giovedì, Aprile 25, 2024
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EREDITA’: La successione del conto corrente

Eredità: la successione del conto corrente

 

Che cosa succede dopo il decesso del titolare del conto. Quando e come si entra in possesso dei soldi, chi può disporre del denaro e quante tasse si pagano.

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Il momento non è certo dei migliori, ma la burocrazia non perdona nemmeno di fronte al decesso di un parente. Tra queste pratiche c’è quella della successione del conto corrente del caro estinto, anche quando si entra in possesso di quel conto corrente in eredità. E’ bene sapere, quindi, come comportarsi perché i soldi depositati su quel conto bisogna dividerli tra gli eredi. Ed, inoltre, la prima cosa che fa la banca è congelare il conto corrente del defunto, dato che, con il decesso del titolare, si estinguono tutti i poteri di firma che aveva permesso a terzi quando era in vita. Pertanto, anche se si tratta degli eredi, nessuno potrà più toccare quel conto (e di conseguenza quel denaro) finché non verranno espletate alcune formalità. Vediamo, allora,che succede, che cosa bisogna fare quali tasse si devono pagares e si riceve in eredità la successione di un conto corrente.

Che cos’è la successione di un conto corrente

In caso di decesso del titolare di un conto corrente, il denaro depositato in banca passa ai suoi legittimi eredi. Lo stesso succede con gli eventuali debiti del defunto con la banca.

Ci sono due possibilità per ereditare la successione del conto corrente:

  • che la successione del conto avvenga per legge, cioè «in automatico», così come stabilito dal Codice civile (ad ogni erede spetta una quota legittima);
  • che la successione avvenga tramite un testamento in cui la persona deceduta ha espresso le proprie disposizioni e volontà, magari sbilanciando le quote a favore di uno o dell’altro erede.

Fa la differenza anche chi è l’intestatario del conto, se il solo familiare defunto oppure, insieme a lui, qualche altro soggetto. In altre parole, se il conto corrente è intestato ad una sola persona (quella passata a miglior vita) oppure cointestato.

Se il conto corrente è intestato soltanto al defunto

Nel caso in cui il conto corrente fosse intestato solo al defunto, la prima cosa che gli eredi devono fare per avviare la pratica di successione del conto corrente è comunicare immediatamente alla banca il decesso del parente tramite un certificato di morte. Insieme a quel certificato, dovranno portare e restituire assegni non utilizzati, Bancomat, carte di credito e qualsiasi altro sistema di pagamento di proprietà della banca. Contemporaneamente, gli eredi hanno il diritto di chiedere all’istituto di credito quali erano suoi rapporti con il parente defunto, cioè: se ci sono dei libretti di risparmio, depositi, titoli e quant’altro.

Tutto questo perché, alla morte del titolare, la banca congela il conto corrente del defunto per accertare chi sono gli effettivi eredi che hanno diritto alla successione del conto ed evitare che i soldi depositati dal «fu titolare» spariscano in fretta nelle mani sbagliate.

Se il defunto aveva delegato alla firma del conto corrente un altro soggetto

Oltre a bloccare prelievi, versamenti e pagamenti vari, la banca blocca anche le eventuali deleghe concesse in vita dal defunto a soggetti terzi (il coniuge, il figlio o qualsiasi altra persona di fiducia). Nessuno di loro, dunque, potrà operare sul conto corrente finché non saranno finite le pratiche di successione da chi ha diritto all’eredità.

E guai se lo facessero prima di comunicare alla banca il decesso del titolare del conto: incorrerebbero in un reato che porterebbe dei guai seri al delegato che volesse fare il furbo per avere sottratto (anche in modo involontario) dei soldi ai legittimi titolari, cioè a chi, in eredità, spetta la successione del conto corrente.

Se il conto corrente è cointestato

In che cosa consiste l’eredità in caso di successione del conto corrente cointestato sia al defunto sia ad un’altra persona? Pensiamo ad un conto cointestato a due coniugi oppure ad un ragazzo che studia fuori sede e al padre che gli copre le spalle ma che, purtroppo, è venuto a mancare. In questi casi, rientra nell’eredità soltanto la percentuale del conto di proprietà del defunto. Ad esempio: se apro un conto cointestato con mia moglie e vengo a mancare io (ripeto, è solo un esempio) il mio 50% va agli eredi (mia moglie compresa) e l’altro 50% a mia moglie in qualità di cointestataria del conto. Insisto, è soltanto un esempio. Con i dovuti scongiuri. E a patto che le quote siano alla pari.

C’è, infatti, l’eventualità che quel conto abbia delle percentuali di quota diverse. Per restare sullo stesso esempio, decido di aprire un conto cointestato con mia moglie ma stabilisco che io sono titolare del 60% dei soldi e lei del 40% (ribadisco, è soltanto un esempio: non me lo permetterebbe mai). In questi casi, si presume sempre la parità delle quote salvo venga fornita la prova contraria, che dovrà evidentemente consistere in un accordo firmato dalle parti. Ed, a questo punto, nella successione del conto corrente, i miei eredi si spartirebbero il mio 60% e mia moglie si dovrebbe accontentare del 40%, oltre alla sua quota come erede.

Attenzione, però. Perché, quando il conto corrente è cointestato, ci sono due possibilità:

  • che ci sia la firma congiunta. Il conto viene bloccato, perché il contitolare sarebbe obbligato ad avere il consenso su un’operazione da una persona che non c’è più. Mia moglie non dovrà fare altro che recarsi in banca insieme a chi ha diritto alla mia eredità (non sono poi così tanti, ci stanno a bordo di una Smart) e procedere allo svincolo di tutte le somme;
  • che ci sia la firma disgiunta. Vuol dire che ciascuno dei cointestatari può operare sul conto quando e come gli pare, così come faceva mia moglie quando ero vivo. Il problema, però, è che le banche tentano di ostacolare questa possibilità nel timore che una sola persona faccia incetta di quanto depositato sul conto corrente e lasci all’asciutto gli altri eredi. Ergo, la banca blocca, comunque, il conto corrente. Se poi il contitolare vuole andare dal giudice a contestare tale comportamento, ha il diritto di farlo. Purché non si trovi davanti un giudice che applichi quella sentenza della Cassazione[1]secondo cui, il patto a firma disgiunta cessa secondo le regole del mandato. Significa che la banca può legittimamente impedire a mia moglie di operare sul conto corrente. Ad ogni modo, ben che le vada, potrebbe operare sulla sua quota (magari per pagarmi il funerale), mentre la mia di quota la deve dividere tra i miei eredi. Purché non abbiano rifiutato in pieno l’eredità (forse perché ho più debiti che soldi).

Fino a quando resta congelato il conto corrente in eredità

Al decesso del titolare del conto corrente che va in successione ai suoi eredi, la banca congela quel rapporto fino a quando:

  • vengono stabiliti con certezza chi sono gli eredi del defunto;
  • viene esibita all’istituto di credito una copia della dichiarazione di successione (a meno che ci sia l’esonero previsto dalla legge[2]).

Accertato il decesso del titolare del conto corrente e verificato chi sono i legittimi eredi, la banca sbloccherà il conto e distribuirà le quote spettanti a ciascuno di essi. Come dimostrare che solo quelle persone (cioè quelle che ci stanno dentro la Smart) hanno diritto all’eredità, e quindi alla successione del conto corrente? Se fosse necessario, basterebbe un atto notorio che liberi la banca da ogni responsabilità nel caso, un domani, spuntasse qualche nuovo legittimo erede.

Se mai dovesse spuntare, ma non fosse un erede tanto legittimo (o chi ne ha diritto avesse qualche fondato dubbio in merito), l’erede legittimo può inviare una raccomandata a.r. alla banca diffidandola dal liquidare le quote del conto ai richiedente. La banca, a questo punto, blocca di nuovo il conto corrente. E si ricomincia da capo.

La tassa di successione del conto corrente

E’ il caso di dire che tra gli eredi del caro estinto non ci sono soltanto moglie, figli, fratelli o nipoti ma anche il Fisco. Certo, anche lo Stato vuole la sua parte quando,la successione di un conto corrente fa parte di un’eredità. La tassa di successione è prevista dalla legge e la sua entità varia a seconda del grado di parentela tra l’erede ed il defunto. Così, la tassa di successione del conto corrente parte da un minimo del 4%fino ad un massimo del 6%circa di quanto depositato sul conto corrente. Ma anche sui titoli, polizze, obbligazioni o altre forme di risparmio accumulate dal parente deceduto.

Quelli della Smart (cioè mia moglie ed i figli) dovranno pagare di tasse un 4% del patrimonio, con una franchigia di 1 milione di euro per ciascuno di loro. I miei fratelli, invece (qui ci vuole la monovolume) pagheranno il 6% del patrimonio con una franchigia di 100mila euro a testa. Gli altri parenti, fino al 4° grado e gli affini in linea retta (non basta un bus di linea) pagheranno sempre un 6% del mio patrimonio ma senza diritto alla franchigia. Per quanto mi riguarda, non so se per loro ne vale la pena.

note

[1]Cass. sent. n. 15231/2002.

[2]Art. 28, Dlgs. N. 346/1990.

Fonte: LLpT

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