Un
comune viene difeso dal sindaco (avvocato) che incarica se stesso e attesta in
delibera comunale che lui esegue gli incarichi per il comune gratuitamente.
Il
Comune vince una causa, la sentenza impone al soccombente il pagamento al
comune di onorari e spese.
Il
sindaco (avvocato) riscuote e trattiene per sé onorari e spese, in qualità di
professionista; la cifra pagata dalla parte soccombente, in questo caso, si
configura come conflitto di interessi e distorsione della concorrenza e del
libero mercato?
L. F.– FIRENZE
R I S P O S T A
Si
ritiene che il comportamento del sindaco-avvocato non sia lecito, almeno da un
punto di vista civilistico. Infatti, come stabilito dalla sentenza n.25344 del
25 maggio 2011, qualora l’avvocato non ottenga di essere pagato direttamente
dalla parte soccombente con espressa richiesta e successiva condanna del
Giudice in sentenza, ex articolo 93 del Codice di procedura civile, e la somma
per crediti e spese legali venga liquidata a favore non dell’avvocato bensì
direttamente a favore della parte in quanto vincitrice, la somma, compresa
quelle per spese legali, appartiene a quest’ultima ed è di sua esclusiva
proprietà. Quindi, nel caso riportato nel quesito, la somma, anche quella delle
spese legali, appartiene al comune e deve essere versata nelle sue casse. Poi,
in generale, sussiste l’obbligo della parte di pagare la parcella
dell’avvocato, ma non in questo caso in cui l’avvocato ha preventivamente
rinunciato in modo espresso a tale diritto. Si ritiene quindi che queste somme
debbano rimanere al comune.
DAL “IL SOLE 24
ORE” DEL12 OTTOBRE 2015
