venerdì, Aprile 19, 2024
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LA POLITICA IN VETRINA: Necessità di difendersi!

“Meglio un cattivo processo che un buon funerale”.

Questo è un vecchio detto popolare con il quale si intende descrivere una situazione di difficoltà o di emergenza vissuta, in base alla quale si è costretti, per difendere la propria vita o quella dei propri cari da un grave pericolo incombente a doversi difendere, anche con l’uso delle armi.

Dico subito che personalmente aborro la diffusione e l’uso delle armi sotto qualsiasi forma e che, critico molto la legislazione di altri paesi – valga per tutti gli USA – dove non c’è alcuna restrizione nel commercio delle armi.

Ritengo tuttavia che, quando uno Stato, un Governo non è in grado di garantire la sicurezza dei propri cittadini, lo stesso Stato deve consentire a questi ultimi, in situazioni di pericolo estremo, di potersi difendere in modo adeguato.

Ad onor del vero il Codice penale vigente nel nostro Paese, all’art.52, testualmente recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa si proporzionata all’offesa”.
Ecco, qui casca l’asino: “La difesa deve essere proporzionata all’offesa”.

Facciamo qualche esempio, immaginando un intruso, o anche più d’uno, perché alle tre di notte, al buio, mi riesce difficile distinguere quanti sono e il colore degli occhi:
1. Un intruso, o più d’uno, mi entrano in casa, sento dei rumori in cantina, nel giardino (recintato) o nel soggiorno, mi sveglio di soprassalto, mi alzo e prendo la pistola che tengo regolarmente denunciata e custodita nel comodino o nella cassaforte di casa. Cerco e individuo l’esatta provenienza dei rumori e temendo guai peggiori, vedendo delle “ombre” che si aggirano indisturbate, sparo, ammazzo qualcuno;
2. In un altro caso, mentre sto a letto, mi si avvicina il famoso intruso e mi mette la pistola alla tempia chiedendomi la combinazione della cassaforte: reagisco, sparo e l’ammazzo.

Nel primo caso, mi posso beccare l’accusa di “Eccesso colposo di legittima difesa” (art.55 e 589 Cp), con la possibilità di vedere il cielo “a stelle e strisce” per qualche tempo, cioè il carcere fino a cinque anni.

Perché, mi direbbe l’accusa: l’assalitore/i , non erano armati ma avevano delle pistole giocattolo, oppure non avevano armi ma semplicemente dei bastoni di ferro o di legno che io, al buio, non sono stato cazzo di distinguere (scusate l’espressione!).

Ma vi sembra ragionevole?

Io stavo in casa a dormire tranquillamente, senza dare fastidio a nessuno, arrivano delle ombre (una, due o tre difficile se non impossibile da quantificare), sparo per difendermi, ammazzo qualcuno e vado in galera.
Nel secondo caso, invece, non corro alcun pericolo di essere accusato di nulla. Mi rimane solo sulla coscienza il rimorso di aver ammazzato una persona, sia pure uno che non mi ha lasciato dormire minacciandomi con una pistola alla testa.
Signori legislatori, mettiamoci d’accordo: io a casa mia, se non lo fate voi, sono costretto a farlo da solo.
Diversamente, torniamo al detto popolare: “Meglio un cattivo processo che un buon funerale”.

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