“Perché bevo?
Perché non riesco ad affrontare la
vita quando sono sobrio.”
Uno dei suoi
libri si intitolava Compagni di sbronze, ed è noto che Charles Bukowski,
scrittore californiano anticonformista e “scandaloso”, visse alternando la
scrittura a colossali bevute e a una sessualità sfrenata, in una sorta di
discesa agli inferi degli eccessi. Questa sua frase ha, però, il sapore di una
sincera confessione personale. Una dichiarazione che potrebbe essere
sottoscritta non solo da tanti alcolisti, ma anche dalla maggior parte dei
drogati.
E’ una
degenerazione che non rivela una libertà, bensì una schiavitù, che non esprime
una liberazione ma una disperazione, che non esalta una sfida ma una sconfitta,
che non celebra una scelta ma una paura di vivere. Ed è drammatico che siano
soprattutto i giovani ad affidarsi all’alcool o alla droga, apparentemente per
mostrarsi indipendenti e sprezzanti, in realtà per narcotizzare il non senso
della loro esistenza e la loro incapacità – come confessava Bukowski – <<ad
affrontare la vita>> da sobri.
Dal sole 24
Ore del 21 febbraio 2016