“Nutri colui che è moribondo per fame, perché se non l’hai nutrito, l’hai ucciso”.
Così recita il canone 86 del Decreto di Graziano, uno dei documenti fondamentali della legislazione ecclesiale, opera di una figura della biografia molto incerta, vissuto nel XII secolo e considerato il padre del diritto canonico.
In questa norma siamo, però, ben lontani dalla gelida asetticità di un testo giuridico. L’indice è puntato contro l’indifferenza del ricco che banchetta e ignora il misero Lazzaro, che muore di fame sulla soglia del suo palazzo.
L’accusa è veemente e purtroppo la si deve applicare anche alla nosstra società egoistica. Infatti, se immaginiamo il nostro pianeta come una tavola, noi siamo assisi ad un lato ove ci sono cumuli di beni, per cui abbiamo problemi di dieta. Dall’altra parte si assiepa la folla immensa degli affamati che si devono accontentare di briciole, di avanzi o di scarti.
Le loro morti diventano un assassinio e la mano che non dona diventa quella del carnefice.
DALL’INSERTO CULTURA DELLA DOMENICA DEL SOLE 24 ORE DEL 9 LUGLIO 2017
