venerdì, Aprile 19, 2024
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Liquidità alle imprese: Basta chiacchiere, servono soldi, subito!

Liquidità alle imprese: Basta chiacchiere, servono soldi, subito!

“Rischi veri, altri presunti, altri inesistenti”

 

Con la pubblicazione del Decreto legge n.23/20, passato come il “Decreto liquidità” alle imprese, c’è  stato un susseguirsi di alert, lanciato da autorevoli magistrati, da anni in prima linea per la lotta al malaffare e consorterie mafiose di vario genere.

Ha iniziato il Procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri con una intervista al Sole 24 Ore dell’altro giorno, nel corso della quale, fra l’altro, ha detto: “Bisogna utilizzare gli inquirenti che operano sul territorio per evitare che risorse messe a disposizione dallo Stato finiscano nelle mani sbagliate”.

Sulla stessa lunghezza d’onda i procuratori Greco e Melillo, rispettivamente della Procura della Repubblica di Milano e Napoli: Occorrono più argini, il decreto è pericoloso“. 

Ad avviso dello scrivente, in modo sommesso, vorrei indicare qualche ragione contraria a questi allarmi, non solo ingiustificati ma addirittura dannosi per le stesse imprese che, almeno a chiacchiere, si pensa di aiutare.

Pratica operativa 

Il primo degli effetti potenziali che tali allarmi posso procurare è un  aumento esponenziale della “burocrazia” e quindi dei tempi in cui queste risorse possano giungere, concretamente, nella disponibilità delle imprese.

Il secondo che credo possa giustificare il mio intervento, in gran parte dettato da una esperienza trentennale maturata a livello professionale avendo fatto parte della Guardia di finanza.

Per meglio argomentare il concetto, vorrei ricordare che nel recente periodo, uno studio del Sole 24 Ore ha evidenziato che ben l’85% degli aiuti pubblici – nazionali e comunitari – erogati nel Mezzogiorno d’Italia si sono rivelate delle autentiche truffe.

La stessa percentuale, così allarmante, scende al 65% sul campione nazionale.

Nella casistica appena accennata, a differenza di oggi, parliamo di contributi a babbo morto, cioè a fondo perduto che non vanno restituiti.

Sappiamo invece, che la provvista promessa oggi alle imprese da parte dello Stato, rappresenta un “prestito”, da restituire nell’arco di 72 rate, sia pure senza interessi.

Il malaffare, la criminalità organizzata non si mette in mezzo sapendo che trattasi di somme da restituire e quindi, una volta tanto, su questo versante ci sono sufficienti ragioni per stare tranquilli.

Rischi palesi

Il vero rischio che potrebbe pregiudicare l’intera operazione di aiuto alla Piccola e Media Impresa è rappresentato dai tempi o detto, più semplicemente, dalla necessità di denaro contante che hanno le imprese per fronteggiare questa grave emergenza.

In situazioni della specie, pur con l’auspicio che ciò non accada mai, qualche imprenditore potrebbe accettare l’aiuto da parte di soggetti di dubbia moralità, compreso prestanomi o teste di legno legati a doppio filo alla criminalità organizzata.

Questo è il vero rischio che abbiamo il dovere di scongiurare, tutti, nessuno escluso, a cominciare dagli Intermediari finanziari e dai professionisti – legali e contabili – che a breve, ahimè, si troveranno di fronte compagini societarie rinnovate.

In tal senso, dovranno valutare una nuova geografia imprenditoriale del nostro sistema Paese, con la necessità di dover individuare un nuovo Titolare effettivo ai fini della normativa antiriciclaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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