giovedì, Aprile 18, 2024
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Fisco, morte & fantasia!

Fisco, morte & fantasia!

 

Correva l’anno 1997, in terra di Bari, appena giunto al Comando di un reparto deputato al contrasto della evasione fiscale sul territorio, venni invitato da un maresciallo capo pattuglia in una verifica fiscale, a presenziare alla chiusura di un Verbale di constatazione per il pomeriggio, alla presenza del contribuente, assistito per l’occasione dal commercialista e dall’avvocato di fiducia.

La mia presenza, come di consueto per operazioni della specie, come da disposizione interna al Corpo che immagino ancora esistente, voleva la presenza dell’Ufficiale all’apertura e chiusura di un’attività di verifica tributaria.

Nel nostro caso, come ebbi modo di riscontrare dalla preliminare lettura degli atti in vista dell’appuntamento pomeridiano, si trattava di un evasore totale che, nella veste di titolare di una ditta individuale, esercente l’attività di “autocarrozzeria”. Lo stesso, pur avendo aperto la Partita Iva già da una ventina di anni, non aveva mai istituito le prescritte scritture contabili – libro giornale, registro fatture emesse, ricevute etc. – e men che mai aveva mai presentato le rituali dichiarazioni fiscali ai fini della tassazione diretta e/o indiretta.

In pratica, una situazione surreale che non riuscivo ad inquadrare con un minimo di comune buon senso e raziocinio, al netto di una ricostruzione induttiva dei redditi conseguiti negli ultimi cinque anni.

Nel pomeriggio, al cospetto del contribuente, dei due professionisti di fiducia e della pattuglia operante, dopo aver dato lettura degli atti e aver acquisito a verbale le dichiarazioni a difesa della parte, mi venne naturale a rivolgere una domanda al nostro carrozziere abusivo:

“Mi scusi, ma non capisco la ragione per la quale, lei ha aperto la partita Iva da venti anni, senza poi istituire le prescritte scritture contabili e senza aver mai presentato le dichiarazioni fiscali. Le ricordo che, anche senza la titolarità della Partita Iva, sarebbe stato considerato “evasore totale” in ambo i casi e allora perché la Partita Iva?”

Risposta dell’arzillo carrozziere, abusivo, altezza non più di 1,50 mt: “Comandante, la sua domanda mi meraviglia molto, proprio da lei non me la sarei mai aspettata”.

Nel ricordare che tra i presenti, ero l’unico ad indossare la divisa e anche per questo, come si può immaginare, fui assalito da un tale imbarazzo che lo si poteva tagliare con il coltello.

Passa qualche minuto, quando stavamo per salutarci a conclusione di tutti gli adempimenti formali che il caso richiedeva, tornai a bomba:

Mi scusi ancora, ma io non ho capito la sua risposta. Le dispiace voler essere più chiaro?”

Signor Capitano, mi dice il carrozziere, con l’aria di chi dalla vita aveva capito tutto, forse anche troppo: “Guardi che per me la Partita Iva è stata ed è indispensabile perché lavoro molto con la pubblica amministrazione. Io, con la mia officina, riparo macchine ai Vigili urbani, ai Carabinieri e finanche alla Guardia di finanza e pertanto ho assolutamente bisogno di fatturare le mie prestazioni che ovviamente non registro. Se non emetto la fattura la pubblica amministrazione non può documentare i costi e io non posso incassare”.

Evasione fiscale

Acquisita questa lezione di vita professionalizzante, d’intesa con la gerarchia, presi contatti immediati con la Sogei – Società generale informatica, partecipata dal Mef al 100% e deputata alla gestione dell’Anagrafe tributaria – per acquisire l’elenco dei titolari di Partita Iva esistenti nell’ambito della provincia di Bari, con focus dell’ultimo quinquennio (termine ultimo di prescrizione).

Mi recai a Roma per rappresentare l’esigenza testè accennata sentendomi rispondere dai soloni dell’epoca: “Si, queste sono le cc.dd. Partite Iva morte, nel senso che una volta aperte non fanno seguire gli adempimenti dichiarativi prescritti dalle norme fiscali”.

Per non farla troppo lunga, i “morti” della sola provincia di Bari, secondo le risultanze che andai a riscontrare sulla base delle informazioni ottenute, erano circa 75mila contribuenti.

E’ inutile aggiungere che, ho ragione di ritenere che, ancora oggi, di queste morti siano sempre pieni tanti cimiteri, i riscontri ottenuti successivamente furono particolarmente utili e lusinghieri per la individuazione di alcune migliaia di evasori totali completamente sconosciuti all’erario.

Quando si parla di fisco, anche per morire occorre fantasia!

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