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‘Ndrangheta, frode fiscale da 365 milioni di euro: «Imprenditori non più vittime, ma alleati»

‘Ndrangheta, frode fiscale da 365 milioni di euro: «Imprenditori non più vittime, ma alleati»

Fonte: Gazzetta di Reggio

Reggio Emilia Dalle prime ore di questa mattina giovedì 13 febbraio militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia, stanno eseguendo 12 misure cautelari e il sequestro preventivo di oltre 8.5 milioni di euro nonché numerose perquisizioni nelle province Brescia, Torino, Verona, Reggio Emilia, Modena, Cremona, Milano, Monza-Brianza, Mantova, Varese, Catania e Reggio Calabria nonché in Spagna e Svizzera, nei confronti degli appartenenti a un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista, operativa nel territorio bresciano, dedita alla commissione di una frode fiscale di oltre 365 milioni di euro nel settore del commercio delle materie plastiche.

«Siamo davanti ad imprenditori che non sono più vittime della ‘ndrangheta ma alleati, che la cercano per frodare insieme il fisco». Così il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, presentando in conferenza stampa i risultati di un’inchiesta iniziata nel 2019 e sfociata oggi in 12 arresti, che ha sgominato un sodalizio criminale formato da esponenti della cosca calabrese radicata tra i Comuni di Melia di Scilla e San Roberto. Secondo la Procura, sotto la direzione un soggetto già condannato per associazione di stampo mafioso dal tribunale di Reggio Calabria, la ‘ndrangheta aveva costituito 70 società “cartiere”, con sede a Brescia (ma anche in Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Svizzera e Croazia), che permettevano a società reali di imprenditori locali di annotare fatture per operazioni inesistenti per frodare il fisco o ottenere finanziamenti pubblici.

Le perquisizioni – 12 le misure cautelari- si sono svolte in varie località italiane: Reggio Emilia, Torino, Verona, Modena, Cremona, Milano, Monza-Brianza, Mantova, Varese, Catania e Reggio Calabria. Un flusso di denaro illecito di 365 milioni che ha prodotto per i clan circa 8 milioni e mezzo di utili. Questa infatti la somma sequestrata dalla Gdf alle società e ai soggetti coinvolti, circa 70 in mezza Italia. Non è tutto. Le indagini hanno ricostruito anche il quadro di una guerra di ‘ndrangheta a “bassa intensità”, con cui l’associazione oggi sgominata ha scalzato un altro gruppo che operava dal 2017 nel distretto industriale del nord est. Tra le offensive attuate per conquistare l’egemonia sul territorio, ad esempio, una rapina simulata operata nei confronti di un corriere del gruppo sconfitto, che aveva ritirato denaro

contante per circa 600.000 euro, attribuita a soggetti cinesi dimoranti nella chinatown milanese. Un’azione in cui l’organizzazione si era avvalsa dell’aiuto di alcune “talpe” nelle fila del nemico. Erano poi state rubate le credenziali dei conti correnti accesi in Bulgaria, dove i precedenti gestori del traffico di fatture false depositavano gli introiti illegali. Non sarebbero però mancate anche le azioni violente e le intimidazioni con cui, ad armi spianate, si ingiungeva ai membri della vecchia consorteria di “cambiare bandiera”.

1 commento

  1. Queste inchieste o in genere la cronaca giudiziaria deve rappresentare un utile spunto di riflessione per i soggetti obbligati, utile a comprendeere le proprie criticità per migliorare la “collaborazione attiva”.
    Di queste valutazioni ed approfondimenti, lasciare buona mota nel fascicolo del cliente per dimostrare agli Organi di vigilanza, anche ex post, il proprio modus operanti e sensibilità al problema nella lotta al malaffare!

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