“ALLA PIU’ BELLA DITTATURA E’ PREFERIBILE LA PEGGIORE DELLE DEMOCRAZIE”.
Dopo Piazza Tienanmen dell’aprile/giugno 1989, denominata la “Primavera di Pechino” quando migliaia di studenti furono ferocemente massacrati dai carri armati cinesi, si disse che fu distrutto un sogno dell’intero popolo cinese: UN SOGNO DI LIBERTA’.
Oggi a distanza di venti anni da quell’eccidio, a conferma che i sogni non muoiono mai, Liu XIAOBO, 57 anni, reo di aver diffuso in rete l’appello di 300 intellettuali, nel giorno di Natale è stato condannato a 11 anni di carcere.
L’appello di cui parlo, indirizzato al regime comunista cinese e volto ad ottenere il rispetto dei diritti umani, riforme politiche e indipendenza del potere giudiziario nel senso che “la Legge deve essere uguale per tutti”, è stato così non solo respinto ma anche vilipeso dove la dignità umana del popolo cinese e dell’umanità intera è stata calpestata.
Che nel terzo millennio, nell’era della globalizzazione dei mercati, delle culture, delle conoscenze, si debba assistere impotenti a processi farsa della specie mi riesce difficile capirlo.
Le Nazioni Unite, la comunità internazionale cosa fa, a parte qualche protesta formale e burocratica che non porta da nessuna parte?
PRATICAMENTE NIENTE.
Gli affari devono continuare. La Cina è e rimane un partner commerciale di tutto rispetto, con un territorio ed un fabbisogno enorme.
Gli Stati Uniti e l’intero occidente spedisce delegazioni per pianificare e concludere accordi commerciali bilaterali.
La libertà costa … quella propria … ma, pare, anche quella degli altri.
Viva la libertà, viva la democrazia, viva il popolo cinese.
Mattinata 29 dicembre 2009