiscali e scissioni, con incentivi alla neutralità fiscale.

Cosa cambia per i redditi agrari

Le innovazioni riguardano la tassazione delle attività agricole basata su tecniche avanzate come le vertical farm e le colture idroponiche. La normativa distingue il reddito agrario per superfici fino al doppio di quelle agrarie definite da decreto ministeriale e reddito d’impresa forfettario per la parte eccedente. Inoltre, le attività agricole che migliorano l’ambiente (es. riduzione della co2) possono beneficiare di meccanismi fiscali favorevoli tramite i certificati verdi. “L’obiettivo è sostenere un’agricoltura tecnologica e moderna – sottolinea il viceministro Leo – che renda il nostro Paese, anche dal punto di vista fiscale, al passo con i tempi”.

1 commento

  1. L’incidenza dell’attività ispettiva dell’Amministrazione finanziaria sulle attività professionali ed economiche nel nostro Paese è appena del 4,5%.
    Se l’evasione fiscale è patologica, questo dipende dal fatto che nel 95,5% dei casi, i “furbi” ovvero coloro i quali si sottraggono volutamente ai propri doveri tributari, è praticamente certo di non essere scoperto.
    Se così è e queste sono le premesse, bisogna correre ai ripari, ad horas, per migliorare questa macchina obesa se non completamente inceppata.
    Cosa bisogna fare e da dove bisogna partire?
    Innanzitutto serve buon senso, cercando di massimizzare il buono ed efficiente utilizzo delle armi che abbiamo.
    Facendo questo, ovvero facendo semplicemente questo, come ho cercato di spiegare infinite volte, ho decuplicato il recupero di imponibile da sottoporre a tassazione in tutti i Reparti che ho comandato quando facevo parte della Guardia di finanza.
    Dettagli di una emergenza!

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