venerdì, Marzo 29, 2024
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LOTTA AL RICICLAGGIO … riflessioni & proposte …

LOTTA AL RICICLAGGIO

… riflessioni & proposte …

 

Sul Sole 24 Ore di qualche mese addietro ho letto una interessante analisi sul “Riciclaggio e danno sociale” laddove, partendo dal reato presupposto cui far ricondurre l’origine della risorsa illecita (evasione fiscale, traffico di droga, tratta di essere umani, usura, estorsione etc.), veniva analizzata l’attuale normativa di contrasto e gli effetti sulla società civile.

L’autore, segnalava fra l’altro, gli alti costi sostenuti dall’imponente  sistema di contrasto posto in essere dal circuito finanziario-creditizio e dall’ampia platea chiamata dalla Istituzione a fornire la “Collaborazione attiva” (professionisti e operatori economici non finanziari), in rapporto ai modesti risultati complessivamente conseguiti in termini di lotta alla  criminalità organizzata.

In tale quadro, suggeriva l’opportunità di introdurre alcune non meglio definite “Regole creative” volte a diversificare l’approccio basato sul rischio in relazione all’allarme sociale provocato dal reato presupposto.

Così facendo, si arriverebbe a definire una elencazione diversificata del reato di riciclaggio in relazione all’entità del danno sociale provocato dall’originario reato.  

Personalmente non mi trovo molto d’accordo, ritenendo al contrario ben congegnata l’attuale formulazione della ipotesi criminosa contenuta negli articoli 648 bis e ter del codice penale, anche con la ipotesi dell’autoriciclaggio per investimenti strumentali all’impresa di  risorse finanziarie di illecita provenienza, facendo quindi comprendere nell’alveo dei reati presupposto tutte quelle condotte di rilevanza penale di particolare gravità ed inquadrate come “delitti non colposi”  (punite con ergastolo, reclusione e multa), escludendo quindi tutte le violazioni amministrative e quelle aventi un carattere contravvenzionale [1].

Permanendo tuttavia l’intenso dibattito sulla scarsità di risultati (processi iniziati e condanne definitive irrogate per il reato di riciclaggio) pur in presenza di un sempre crescente numero di segnalazioni di operazioni sospette  prodotto, in ossequio al principio che la quantità non è sempre sinonimo di qualità, qualche rimedio bisognerà certamente escogitare.

Mi permetto di evidenziare alcune cause che possono aiutare a meglio valutare l’adozione di una possibile terapia:

  • Un generale ed insufficiente assetto organizzativo da parte dei destinatari della normativa antiriciclaggio, oggi riassunta nel Decreto legislativo n.231/2007 implementata e modificata di recente con la IV Direttiva Europea nella lotta al riciclaggio e finanziamento del terrorismo, ratificata dal D.lgs n.90/2017 in vigore dal 4 luglio 2017;
  • Una formazione assente o approssimativa, in grado di diffondere quella necessaria cultura della legalità e governance del rischio. Oggi, non solo manca un Albo dei formatori ma neanche si è compreso come si forma un “formatore” a distanza di un quarto di secolo dalla introduzione della prima normativa nazionale in materia di lotta al riciclaggio di denaro sporco;
  • Un sistema di controlli e sanzioni che lascia eccessivo spazio di discrezionalità all’organo investigativo, soprattutto per quanto riguarda la “Segnalazione di operazione sospetta”. Ricordo, a titolo di esempio, l’annoso problema del comportamento da assumere su presunte e reiterate condotte anomale di clientela già oggetto di segnalazione.

Molto ci sarebbe da dire ma, per carità di patria, mi fermo qua!

 

============

[1]  IL RICICLAGGIO DEL CRIMINE

 

https://www.giovannifalcone.it/evasione_fiscale__cosa_rischia_chi_paga_in_nero_/

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