Anche la Ndranagheta, come prevedibile, usa le cripto. In una recente operazione di polizia coordinata dalla Procura di Catanzaro sono state infatti arrestate 25 persone tra cui Giovanni Barone e il suo avvocato  Edina Szilàgy, specializzata in diritto commerciale e con buoni agganci con il mondo imprenditoriale italiano.

L’inchiesta

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato che Barone è accusato di avere costruito un impero milionario per conto della cosca del superlatitante Pasquale Bonavota, il quale dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, è il nuovo “nemico pubblico numero uno” della giustizia italiana. Gratteri ha parlato di  “Ndrangheta evoluta” che si “posiziona a un livello superiore rispetto all’articolo 416 bis” e che, partendo, da un paesino della Calabria, “riesce ad avere un respiro internazionale”. In Ungheria, si legge nelle carte dell’inchiesta dicono la cosca aveva preso il controllo di un istituto di credito per investire in criptovalute i soldi sporchi della droga proveniente dall’Aspromonte.
Della vicenda se ne è occupato il giornalista d’inchiesta Simone di Meo per il settimanale Panoramaal quale un investigatore ha spiegato che è stato scoperto un sistema che “neutralizza qualsiasi tipo di indagine patrimoniale. Le monete virtuali viaggiano in un universo parallelo a cui noi non abbiamo accesso”. Le informative descrivono Barone come un prestigiatore in grado di far sparire il denaro nel cappello di un reticolato di società, che dominavano il mercato europeo, e non solo. Con la cartiera Slm marketing, per esempio, “stampava a ritmi forsennati false fatture per compensare i fatturati delle altre aziende del gruppo, è l’accusa dei Pm calabresi. Con le sigle inglesi e danesi, invece, acquistava e gestiva beni, in giro per il mondo, tra cui lo yacht “Nelly Star”, così chiamato dal nome della sua prima moglie. Con i trust a Cipro, infine, andava a caccia di imprenditori in difficoltà a cui offrire aiuto con l’obiettivo di trasformarli in prestanome o in suoi “spicciafaccende”.

La figura chiave

Barone non si nascondeva; Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, si faceva vedere alla guida di una costosissima BentleyTrascorreva a Cortine le vacanze natalizie con amici e familiari e a febbraio del 2022 sedeva in prima fila al Teatro Ariston di Sanremo per assistere al Festival. Sono decine, secondo gli investigatori, le società a lui riconducibili direttamente o indirettamente tra cui la britannica Degrees UK limited (che in due operazioni ha movimentato 500 mila euro sui conti correnti danesi per non meglio chiarite operazioni finanziarie) e le ungheresi Demetra kft, Luxury re kft, Mensi construction kft, Ares properties kft, e, soprattutto, La Veritas Menedzement kft. Quest’ultima è stata utilizzata per truffare tre milioni di euro a un gruppo di sceicchi dell’Oman, compreso un viceministro. Di questo reato, Barone e la sua banda non hanno dovuto rispondere perché, ha spiegato Gratteri,  “per effetto della riforma Cartabia sarebbe stata necessaria la querela della parte offesa e non siamo riusciti a rintracciarla. L’Oman, non fa parte del trattato di Shengen per cui non c’è un accordo di collaborazione e dunque la strada della rogatoria internazionale per far firmare l’esposto ci avrebbe fatto perdere molto tempo”.