Silente, mentre scivoli diafana
sul tuo cielo lavagna ,ritorni a
me
nel tuo etereo chiaror.
E quindi anch’io torno a rimirarti
sul colle dei miei pensieri che
cercano
vacillanti e fermi il lievitante
influsso
del tuo mistero.
E quando intendo che il mare, così
grande
ti ubbidisce, il tuo finto apparir mi rassicura.
E come tanti prima il priego ti rivolgo
della mia inascoltata fantasia e altro
non posso regalarti che quanto vagheggio.
Che tutta povertà dei miei bisogni è già
ricchezza nel tuo moto perpetuo , nel tuo
dolce annuir, senza risposta, che tanto
è quanto già ci fu concesso.
Ma pure tu d’affanni non vai scevra
costretta come sei a girovagar tra sole,
terra ed astri.
Questo stesso destin che ci accomuna
m’impone a riconoscere la vita
quale che a noi due fu già assegnata
nel rispetto del corso dell’eterno
Spesso
guardo al presente e mi diletta
considerar le cose che facciamo,
l’essenza della specie cui appartengo
privilegia l’idea del sovrumano.
Se mi capita poi mirar lontano
l’idea d’amor si fa più principale.
Perchè sono convinto senza scienza
che nell’ immenso ci sarà presenza
La morte mia sarà piccola cosa
la tua, quantunque tarda, arriverà
e debordando dalla traiettoria
Ma adesso tu , confidenziale luna
amica di assassini e innamorati
che tutto ascolti e mai darai risposta
porta teco e gelosa i miei pensieri
nel gelido tragitto siderale
per incontrarmi poi nell’altro mese
riverente, alla finestra e il cuore in mano.