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Perché fallirono gli ultimi negoziati per la pace in Ucraina

Perché fallirono gli ultimi negoziati per la pace in Ucraina

Fonte: il Post

Successe nel 2022 e non furono i paesi occidentali a spingere Zelensky a rinunciare, come invece ha continuato a sostenere la propaganda putiniana

Adesso che i diplomatici di Russia e Stati Uniti si incontrano per negoziare un cessate il fuoco in Ucraina, si parla di nuovo degli ultimi negoziati di pace, che risalgono alla primavera del 2022, e del perché fallirono.

Un minimo di contesto di quei giorni. Le divisioni russe avevano sfondato il confine dell’Ucraina in più punti e avevano tentato di raggiungere le città più importanti, come la capitale Kiev e Kharkiv. Erano arrivate ai quartieri periferici, ma davanti alla resistenza inaspettata dei soldati ucraini erano state costrette a ritirarsi. L’operazione per far capitolare l’Ucraina, che secondo i piani militari della Russia doveva durare pochi giorni, era fallita.

In quei giorni il presidente russo Vladimir Putin era stato costretto ad accettare che l’idea di una guerra lampo per conquistare l’Ucraina era irrealistica. Cominciava una guerra lunga e penosa, fatta di bombardamenti sulle città, di vittorie e di sconfitte da entrambe le parti, con centinaia di migliaia di morti e di feriti ma pochi cambiamenti sul terreno. Oggi i soldati russi controllano il 20 per cento del territorio ucraino, come nel 2022.

Tra marzo e aprile 2022 due squadre di negoziatori russi e ucraini si incontrarono prima in Bielorussia e poi in Turchia, con in mezzo parecchie riunioni in videoconferenza, per arrivare alla firma di un cessate il fuoco. Negli incontri furono discusse almeno sedici bozze del possibile piano di pace, senza mai arrivare a un accordo. Quelle bozze furono viste prima da Foreign Affairs, una rivista specializzata in temi internazionali che ne pubblicò qualche pagina nell’aprile del 2024, e poi dal New York Times, che le diffuse in forma più completa nel giugno del 2024.

Una versione che circola parecchio è che quei negoziati di pace sarebbero falliti perché Stati Uniti e Regno Unito, e in particolare l’allora primo ministro britannico Boris Johnson, avrebbero detto al presidente ucraino Zelensky di ignorare le richieste russe e di andare avanti con la guerra. Putin ha adottato questa versione, secondo la quale l’Ucraina invasa a febbraio del 2022 avrebbe potuto fare la pace già due mesi dopo e invece fu spinta dall’Occidente a prolungare un conflitto disastroso con la Russia. Anche oggi molta propaganda putiniana, o di alleati di Putin, accusa i nemici di essere quelli «che vogliono prolungare la guerra».

L’articolo di Foreign Affairs è citato come fonte da chi sostiene questa versione, ma i due esperti che hanno firmato l’articolo, Samuel Charap e Sergey Radchenko, scrivono in un passaggio: «The claim that the West forced Ukraine to back out of the talks with Russia is baseless». Tradotto: «L’affermazione secondo cui l’Occidente avrebbe costretto l’Ucraina a ritirarsi dai colloqui con la Russia è infondata». Anche Zelensky pochi giorni fa ha smentito questa versione. L’accordo quindi fallì per altri motivi, e in particolare per la discussione sulle cosiddette garanzie di sicurezza che chiedeva l’Ucraina. I negoziatori si chiesero infatti come fare per evitare che la Russia in futuro attaccasse di nuovo il paese.

Gli ucraini erano disposti a diventare un paese neutrale, che non aderiva ad alleanze internazionali e non ospitava basi militari con forze straniere. In cambio chiedevano che alcuni paesi diventassero, secondo la formula usata nelle bozze, garanti della sicurezza ucraina. I paesi indicati erano i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quindi Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina, e poi anche altri: Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia.

I paesi garanti in caso di attacco all’Ucraina avrebbero dovuto decidere come reagire militarmente, entro tre giorni dall’attacco. Tra le opzioni possibili: imporre con la forza una cosiddetta no fly zone, quindi impedire agli aerei degli invasori di sorvolare l’Ucraina (vuol dire abbattere gli aerei russi in caso di trasgressione); fornire all’Ucraina le armi per combattere; mandare i propri soldati a combattere al fianco degli ucraini.

I paesi citati, però, non avevano intenzione di fare da garanti militari dell’Ucraina e di farsi trascinare in una guerra contro la Russia. In molti erano favorevoli a mandare aiuti militari agli ucraini, ma erano contrari a un eventuale allargamento del conflitto e alla possibilità di dover mandare i propri soldati a combattere.

Nella bozza finale, che fu rivista personalmente anche da Putin, i passaggi sui quali i negoziatori non furono d’accordo sono segnati in rosso: in grassetto sono indicati i passaggi respinti dai russi, i restanti sono i passaggi respinti dagli ucraini. Come si può vedere nell’articolo 5 della bozza di accordo, i russi (che facevano parte dei cosiddetti paesi garanti) chiedevano che l’intervento militare dei paesi alleati dell’Ucraina fosse possibile soltanto dopo una decisione unanime dei paesi garanti.

In pratica: se la Russia avesse attaccato di nuovo l’Ucraina, gli altri paesi garanti sarebbero entrati in guerra a fianco dell’Ucraina soltanto se la Russia non avesse messo il veto a questa decisione. Era una pretesa che non poteva essere accolta e infatti non fu accolta. La bozza restò una bozza e non divenne un cessate il fuoco.

Foto della bozza di un accordo per il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina nell'aprile 2022 (Il Post)

L’articolo 5 della bozza di un accordo per il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina nell’aprile 2022 (Il Post)

Ci sono altri fattori che fecero fallire gli accordi. Per esempio in quei giorni le truppe russe si ritirarono verso il confine della Russia e questo rafforzò l’impressione che l’Ucraina potesse resistere con successo all’invasione. Inoltre gli ucraini scoprirono le atrocità commesse dai soldati russi contro i civili a Bucha, a poca distanza da Kiev, e questo non aiutò le trattative.

Ad aprile la Russia cominciò una massiccia offensiva militare nell’est, che ancora oggi dopo quasi tre anni è la regione ucraina dove i combattimenti sono più duri.

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