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EROI PER LEGGE: Collaborare oltre la paura

Nella ricorrenza del 19° anniversario dalla morte dell\’indimenticabile magistrato Giovanni FALCONE, dal quale, l\’anno prima della sua barbara uccisione, ebbi l\’onore di ricevere taluni insegnamenti presso la Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Roma, voglio riportare all\’attenzione un mio vecchio articolo intitolato “EROI PER LEGGE: Collaborare oltre la paura”.

PAURA O OMERTA\’?

“L\’impresa si impegna a denunciare alle forze di polizia ogni tentativo di estorsione, intimidazione e condizionamento di natura criminale in qualunque forma che essa si manifesti. La stazione appaltante si impegna, in caso di inosservanza di una delle clausole da parte dell’impresa, a considerarla di non gradimento per l’ente che procederà alla rescissione del relativo contratto di appalto”.

Questo è stato il contenuto di un protocollo d’intesa firmato qualche anno addietro fra il comune di Napoli e la locale Prefettura.

E’ stato un patto anticamorra stipulato nelle Istituzioni e fra le Istituzioni. Escludere dalla partecipazione ai lavori e/o forniture pubbliche, l’imprenditore che non denuncia la minaccia o la violenta intimidazione ricevuta, significa trasferire sul singolo l’onere di possibili conseguenze di un gesto coraggioso.

Una condotta di tal fatta, ove mai trovasse concreto riscontro, sarebbe suggerita dall’etica prima ancora che da qualunque protocollo d’intesa.

Voglio ricordare che in passato, la cronaca giudiziaria siciliana – in particolare quella catanese – registrò la vicenda riguardante il coinvolgimento di noti imprenditori edili locali che vennero inquisiti per “favoreggiamento in associazioni mafiose” per non aver denunciato i ripetuti taglieggiamenti subiti ad opera della criminalità rganizzata.

All’epoca, se non ricordo male, i citati imprenditori vennero prosciolti senza rinvio a giudizio. Oggi, con protocolli di tal fatta, ovvero iniziative lodevoli dell’Associazione degli industriali siciliani che ha ufficialmente dichiarato di voler espellere gli imprenditori che pagano il “pizzo”, si rischia di essere vittima due volte: la prima accettando il taglieggiamento laddove dovesse mancare il coraggio sufficiente e la seconda allorquando si viene pubblicamente estromessi dall’Associazione.

Qualcuno ha già detto che ove non ci saranno espulsioni, potremo scoprire che in Sicilia il racket non esiste. Io penso che “eroi” si nasca non si diventa e, se ciò è vero, il coraggio non si compra un tanto al chilo. Verso la metà degli anni ’80, di stanza in terra di Calabria, alla guida di un Reparto della Guardia di finanza deputato al contrasto al crimine organizzato, sovente, mi capitava di ricevere lettere anonime alle quali, se circostanziate, attribuivo la giusta importanza per l’avvio di un’autonoma attività investigativa.

In altri termini, non condannavo in alcun modo coloro che con tali missive “dimenticavano” di apporre la propria firma, consapevole del contesto complessivo e dell’elevato rischio personale. Il “contributo” del singolo – sia esso industriale, professionista o agricoltore – nella misura auspicata da simili iniziative, potrà giungere solo in presenza di una sinergia Istituzionale vera, verificabile e soprattutto costante.

Voglio tentare di spiegarmi meglio.

Se funziona solo l’azione repressiva in conseguenza di fatti di sangue eclatanti, non andiamo da nessuna parte. Ricordo una volta l’esperienza di un giovane e neo commissario prefettizio nominato alla guida di un Comune del capoluogo calabrese, sciolto su provvedimento del Ministro degli interni per infiltrazione mafiosa nella concessione di appalti pubblici.

Prima di recarsi in loco per assumere la carica, venne a trovarmi in ufficio per chiedermi una sorta di “decalogo” per il controllo di regolarità dei pubblici appalti. Grazie  al contributo di un testo qualificato (ovviamente acquistato a mie spese per lire 105.000) e alla pochissima esperienza che a quella data avevo maturato , riuscii a dargli qualche ragguaglio di una certa utilità.

Ho voluto ricordare l’aneddoto, per sottolineare l’importanza di una preparazione adeguata per competere su simili scenari. A mio modesto avviso, occorre che l’Istituzione svolga in modo ininterrotto un’attività di intelligence e di analisi sui flussi finanziari, con una task force all’uopo specializzata in indagini patrimoniali sul territorio nazionale ed estero.Una volta individuata la “cancrena”, perché di questo si tratta, essa va tagliata in modo definitivo, cominciando a dare significato e non solo nel senso letterale del termine, alla certezza della pena.

Una volta che cominciano a girare questi meccanismi, sarei moderatamente ottimista circa una più che sicura collaborazione totale della intera società civile, senza bisogno di proclami o  protocolli .

Bari, 03 settembre 2007

 

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