giovedì, Aprile 25, 2024
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L’ANTIRICICLAGGIO: Un doveroso optional

L’ANTIRICICLAGGIO: Un doveroso optional

Premessa 

Correva l’anno 1999, allorquando decisi di lasciare volontariamente il Corpo della Guardia di Finanza per occuparmi di antiriciclaggio in un Gruppo bancario. All’inizio fu un lavoro faticoso! Malgrado trattavasi di una Banca con appena 100 sportelli sparsi nella regione Puglia e territori limitrofi, con qualche “Controllata” in territorio campano e calabrese, per arrivare ad un risultato soddisfacente, tanto da ricevere lusinghieri apprezzamenti dagli Ispettori della Banca d’Italia in occasione delle periodiche verifiche, dovetti sudare sette camicie.  

Quali erano le difficoltà? 

Le difficoltà erano caratterizzate da un’assenza di cultura e pragmatismo, ma soprattutto dalla convinzione diffusa che l’antiriciclaggio era una incombenza fastidiosa perché turbava la serenità dei rapporti con la clientela che, legata a quella del business e dei budget da raggiungere e possibilmente superare, non si poteva in alcun modo attivare in modo serio e compiuto. 

Durante il primo anno di attività, attraverso una serie di incroci sull’Archivio Unico Informatico, riuscivo ad individuare i soggetti che ponevano in essere una operatività anomala del tipo:

 

·        Eccessiva movimentazione di denaro contante non coerente con la natura ed attività economica esercitata;

 

·        Rapporti da e/o per i c.d. Paesi a rischio non sufficientemente giustificate da documentazione fiscale di supporto;

 

·        Cambio taglio banconote, in modo ripetuto e spesso per importi ingenti;

 

·        Emissione di assegni circolari per importi ingenti, strumentali all’esercizio di attività economiche (pagamento fornitori) e contestuale versamento di denaro contante corrispondente al controvalore del titolo di credito (decurtato del 10-15%), corrisposto brevi manu all’apparente beneficiario dell’operazione (false fatturazioni);

 

·        Ripetuta presentazione di effetti al dopo incasso da parte di soggetti privi di qualsivoglia attività economica (usurai).

 

In ordine a questi riscontri, chiedevo mirate informazioni ai Direttori di filiale, quali: Attività economica esercitata e Titolare di fatto (con le precisazioni del caso circa la tipologia e natura dell’attività come settore, ingrosso, dettaglio, valori di bilancio etc.), Tenore di vita, Pubblica stima e Considerazioni finali, posto che all’epoca non si parlava ancora di Adeguata verifica della clientela e Titolare effettivo dell’operazione.

Mi fermo qua per non annoiarvi eccessivamente. 

In pratica, i problemi, quando c’erano (e vi assicuro che c’erano!) me li dovevo cercare da solo attesa la totale assenza di collaborazione dalla periferia cioè dalle Filiali di tutto il Gruppo. 

Dopo qualche anno invece, al termine di una intensa “Formazione” a beneficio di tutto il personale di rete, laddove andavo a spiegare la necessità – anche per incolumità personale, per non incorrere nei rigori della normativa – ricevevo circa 10-15 Segnalazioni di Operazioni Sospette alla settimana, unitamente ad una serie di quesiti telefonici o corrispondenza con posta elettronica sulle modalità di gestione dei rapporti con la clientela.

A questo punto, grazie ad una sinergia costante fra lo scrivente e tutto il personale di rete, si raggiunse un tale livello di efficienza che tutte le operazioni venivano monitorate e approfondite nel rispetto della normativa antiriciclaggio, fornendo una qualificata e costante collaborazione attiva verso gli Uffici centrali della banca d’Italia (Ufficio Italiano Cambi).

 

Formazione e controlli interni degli Intermediari finanziari

 

Già da alcuni anni, dopo aver cessato l’incarico di Responsabile antiriciclaggio, mi sono messo a lavorare come libero professionista nella veste di Consulente antiriciclaggio e Governance per i rischi da Responsabilità amministrativa d’impresa, in conseguenza di condotte di rilevanza penale di personale dipendente o apicale (ex D.lgs 231/01).

In tale veste, mi è capitato di difendere Funzionari di banche accusati di Riciclaggio (spesso raggiunti da Misure cautelari) o semplicemente contestazioni ricevute dal Ministero dell’economia e finanze per “Omesse segnalazioni di operazioni sospette” e altro ancora.

Nel contempo, ho anche svolto qualche consulenza di Uffici Inquirenti di Procure della Repubblica[1] etc.. 

Questo tipo di esperienza, nel suo complesso, mi ha fatto capire una cosa: L’antiriciclaggio in Italia costituisce un optional, nella misura in cui l’attenzione alla problematica è affidata alla sensibilità e buon senso del singolo Banchiere o professionista.

Nello stesso ambito, ho anche verificato una forte approssimazione e superficialità nei controlli tanto da parte della Guardia di finanza che dagli Organi centrali di Vigilanza.

 

Cronaca giudiziaria

 

Con le premesse che ho cercato di descrivere, sia pure sommariamente, faccio fatica a comprendere la generale sorpresa che emerge dall’inchiesta scaturita dalla mega truffa ai VIP romani di questi giorni.

Si parla, lo apprendo dalla stampa, di una truffa di circa 170 milioni di euro in danno di aristocratici, industriali e professionisti della Capitale.

Una condotta passiva e inerte da parte di un Istituto di credito (Cassa di Risparmio dell’Aquila), accompagnata da una Vigilanza poco attenta, ha consentito il perdurare di una movimentazione anomala fino ad arrivare ai risultati che abbiamo visto.

Eppure, per esperienza vissuta vi dico che basta poco, veramente poco per fare il proprio dovere.

Basta applicare anche la metà delle regole esistenti per scongiurare i disastri che vediamo!!!

Così è, se vi pare. 

 

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