venerdì, Marzo 29, 2024
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LA POLITICA IN VETRINA: La rateizzazione delle imposte, un successo o una sconfitta?

Dal
Sole 24 Ore del 19 agosto si è letto di un boom delle richieste di
rateizzazioni delle cartelle esattoriali che pare aver raggiunto la
stratosferica cifra di circa 27 miliardi di euro.

Secondo
alcuni si tratta di un grande successo di carattere organizzativo dell’Amministrazione
finanziaria che ha dimostrato, almeno in questa occasione, il suo volto umano, sensibile al disagio dei
cittadini/contribuenti per effetto della crisi in atto.

Al
contrario, invece, la cruda lettura dei fatti dimostra un fallimento del
sistema fiscale, tanto più iniquo ed oppressivo laddove il contribuente “onesto”,
deve andare in rosso o a debito sul conto corrente per pagare le tasse peraltro
esose e per questo insostenibili.

Ogni
cittadino dovrebbe contribuire alla “spesa comune” secondo il dettato Costituzionale
dell’art.53[1]in relazione alle proprie possibilità economiche senza bisogno di doversi
svenare o rinunciare alla propria sopravvivenza che, la stessa richiesta di
rateizzazione, sta lì a dimostrare. L’interesse alla evasione fiscale è dato
anche dalla elevata pressione tributaria esercitata ad ogni livello e spesso, soprattutto
a livello locale, anche in spregio ai diritti contenuti nello Statuto del
contribuente di cui alla legge 212/2000[2].

Per
il contribuente ci sono solo i doveri, i diritti invece – sia pure regolarmente
scritti ed elencati in apposite leggi – sono un optional, da considerare validi
solo in qualche caso, quando conviene a qualcuno, meno che allo stesso
contribuente.

Chi
chiede la rateizzazione lo fa perché non riesce ad arrivare alla fine del mese,
perché fa fatica a vivere. Il cittadino, con la rateizzazione, non fa altro che
rinviare un problema sperando in tempi migliori che, in costanza di pressione
fiscale – laddove è già un miracolo se non aumenta – sarà difficile che
arriveranno.

Ci
vediamo alla prossima puntata: Chi vivrà, vedrà!




[1]Articolo 53 Tutti
sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva

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