CORRUZIONE & APPALTI PUBBLICI: Esperienza operativa e spunti di riflessione
Il dibattito insorto sulla corruzione nella pubblica amministrazione con particolare
riguardo alla gestione degli “Appalti pubblici” per la fornitura di beni e servizi, mi induce a fare alcune brevi riflessioni frutto di una esperienza maturata in terra di Calabria al Comando di un reparto della Guardia di finanza specializzato nel contrasto alla criminalità organizzata nel periodo 1988/93.
Fermo restando il preannunciato Decalogo, contenente tra l’altro alcune indicazioni
come “la rotazione degli incarichi, rigide incompatibilità e ampia tutela per chi svela il malaffare, e la nomina di un responsabile anticorruzione”, frutto di un lavoro congiunto fra l’Autorità nazionale anticorruzione e il Ministero delle finanze[1], suggerisco qualche utile accorgimento in ordine:
- All’aggiudicazione al massimo ribasso sulla base d’asta;
- Al nolo a freddo concesso alle imprese di movimento terra sul territorio;
- All’inoltro degli inviti per la partecipazione alle gare.
Distintamente per ciascuna delle descritte fattispecie, vado a commentare, a mo’ di esempio, alcune esperienze operative vissute.
AGGIUDICAZIONE AL MASSIMO RIBASSO
A fronte di una base d’asta di sette miliardi di lire, interessante la realizzazione di una strada, venne aggiudicata ad un’Associazione temporanea d’imprese con il 50% di ribasso e quindi per 3,5 miliardi di lire.
Prima ancora dell’apertura del cantiere ed inizio lavori, intervenne uno studio del CNEL inerente le caratteristiche progettuali della realizzanda opera pubblica, con il quale venne stabilito che la stessa andava realizzata su quattro corsie, sulla scorta dell’incidenza del traffico e dello sviluppo demografico del territorio.
A questo punto, l’ente committente (l’ANAS), affidò a trattativa privata alla stessa ATI e senza usufruire di alcun ribasso la realizzazione del lotto stradale per ottanta miliardi di lire (violando in primo luogo la lettera f dell’art.5 della vecchia legge 584/77).
MORALE: Qualunque ribasso deve essere contenuto in una misura ragionevole e tale da garantire la giusta remunerazione dell’azienda aggiudicataria. Qualunque variante in corso d’opera a trattativa privata NON deve superare una certa soglia (immaginiamo 15% come pare avvenga nel resto d’Europa). L’obiettivo della concorrenza fra le parti deve sempre caratterizzare il modus operandi della pubblica amministrazione.
In tal senso, per scongiurare possibili infiltrazioni di soggetti giuridici appartenenti o contigui alla criminalità organizzata è importante introdurre uno screening preliminare sulla qualità delle imprese concorrenti, sulla base di un rating di qualità (opere realizzate, affidabilità organizzativa e tecnica dell’impresa, onorabilità degli amministratori etc.).
NOLO A FREDDO
Trattasi di una procedura che sfugge ad ogni sorta di controllo preventivo da parte dell’ente committente, come al contrario succede per i sub appalti e i Noli a caldo.
Tutte le imprese di “movimento terra” sul territorio in odore di mafia o contigue alla criminalità organizzata, attraverso il “nolo a freddo” sfuggono agli obblighi derivanti dalla certificazione antimafia riuscendo con facilità a penetrare e intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione [2].
MORALE: Anche per il Nolo a freddo – magari fissando una soglia economica – deve essere stabilito l’obbligo dell’autorizzazione dell’ente committente e certificazione antimafia – al pari del sub appalto e nolo a caldo.
INOLTRO INVITI PER LA PARTECIPAZIONE A GARE PUBBLICHE
Ho interrogato centinaia di amministratori di soggetti giuridici che, seppure formalmente invitati a partecipare alla gara pubblica (solitamente licitazioni private e/o trattative allargate), non risultavano alla fine aver partecipato alla gara oggetto di verifica.
Gli stessi, praticamente all’unisono, erano soliti affermare: “Comandante, ho ricevuto l’invito il giorno prima della data stabilita per l’apertura delle buste.
Allora ho pensato di cestinarla per mancanza di tempo per ponderare ragionevolmente il tutto e formulare una offerta meditata.”
In tali circostanze, lo stesso Capitolato all’uopo stabilito, recava la formula di rito: “Si procederà all’aggiudicazione anche in presenza di una sola offerta”
La giurisprudenza di legittimità dell’epoca, in ordine ai tempi tecnici utili, entro i quali inoltrare l’invito da parte della P.A., si pronunciava pressappoco: “Se è vero che non è stabilito un termine perentorio entro il quale inoltrare l’invito da parte della Pubblica amministrazione, commette “abuso d’ufficio” il funzionario pubblico incaricato che non consente all’imprenditore un tempo sufficiente per presentare una offerta meditata.”
MORALE: Per evitare che alle gare di appalto possano partecipare solo alcuni privilegiati, bisogna stabilire un termine perentorio entro il quale inoltrare gli inviti.
Vedremo come andrà a finire! “”
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[1] In consultazione presso l’ANAC fino al 15 aprile p.v. – http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/ConsultazioniOnline/SchemaDeliberaCons.15.04.14.pdf
[2] https://www.giovannifalcone.it/81/appalti_pubblici_riflessioni_sulla_criminalita_organizzata_nolo_a_freddo_ed_aiuti_al_mezzogiorno.html
