Santanchè, opposizioni in pressing: “Dimissioni immediate”. Tajani: “Innocente fino a terzo grado”
Fonte: La Repubblica
Per Daniela Santanchè, ora, è il tempo dell’attesa. Il rinvio a giudizio nel caso Visibilia mette in bilico la sua posizione nel governo. Quale che sia la decisione della premier Giorgia Meloni, tutto è rinviato al ritorno della leader da Washington, dove presenzierà all’Inauguration day di Donald Trump.
Nella maggioranza, intanto, solo Forza Italia si spende in difesa della titolare del Turismo. Il vicepremier Antonio Tajani, a margine di una riunione del Ppe, si dice “garantista per tutti”: “Credo che un cittadino, qualsiasi esso sia, debba essere definito colpevole solo quando una sentenza è passata in giudicato. Per quel che concerne Forza Italia – assicura – non c’è alcun problema nei confronti del ministro Santanchè. Non c’è alcuna richiesta di lasciare”.
Certo, aggiunge il ministro degli Esteri, il falso in bilancio “è un reato grave se viene contestato e provato e se c’è una condanna definitiva”. Ma in questo caso, conclude, “siamo ad un rinvio a giudizio, non possiamo condannare le persone prima del processo. La giustizia deve compiere il suo corso”.
Sulla linea tracciata dai propri leader, deputati e senatori dell’opposizione continuano il pressing per chiedere il passo indietro della ministra. Al Giornale Radio, Francesco Silvestri, capogruppo Cinquestelle alla Camera, ribadisce che ormai “Giorgia Meloni non può fare altro che chiamare Santanchè e chiederle un passo indietro” perché se “non lo facesse farebbe una figura davvero barbina”. Anzi, rimarca il pentastellato, “la presidente del Consiglio ha atteso anche troppo e con un’immagine come quella dataci dalla ministra del Turismo ha leso la reputazione internazionale del nostro Paese”.
Il deputato Pd Arturo Scotto mette in evidenza un altro filone del processo, quello che vede pendere su Santanchè l’accusa di truffa aggravata nei confronti dell’Inps per il periodo della cassa Covid. “Quello che si sottovaluta della vicenda – dice Scotto – è il messaggio a milioni di cittadini italiani in difficoltà, che fanno fatica a mettere il pranzo con la cena. Non c’entra nulla – prosegue – il garantismo, come evoca la destra da più parti. Il rischio è che passi l’idea che l’esercizio disinvolto nella gestione dei soldi di tutti sia tutto sommato un peccato veniale”. Per questo, insiste il deputato dem, “se sei un eletto, un amministratore o un futuro ministro non puoi usare i fondi pubblici destinati alla Cassa integrazione per far lavorare i dipendenti della tua azienda”.
L’articolo 2621 del nostro Codice civile “False comunicazioni sociali”, equivalente a quello che noi chiamiamo il “Falso in bilancio” è una condotta difficile da punire.
Nella fattispecie di cui parliamo, mi auguro che il Tribunale abbia sufficienti elementi di prova per condannare l’attuale Ministra del turismo perchè se dovesse essere assolta, ancora una volta si conferma la necessità della separazione delle carriere laddove, in mancanza di prove, il PM, all’atto della richiesta ha lumeggiato un mero teorema accusatorio, concluso con una sentenza: “Il fatto non sussiste”.
Il Gip che si è appiattito alla richiesta del magistrato inquirente (PM).
L’articolo in discorso, per dirla tutta, se prendiamo una contabilità e, facendo dieci copie lo diamo a dieci professionisti stimati e di provata fede per stilare un bilancio e alla fine avremo altrettanti risultati l’uno diverso dall’altro.
Ora, se la verità è una sola, avremo nove falsi in bilancio.
La buon’anima avrebbe concluso: Ho detto tutto!