giovedì, Marzo 28, 2024
spot_img

Il caso delle polizze Eurovita e quei sottoscrittori con i soldi bloccati (almeno) fino a marzo

Il caso delle polizze Eurovita e quei sottoscrittori con i soldi bloccati (almeno) fino a marzo

Cosa sta succedendo alle polizze Eurovita e i rischi per i sottoscrittori. Un danno che forse si poteva evitare

Il caso Eurovita non sta agitando solo i sonni di molti sottoscrittori di queste polizze (400.000 gli italiani coinvolti!), ma rischia di far deragliare un intero settore, quello assicurativo, secondo l’avvocato Antonio Pinto responsabile area prodotti bancari, assicurativi e finanziari di Confconsumatori.

Cosa sta succedendo alle polizze Eurovita e perché sono stati congelati i soldi dei sottoscrittori? Ricostruiamo l’intera vicenda (lo abbiamo fatto su LetteraSettimanale.it in anteprima) per capire come si è arrivati a questa situazione mai verificatasi prima in Italia.

Compagnia assicurativa specializzata nel ramo vita, Eurovita da qualche giorno ha bloccato (di fronte ad un crescente flusso di riscatti anticipati) per ordine dell’Ivass (l’istituto nazionale di vigilanza sulle assicurazioni) i riscatti “dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione” venduti a centinaia di migliaia di italiani.

EUROVITA: IL BLOCCO DEI RISCATTI

Dal 6 febbraio scorso stiamo assistendo a qualcosa che non si era mai visto (considerate anche le dimensioni della compagnia assicurativa Eurovita) ovvero il blocco dei riscatti ovvero chi ha sottoscritto polizze vita (di qualsiasi ramo) con questa compagnia non può richiederne la restituzione dei premi versati salvo nel caso di sinistri (ovvero la morte degli assicurati nel caso di polizze vita) o di liquidazioni a scadenza e anticipazioni relative alle forme pensionistiche complementari. Gli switch (ovvero i passaggi da un fondo a un altro all’interno delle polizze unit) sono invece consentiti.

Questo provvedimento in seguito alla decisione dell’Ivass si applica alle richieste di riscatto, parziale o totale, presentate alla compagnia dopo le ore 20,00 del 6 febbraio 2023 e sarà operante sino al 31 marzo 2023. E quello che succederà dopo questa data dipende da diversi fattori e in sintesi prima di tutto (il mercato spera in questo) dalla comparsa di un Cavaliere Bianco che levi le castagne dal fuoco.

Una notizia spiazzante questa del blocco dei riscatti per quasi 400.000 clienti (sì avete letto bene) della compagnia assicurativa Eurovita (con quasi 19 miliardi di euro di patrimonio in gestione) che in questi anni aveva “conquistato” il mercato grazie anche una rete di accordi con moltissime delle principali banche e reti  (Fineco, Che Banca, Fideuram e San Paolo Invest, moltissime BCC solo per citare i più noti) di consulenti finanziari che ne collocavano i prodotti assicurativi (in cambio di laute retrocessioni (ovvero commissioni) come ha scritto Il Sole 24 Ore Plus nell’edizione di sabato 11 febbraio) e in particolare polizze vita del cosiddetto Ramo I (gestioni separate), polizze unit linked (il cosiddetto Ramo 3) o versione “combo” ovvero la polizza multiramo dove l’una e l’altra venivano vendute a pacchetto. Vuoi il rendimento “sicuro e garantito”? Allora beccati pure la polizza vita con i fondi d’investimento dentro…

EUROVITA COMMISSARIATA: ARRIVA SANTOLIQUIDO

Qualche giorno prima del blocco dei riscatti la compagnia Eurovita era stata commissariata (con la nomina di Alessandro Santoliquido) al fine di cercare di sbrogliare una situazione diventata sempre più intricata. Perché bloccare i riscatti? Lo scopo evidente è quello di evitare la “corsa ai rimborsi” delle polizze Eurovita che pare fosse già iniziata, destabilizzando ulteriormente i conti della compagnia assicurativa che da qualche anno era già finita nel mirino di Ivass che aveva avviato nel IV trimestre 2021 un’ispezione conclusasi lo scorso anno che aveva fatto emergere alcuni rilievi importanti.

Cosa era venuto fuori dall’ispezione di Ivass? Negli ultimi bilanci della compagnia Eurovita si potevano leggere diverse cose in merito fra cui alcune carenze contestate dal regolatore riguardo “la metodologia e le assunzioni utilizzate nella determinazione delle riserve tecniche e nel calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità”. E l’ispezione si leggeva aveva avuto anche oggetto l’investimento in “taluni fondi di investimento complessi”.
Fondi insomma contenenti non roba quotata che dal bilancio della compagnia del 2021 come holding ammontavano a circa 823 milioni di euro (pagina 96 del bilancio di Eurovita Holding).

IVASS CHIEDE A EUROVITA DI RAFFORZARE IL PATRIMONIO

Cosa ha chiesto Ivass ovvero il controllore, il wathchdog, a Eurovita Assicurazioni (sponsor ufficiale fino a qualche anno fa degli arbitri italiani di serie A, serie B e Lega Pro) ovvero al suo azionista di maggioranza, Cinven? Di mettere mano al portafoglio e rafforzare il patrimonio della società (dallo scorso autunno sono usciti riguardo questo argomento numerosi articoli facilmente rintracciabili sul web) poiché il “cuscinetto” di capitale di Eurovita in caso di turbolenze era stato giudicato da Ivass non così capiente e troppo vicino al minimo richiesto.

A luglio dello scorso anno si parlava di un aumento di capitale da almeno 150 milioni di euro richiesto a Eurovita per rafforzare il capitale mentre nei mesi successivi la cifra che si è ventilata è quasi raddoppiata a 250-300 milioni di euro. Soldi che chi controlla oggi la compagnia assicurativa Eurovita non vuole evidentemente tirare fuori.

RICAPITALIZZAZIONE EUROVITA: FONDO CINVEN SI DEFILA

La compagnia di assicurazione Eurovita è controllata da un importante fondo di private equity britannico, Cinven, con potenza di fuoco in tutta Europa (e non solo). A partire dal 2016 Cinven, ha fatto incetta di compagnie assicurative: Ergo Previdenza (tanti anni fa quotata a Piazza Affari e che si portava dentro la poco felice esperienza delle polizze assicurative vendute con il multilevel marketing di SSI, Star Service International), Old Mutual Wealth Italy (ex Skandia) ed Eurovita Assicurazioni, a cui a fine 2019 si era aggiunta anche Pramerica Life acquisita dal colosso americano Prudential Financial Inc.

Il fondo Cinven opera sui mercati privati, si definisce sul sito “premuroso e socialmente responsabile” e detiene in portafoglio partecipazioni in molte società in Europa dei settori più disparati. In Italia per fare 2 nomi conosciuti oltre a Eurovita anche la catena Arcaplanet (negozi di mangimi e accessori per animali ),  Synlab (laboratori di esami diagnostici). Dalle crocchette per cani ai laboratori medici, dalle polizze vita ai satelliti televisivi (Eutelsat).
Una società di private equity acquista partecipazioni in società di quasi ogni settore, le “lucida” e dopo pochi anni le rivende ad altre società o le quota in Borsa, portandosi a casa delle simpatiche plusvalenze.

Nel caso di Eurovita qualcosa è andato però forse storto e la bacchetta magica non ha funzionato.

Il fondo di private equity inglese Cinven fino a oggi non solo non ha evidentemente intenzione di ricapitalizzare Eurovita ma intende invece secondo i media di trovare un compratore per la compagnia, incassare dei soldi e uscire dal giro “polizze” tricolori.

EUROVITA: IL PIANO DI RISANAMENTO

Il  compratore di Eurovita non è finora arrivato e seppure a fine novembre 2022 è stato nominato un nuovo presidente di Eurovita (Camillo Candia) ed è stato dichiarato con l’occasione che era stata presentato all’Ivass “un piano di risanamento per far fronte alle necessità di rafforzamento dei ratios patrimoniali” di Eurovita ma evidentemente la situazione ha iniziato a diventare da allarme quasi rosso per l’Ivass se è arrivata nel giro di poche settimane a commissariare la compagnia vita (fatto mai accaduto in Italia) e a bloccare dopo pochi giorni i riscatti e l’ordinaria attività.

Ci hanno scritto in questi giorni diversi risparmiatori che hanno queste polizze e ci chiedono cosa potrebbe succedere.

Non siamo indovini ed evidentemente se l’Ivass è arrivata a questo punto è perché probabilmente non vuole che si continui a calciare oltre il barattolo e si affronti il problema con un aumento di capitale sottoscritto dall’attuale azionista o che questi (ipotesi secondo molti del settore più probabile) si faccia da parte e ceda il pacchetto di maggioranza a un altro soggetto che possa garantire l’iniezione di capitale e ridare fiducia ai sottoscrittori di Eurovita ma in realtà anche all’intero sistema assicurativo italiano che si fonda sulle polizze vita.

POLIZZE VITA: I RISCHI DI EUROVITA E LE SUE SORELLE

Come si è arrivati a questa situazione chi ci legge non si stupirà più di tanto anche perchè lo scorso anno ne avevamo scritto del pericolo gravante sulle “gestioni separate” in una Lettera Settimanale (dal titolo “Polizze vita (gestioni separate, unit linked…) e prezzo del gas: ci avviciniamo al punto di rottura?)  rimandando a un contenuto pubblicato ad agosto 2022 che spiegava le ragioni delle nostre preoccupazioni sul tema con l’invito ai sottoscrittori di queste polizze a valutare bene il rapporto costi/benefici per evitare di restarne un giorno “delusi”. 

Scrivevamo fra le altre cose…

Cosa sono le Gestioni Separate? Sono contratti assicurativi ma con contenuto prevalentemente finanziario dove i versamenti confluiscono in fondi separati da quelli delle compagnie e investiti prevalentemente in titoli di stato e obbligazioni.

Un involucro assicurativo quello delle polizze vita a gestioni separata che nel breve sembra garantire la quadratura del cerchio, perché immunizza dalle oscillazioni dei titoli obbligazionari e garantisce rendimenti stabili e positivi grazie al fatto (come spieghiamo più dettagliatamente nell’analisi) che i titoli non sono valorizzati a mercato, ma al prezzo d’acquisto fino a quando non saranno venduti.

Ma che in questo nuovo scenario inizia a diventare per i sottoscrittori qualcosa di sempre meno equo e furbo (vedendo i tassi d’interesse offerti oggi dal mercato che non sono più quelli di uno o due anni) dove la compagnia può arrivare a trattenere anche oltre il 40% del rendimento come costi.

LE POLIZZE EUROVITA (E NON SOLO) CON QUEI RENDIMENTI DOPATI

Il meccanismo di valorizzazione di queste polizze ai costi storici ha creato un gigantesco “effetto doping” come ora iniziano ad ammettere a denti stretti sempre più addetti ai lavori, diventando nel tempo per molti risparmiatori una sorta di “conto di deposito” dove il capitale non poteva oscillare al ribasso e ogni anno un rendimento positivo si portava comunque a casa senza alcuna fibrillazione rispetto per esempio a un fondo d’investimento o un ETF dove la valutazione dei titoli detenuti avviene invece “market to market” ovvero al prezzo effettivo di mercato.

I titoli inseriti nelle gestioni separate vengono valorizzati al prezzo d’acquisto fino al momento della vendita o rimborso. Questo meccanismo contabile si chiama “contabilizzazione al costo storico”.

In un fondo o in un ETF o nel dossier di un risparmiatore se si compra a inizio anno un titolo a 100 e questi stacca una cedola del 2% e a fine anno quel titolo il mercato lo valuta 90 è pacifico che se il risparmiatore chiede di sapere come è la sua posizione si ritroverà 90 (ovvero il valore che realizzerebbe se vendesse il titolo) più 2 % incassati morale virtualmente è sotto dell’ 8% rispetto al prezzo di acquisto.

POLIZZE VITA: EUROVITA È UN CASO ISOLATO?

Nelle gestioni separate il prezzo di mercato non conta perché si parte dal presupposto che le compagnie assicurative sono investitori super pazienti con orizzonti temporali lunghissimi e che il prezzo di mercato conti sì ma non troppo.

Ci sono poi altri meccanismi (tipo i rendimenti minimi garantiti) che riguardano alcune delle polizze di gestione separate vendute nel passato e che da qualche tempo hanno iniziato a pesare nei conti di alcune assicurazioni.

All’industria assicurativa  (e alle banche che ne sono super collocatrici) è stato consentito questo regime particolare della contabilizzazione al costo storico dei titoli obbligazionari in portafoglio (e non solo questo) per poter presentare così ai risparmiatori rendimenti relativamente stabili e slegati dall’andamento dei mercati finanziari. Una sorta quasi di “pasto gratis” che in realtà in finanza non esiste…nonostante l’esistenza di risparmiatori che lo credono possibile e intermediari che ci giocano un po’ sopra questo concetto per fare raccolta e commissioni.

Cosa succede infatti se i tassi d’interesse invece che scendere come hanno fatto per diversi lustri iniziano a salire e invertono bruscamente il senso di marcia?

E’ quello che è successo lo scorso anno con i prezzi delle obbligazioni in caduta di oltre il -10-20% a seconda del sottostante e delle scadenze (maggiore duration, maggiore perdita nel 2022).

E cosa succede se i sottoscrittori possono riscattare liberamente? In un mercato dove magari (quello che è successo lo scorso anno) il rendimento offerto da queste gestioni separate diventa meno della metà (anche per effetto delle commissioni trattenute dalle compagnie) di quello che è possibile ottenere con l’acquisto diretto dei titoli di Stato (che sono la maggior parte dei titoli contenuti in questi involucri)?

Succede che le compagnie per liquidare chi vuole riscattare saranno costrette a vendere i titoli di Stato/obbligazionari al prezzo di mercato ribassato, con potenziali minusvalenze che colpiranno potenzialmente i sottoscrittori ultimi a riscattare oltre che i bilanci delle compagnie. Un gioco pericoloso. Che si conosceva evidentemente da tempo e che l’andamento dei mercati obbligazionari del 2022 e il comportamento dell’azionista di Eurovita ha portato sotto i riflettori costringendo Ivass a prendere misure estreme.

POLIZZE: LA COMPAGNIA È IN GRADO DI TUTELARE DAI RISCHI DI MERCATO?

Anche per evitare questi rischi era stata emanata alcuni anni fa una direttiva europea sulle assicurazioni che fra i pilastri prevede l’obbligo per le compagnie di assicurazioni di provvedere a un sistema interno e integrato di risk management, per capire se si è davvero in grado di fare fronte a determinati rischi. Con la cosiddetta Solvency II nel caso in cui il patrimonio della gestione separata non fosse sufficiente per garantire i capitali investiti (per esempio per alcune delle ipotesi descritte prima), la compagnia ha l’obbligo normativo di integrarlo con il proprio patrimonio.

Qualcosa nel caso Eurovita è andato evidentemente storto e alcune centinaia di migliaia di sottoscrittori di queste polizze sono ora preoccupati anche perchè questa compagnia a fine novembre ha “bucato” il pagamento di una cedola di un prestito subordinato e l’ha fatto anche negli scorsi giorni (nel comunicato diramato spiegano che “alla luce della posizione patrimoniale della Compagnia e in linea con la normativa vigente il pagamento verrà posticipato”

POLIZZE EUROVITA: LE MISURE A PROTEZIONE DEI CLIENTI

 

Che succede ora agli assicurati? Secondo l’avvocato Antonio Pinto, che è anche responsabile area prodotti bancari, assicurativi e finanziari di Confconsumatori, contattato da SoldiExpert SCF la situazione di Eurovita resta delicata e c’è da sperare in una soluzione di salvataggio di sistema.

“Il provvedimento scade il prossimo 31 marzo ed all’esito l’Ivass dovrà decidere se mandare in Amministrazione Straordinaria o meno la Compagnia, ex art. 231 del Codice delle Assicurazioni. Il provvedimento – spiega Antonio Pinto – ha lo scopo di affidare alla gestione commissariale il tempo necessario per ricercare una soluzione che permetta ad Eurovita di rafforzarsi patrimonialmente, a tutela di tutti gli assicurati, evitando l’uscita incontrollata di masse importanti di risparmio gestito.

I clienti che hanno sottoscritto polizze Eurovita sono comprensibilmente preoccupati. Tuttavia, ad oggi, proprio l’avvenuto Commissariamento e il controllo di Ivass rappresentano la migliore garanzia per gli utenti che si faccia chiarezza sulla reale situazione patrimoniale e si giunga ad una soluzione positiva. In particolare, è auspicabile che – indipendentemente dalla formula tecnica e/o societaria che si vorrà individuare (acquisizione, aumento di capitale, fusione per incorporazione ecc.) – si faccia avanti un soggetto terzo capace di rafforzare il patrimonio della Compagnia.”

EUROVITA E I RISCHI PER IL SETTORE ASSICURATIVO

Secondo l’Avvocato Antonio Pinto “all’intero sistema delle Compagnie assicurative infatti non conviene minimamente che si giunga ad un aggravamento della vicenda, poiché vi sarebbe una forte compromissione di fiducia da parte dei risparmiatori che investono in polizze assicurative, con conseguente contrazione dei volumi investiti. I clienti quindi devono per adesso conservare fiducia che il Commissariamento porti ad una soluzione.

Peraltro, si rileva che nella deprecabile ipotesi di  eventuali futuri danni a carico dei risparmiatori, questi ultimi avranno tutti gli strumenti giuridici utili per agire e tutelare le proprie ragioni nei confronti anche degli intermediari/banche che hanno venduto loro tali polizze che sono nella sostanza prodotti finanziari, investimenti con gradi di rischio diversi.

A seguito della Direttiva europea IDD del 2018 sulla distribuzione dei prodotti di investimento assicurativo, pienamente recepita nel nostro ordinamento, esistono infatti chiari e stringenti obblighi a carico degli intermediari che distribuiscono tali prodotti finanziari, sia in termini di informative che di adeguatezza rispetto al profilo di rischio del cliente. Laddove anche uno solo di tali obblighi viene violato – sottolinea Pinto – allora il contratto di acquisto è risolto per inadempimento della banca venditrice, con conseguente obbligo di restituire la sorte capitale investita”.

Tocca al commissario Santoliquido aggiustare il “giocattolo” con il supporto di Cinven (l’attuale proprietario che vuole disfarsene) con il coinvolgimento probabile dei big dell’industria del settore.

Ti potrebbero interessare anche

2 Commenti

  1. Nel 2015, è dovuta intervenire la Bce, disponendo appositi stress test, per verificare la solidità patrimoniale del sistema creditizio europeo e nazionale.
    Sappiamo come è finita la vicenda e sappiamo che tanti bilanci di molte banche erano falsi, molti crediti non erano garantiti e quindi, moltiplicando le sofferenze, molte banche non sono state in grado di onorare le scadenze per la prevista scadenza delle cedole delle obbligazioni acquistate da migliaia di risparmiatori: Fallimento di molte banche e intervento pubblico per garantire la mera sopravvivenza di molti istituti di credito.
    All’epoca, le uniche cose certe, vere, erano i lauti compensi agli amministratori e i dividendi lunari ai soci, con bilanci che stonavano o parlavano di un capitale ormai scomparso da tempo.

    Oggi l’Ivass, sembra che abbia voluto anticipare tutto questo, cercando di verificare la solidità patrimoniale delle compagnie coinvolte – Eurovita in primis – che pare vacillare e per questo invita il socio di maggioranza a mettere mano al portafoglio per una ricapitalizzazione.
    Insomma, se ci soffermiamo ad un aspetto, quando la compagnia può arrivare a trattenere anche oltre il 40% del rendimento come costi vuol dire che qualcuno specula.
    Oggi bisogna capire da quanto tempo e in che misura.
    Si avvicina il cattivo tempo!

  2. Nel 2015, è dovuta intervenire la Bce, disponendo appositi stress test, per verificare la solidità patrimoniale del sistema creditizio europeo e nazionale.
    Sappiamo come è finita la vicenda e sappiamo che tanti bilanci di molte banche erano falsi, molti crediti non erano garantiti e quindi, moltiplicando le sofferenze, molte banche non sono state in grado di onorare le scadenze per la prevista scadenza delle cedole delle obbligazioni acquistate da migliaia di risparmiatori: Fallimento di molte banche e intervento pubblico per garantire la mera sopravvivenza di molti istituti di credito.
    All’epoca, le uniche cose certe, vere, erano i lauti compensi agli amministratori e i dividendi lunari ai soci, con bilanci che stonavano o parlavano di un capitale ormai scomparso da tempo.

    Oggi l’Ivass, sembra che abbia voluto anticipare tutto questo, cercando di verificare la solidità patrimoniale delle compagnie coinvolte – Eurovita in primis – che pare vacillare e per questo invita il socio di maggioranza a mettere mano al portafoglio per una ricapitalizzazione.
    Insomma, se ci soffermiamo ad un aspetto, quando la compagnia può arrivare a trattenere anche oltre il 40% del rendimento come costi vuol dire che qualcuno specula.
    Oggi bisogna capire da quanto tempo e in che misura.
    Si avvicina il cattivo tempo!

ULTIMI ARTICOLI

Non sei ancora iscritto?

Prova la nostra demo

CATEGORIE

ATTUALITA'

Sos Cristiano Ronaldo

Sos Juventus: Ronaldo & riciclaggio!

Sos Juventus: Ronaldo & riciclaggio!   Anche Ronaldo, attaccante della Juventus, sarebbe coinvolto nello scandalo legato al riciclaggio.  Organi di stampa rivelano la notizia uscita dagli uffici della Banca d'Italia, a causa, si spiffera, di ben tre...
Quaderni 2° semestre 2023

Uif: Statistica 2° semestre 2023

Uif: Statistica 2° semestre 2023 1 Quaderni dell'antiriciclaggio - Collana Dati statistici II-2023 https://uif.bancaditalia.it/pubblicazioni/quaderni/2023/quaderno-2-2023/index.html?com.dotmarketing.htmlpage.language=102