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Pagamento stipendi: vietati i contanti, ecco cosa cambia

Pagamento stipendi: vietati i contanti, ecco cosa cambia

Storia di Natalia Vittore
Fonte: Borsa&Dintorni

Dal 2018 i datori di lavoro sono obbligati a utilizzare solo metodi di pagamento tracciabili, eliminando l’uso dei contanti per il pagamento degli stipendi.

Nella società moderna, l’importanza della trasparenza finanziaria non può essere sottovalutata. Questo principio ha trovato una chiara applicazione attraverso le disposizioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2018, che ha posto fine ai pagamenti in contanti degli stipendi. A decorrere dal luglio 2018, i datori di lavoro devono necessariamente ricorrere a metodi di pagamento tracciabili, pena severe sanzioni.

Cambiamento nelle procedure di pagamento

Il cambiamento normativo ha reso obbligatorio per i datori di lavoro il pagamento degli stipendi esclusivamente attraverso modalità tracciabili. La firma sulla busta paga non è più sufficiente per dimostrare l’avvenuto pagamento, una decisione resa necessaria per garantire una maggiore trasparenza e sicurezza nelle transazioni. Le nuove regole, disciplinate dai commi 910 e successivi della Legge di Bilancio 2018, hanno reso vincolante l’uso di mezzi tracciabili come il bonifico bancario o l’assegno.

Ma quali sono quindi i metodi consentiti? Tra questi, spiccano il bonifico verso il conto corrente indicato dal personale, strumenti di pagamento elettronico, e persino assegni, che tuttavia devono essere consegnati direttamente o a un delegato autorizzato. Questo insieme di normative è stato ulteriormente chiarito dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che nella nota del 22 maggio 2018, successivamente ampliata a luglio dello stesso anno, ha spiegato nel dettaglio le dinamiche sanzionatorie in caso di infrazioni.

Implicazioni normative e sanzioni

In completa aderenza al dettato legislativo, i mezzi di pagamento tracciabili diventano un obbligo non solo formale ma anche sostanziale. Infatti, la legge prevede gravi conseguenze per chi non si attiene a queste regole. L’INL ha evidenziato che qualsiasi deviazione rispetto ai metodi tracciabili indicati, incluso il mancato pagamento effettivo nonostante l’uso predisposto degli strumenti idonei, espone i datori di lavoro a pesanti sanzioni. Tali sanzioni amministrative possono raggiungere la quota di 5.000 euro e non sono influenzate dal numero di dipendenti a cui si riferiscono.

La particolarità di queste sanzioni sta anche nel loro calcolo: l’importo viene determinato in base alla durata della violazione e non viene applicato il cosiddetto “cumulo giuridico”, che avrebbe potuto mitigare le penalità per infrazioni ripetute. L’interpretazione del Ministero del Lavoro sostiene che ogni stipendio pagato in modo non tracciabile costituisce un’illecito a sé stante, rafforzando l’intento deterrente della normativa.

Eccezioni e scenari particolari

Non tutte le forme di lavoro rientrano però nel rigido regime di tracciabilità. Infatti, esiste un’importante eccezione per i lavoratori domestici, come colf e badanti, che possono ancora ricevere il loro compenso in contanti. Questa decisione considera la particolare natura del lavoro domestico, regolato dai contratti collettivi nazionali per i servizi familiari e domestici.

Alcuni dettagli sulla tracciabilità delle retribuzioni riguardano i soci lavoratori di cooperative, i quali possono richiedere il pagamento attraverso un “libretto del prestito” specifico alla cooperativa stessa. Questo metodo è accettabile, a condizione che sia richiesto per iscritto e debitamente registrato nei documenti contabili delle paghe, aspetto cruciale per garantire la tracciabilità.

La revisione delle modalità di pagamento degli stipendi ha quindi introdotto un sistema di regole progettato per aumentare la trasparenza finanziaria e proteggere i diritti dei lavoratori. Auspicabilmente, queste misure servono anche come deterrente efficace contro frodi e abusi, assicurando che ogni lavoratore riceva il compenso dovuto con sicurezza e trasparenza.

1 commento

  1. Recentemente, anche come conseguenza della grave crisi in atto che l’intera società sta vivendo, molte persone a reddito fisso, pensionati, sono soliti prelevare l’intero stipendio in denaro contante.
    Questo modus operandi, da parte di molti, erroneamente, viene interpretato come sospetto dio riciclaggio e segnalato.
    L’occasione mi offre l’opportunità per ribadire che il riciclaggio e quindi l’eventuale sospetto che ne consegue, da indurre i soggetti obbligati – in primis banche o professionisti – ci deve indurre ad una valutazione mirata in termini di “collaborazione attiva”, deve riguardare la “provenienza” (nella fattispecie certamente lecita in quanto proveniente dalla Pubblica amministrazione) e giammai la sua reale destinazione.
    Poi, per farla breve, quale riciclaggio potrà fare un Ciccillo Cacace qualunque che con la pensione riesce a stento a sopravvivere?
    Dettagli!

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