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CHIACCHIERE & POLITICA

volendo leggere e commentare l’attualità politica dei nostri giorni si resta interdetti, quasi senza parole. Sembra un mercato all’aperto dove urlano tutti e, paradossalmente, sembra che tutti abbiano ragione. Guardando il merito di alcuni dei problemi del vissuto quotidiano, anche attraverso gli organi d’informazione, si legge:

  • una legge finanziaria pavida, che distrugge risorse (a cominciare dall’extragettito) e rinvia la soluzione dei  problemi a data da destinarsi (riduzione del debito pubblico) nel tentativo di accontentare gli appetiti di coalizione per pura sopravvivenza;
  • un ministro che apostrofa come “bamboccioni” i giovani che prolungano la loro permanenza in famiglia, confondendo forse, “causa ed effetto” di un problema reale;
  • un altro autorevole rappresentante di questo Governo che, in materia di politica dell’immigrazione, nel decantare la nostra “società diversa”, ritiene inutile che l’immigrato dia prova di conoscere la nostra lingua all’atto della richiesta del “permesso di soggiorno”, per non alzare un “ponte levatoio” si legge.

Nel mentre  ci troviamo a commentare eventi di questa caratura, notiamo anche i problemi di sempre con dibattiti infiniti sull’elevato numero dei Parlamentari – mediamente doppio se non triplo di altri Paesi europei – numero di dicasteri e sottosegretari da record nella nostra storia repubblicana, una spesa pubblica crescente, una tassazione asfissiante, una magistratura che fa spettacolo invece di scrivere sentenze, fringe benefits alla classe politica sempre più generosi e, per finire, una legge elettorale che impedisce ogni scelta da parte del c.d. “popolo sovrano”.

Questo è il terreno dell’antipolitica e, per certi aspetti di un “qualunquismo” crescente che non giova a nessuno e meno che mai alla gente comune.

Entriamo più in dettaglio e cerchiamo di capire qualcosa di più, scevri da ogni preconcetto di una sia pure legittima appartenenza ideologica.

Finanziara 2008 (bozza)

Il cammino della legge di bilancio per il prossimo anno è appena iniziato nelle Aule Parlamentari per cui potrà sembrare prematuro parlarne. Possiamo tuttavia dire che se il buongiorno si vede al mattino, i primi giudizi espressi da autorevoli organi indipendenti, non solo nazionali, non sembrano molto lusinghieri. Dal Fondo Monetario alla Banca d’Italia, dalla Corte dei conti alla Commissione Europea è stato un bombardamento a catena e concentrico sulla impostazione complessiva della importante manovra di finanza pubblica. Non considerare che il vero “tesoretto” è rappresentato dal possibile risparmio sugli interessi sull’enorme debito pubblico, significa eludere il problema, soprattutto in un momento di crescita favorevole dell’economia anche per effetto di una congiuntura internazionale favorevole (vacche grasse). Favorire o accontentare piccoli interessi di bottega di talune fazioni politiche (sovente le più piccole), se può risolvere un problema di pura sopravvivenza, certamente non risponde alle più generali esigenze del nostro Paese.

All’iter Parlamentare l’ultima parola… speriamo bene!!

I “bamboccioni”

Se i giovani restano a casa fino a tarda età, questa è una condizione non cercata ma dettata dalle esigenze contingenti.

Essa rappresenta l’effetto e non la causa di un problema reale.

Il lavoro che non si trova, un costo della vita in crescita esponenziale a cominciare dagli affitti per una normale abitazione, è un problema reale e sotto gli occhi di tutti.

“Bamboccioni” non si nasce, ma si diventa.

Anche qui, una politica abitativa che investa risorse per una edilizia agevolata a favore delle giovani coppie, potrà rappresentare un valido contributo per ridurre significativamente il fenomeno.

Immigrazione – conoscenza della lingua italiana

Governare l’immigrazione è e rimane un dovere di chiunque abbia responsabilità Istituzionali, per non esporre le comunità locali a reazioni scomposte che, in situazioni estreme, possono anche dare luogo a manifestazioni di intolleranza collettiva .

Tegalare all’immigrato – quale che sia la sua provenienza – una copia della nostra Carta Costituzionale e prevedere  un esame preliminare circa la conoscenza della nostra lingua, significa gettare le prime basi per un concreto tentativo di integrazione. D’altro canto, se questo immigrato vuole lavorare e vivere onestamente nel nostro Paese, questo può sembrare un percorso obbligato, salvo pensare al contrario ovvero, per consentirgli la migliore integrazione possibile, debba essere io a imparare il dialetto cinese, marocchino, rumeno e chissà cos’altro ancora.

Se non vado errato, l’esame di lingua è stato tranquillamente inserito in tutte le legislazioni di tanti Paesi civili senza che ciò costituisca scandalo.

E’ la norma… anzi di più: e’ il buon senso!!!

A fronte di temi così caldi, tanto per farci sentire più tranquilli, registriamo un livello di tassazione mai raggiunto in passato, servizi pubblici inadeguati ed una criminalità crescente che mina la nostra fiducia nel prossimo e nella stessa comunità nella quale viviamo.

Lla politica, nella sua essenza “servire gli altri”, è una cosa bella, è puro altruismo.

Dobbiamo ritrovare la strada che sembra momentaneamente smarrita.

Siamo ai tempi supplementari!!!

Bari, 15 ottobre 2007

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