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EVASIONE FISCALE: tasse, evasione & fantasia

EVASIONE FISCALE: tasse, evasione & fantasia

Combattere l’evasione fiscale è stato e rimane il principale obiettivo di qualunque Amministrazione finanziaria, finalizzata al duplice interesse di assicurare una equità e giustizia fiscale in termini di contribuzione ovvero garantire l’indispensabile equilibrio del bilancio pubblico.

Devo riconoscere che con le due ultime leggi finanziarie vi è stato un significativo salto di qualità nella strategia di contrasto nel suo complesso, dove la Pubblica Amministrazione ha introdotto accorgimenti tecnico normativi di particolare spessore per contrastare l’annoso e perdurante fenomeno della evasione fiscale, a cominciare da una serie di Convenzioni e accordi bilaterali con vari Paesi che in passato rapperesentavano una minaccia, al fine di migliorare la collaborazione fiscale in ambito internazionale.

Al riguardo, si è cominciato a dire – per il momento solo dire in attesa del fare – che: “”In tale contesto l’attività sarà diretta ad individuare quei soggetti richiedenti nuove partite IVA che presentano elevati indici di rischio.””

Trattandosi di una condotta metodologica assolutamente innovativa, voglio raccontare una vecchia esperienza professionale che ho direttamente vissuto nella Guardia di finanza verso la fine degli anni ’90, al termine di una verifica generale – su base quinquennale – eseguita nei confronti di un “evasore totale”. 

Il contribuente, pur titolare di regolare partita IVA fin dal 1985 ed esercente l’attività di “autocarrozzeria” , negli anni, non aveva mai presentato alcuna dichiarazione fiscale, tanto ai fini della imposizione diretta che indiretta.

A conclusione dell’attività di verifica e la contestuale stesura della verbalizzazione dei numerosi e variegati rilievi formali e sostanziali constatati (dalla omessa istituzione delle scritture contabili alla omessa presentazione della dichiarazione etc.), operazione questa cui ero tenuto a presenziare quale Ufficiale Comandante del reparto, al cospetto del consulente fiscale e dell’avvocato di fiducia del contribuente (la cui presenza si rese necessaria per consacrare in atti alcune dichiarazioni autoindizianti ex art.63 e 350 c.p.p.), ebbi la brillante idea di chiedere “le ragioni per le quali, pur avendo acceso la partita IVA,  non avesse mai presentato le dichiarazioni fiscali annuali?”. 

Il “carrozziere”, trafelato e manifestando profondo stupore per la mia domanda, a suo dire particolarmente ingenua, ebbe a rispondere: “Comandante, mi meraviglio di lei che mi fa questa domanda! io  sapevo bene di essere un evasore totale. Lei non ci crederà, ma la partita iIVA mi è stata indispensabile per operare in questi dieci anni. Vede, io lavoro molto per il Comune (riparo le macchine dei VV.UU.), per le Forze di polizia, Vigili del fuoco…sa, sono i clienti migliori. Trattandosi di Pubblica Amministrazione, la partita IVA  è stata fondamentale per poter fatturare, perché diversamente, non potevo incassare.”” 

Di fronte a tale autentica e genuina testimonianza, mi caddero le braccia, pensando nel contempo: “Quanti contribuenti sono nella stessa condizione, ovvero già titolari di partita IVA e cattivi pagatori degli oneri tributari, nel senso che non presentano alcuna dichiarazione fiscale?”. 

Nel giro di qualche settimana, attraverso la SO.GE.I. (Società Generale Informatica, gestore dell’Anagrafe tributaria per conto del Ministero dell\’economia e delle finanze), acquisii l’elenco dei richiedenti la partita IVA dell’ultimo triennio e che non risultavano aver adempiuto agli obblighi successivi (fatturazioni, dichiarazioni e versamenti).

Dal centro, le definivano “partite morte”.

Per la sola provincia di Bari, furono rilevate oltre centomila decessi!!!

Quando si parla di fisco, anche per morire ci vuole “fantasia”.

 

Bari, 09 marzo 2006

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