Abito in un comune montano, di poco
più di 3.000 abitanti. Il neo sindaco, eletto a maggio 2014, ha nominato una
giunta formata da 4 assessori: 3 uomini esterni, di cui uno vicesindaco, e una
sola donna nominata tra i consiglieri eletti. Vorrei sapere se la composizione
della giunta è conforme alla normativa vigente in materia di rappresentanza di
genere. Nell’eventualità che non lo fosse, chi ha diritto a fare ricorso se
dove va presentato ?
G. P. –
CANTAGALLO
R I S P O S T A
La legge di
riferimento è la n. 215 del 23 novembre 2012 e, nello specifico, l’articolo 2,
laddove viene sancito che deve essere garantito il rispetto del principio della
parità di accesso delle donne e degli uomini alle cariche elettive e agli
organi esecutivi. La giurisprudenza amministrativa si è espressa, in più
occasioni, annullano le delibere di nomine delle Giunte non rispettose del
suddetto principio. Tali pronunce ( si vedano Tar Palermo, n. 14310/2010 e Tar
Calabria, n. 589/2012 ) hanno confermato il carattere vincolante e non
meramente programmatico della parità di accesso agli uffici pubblici di cui
all’articolo 51 della Costituzione, riconoscendolo come vincolo per l’azione
dei pubblici poteri nello svolgimento della discrezionalità loro attribuita.
Ancora, i giudici del Tar Lazio, sede di Roma, ( sentenza n. 633/2013 ) hanno
confermato il parametro del 40% di persone del sesso sotto – rappresentato
quale soglia che occorre superare per considerare rispettata la parità di
genere. Nella fattispecie, quindi, occorreva nominare almeno due donne e quindi
la delibera di nomina può essere impugnata presso il competente Tar da chiunque
ne abbia interesse.
DAL ” IL SOLE 24 ORE ” DELL’ 11 AGOSTO 2014
