venerdì, Aprile 19, 2024
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PROCESSO BREVE: Disegno di legge

Secondo quanto dispone il Ddl il pubblico ministero dovra\’ esercitare l\’ azione penale entro e non oltre tre mesi dalla conclusione delle indagini preliminari. I termini vengono pero\’ sospesi nei casi di autorizzazione a procedere, di deferimento della questione ad altro giudizio e in ogni altro caso in cui la sospensione del processo sia imposta da una particolare disposizione di legge. La sospensione, però, dovra\’ essere decisa anche nel caso in cui c\’e\’ un impedimento dell\’imputato o del suo difensore “sempre che la sospensione o il rinvio non siano stati disposti per assoluta necessita\’ di acquisizione della prova”. Puo\’ portare la sospensione del processo anche il caso in bisogna rispettare i tempi utili per l\’estradizione dell\’imputato. La sospensione di questi termini cessera\’ lo stesso giorno in cui cessa la causa di sospensione. Nell\’ipotesi in cui vi siano nuove contestazioni durante il procedimento, i termini non potranno aumentare, complessivamente, per piu\’ di tre mesi. In caso di estinzione del processo l\’imputato e il Pm potranno presentare ricorso in Cassazione. Se la parte civile trasferisce l\’azione in sede civile, considerando l\’estinzione del processo, i termini a comparire saranno ridotti della meta\’. E queste cause dovranno avere precedenza. L\’imputato dovra\’ anche decidere di non avvalersi dell\’estinzione del processo. Le norme previste nel Ddl, pero\’, non verranno applicate al giudizio d\’appello davanti alla Corte dei Conti, secondo un emendamento della stessa maggioranza. Tra le disposizioni piu\’ discusse del provvedimento, quelle sui processi per i reati contabili. Il giudizio davanti alla Corte dei conti e\’ estinto quando dal deposito dell\’atto di citazione sono trascorsi piu\’ di tre anni senza che sia stato emesso il provvedimento che definisce il giudizio di primo grado. Nel caso di appello gli anni scendono a due. Nel caso in cui il danno erariale non superi il valore di 300 mila euro, il termine indicato e\’ di 2 anni. Il Ddl, inoltre, tiene conto delle esigenze delle aziende, perche\’ comprende le persone giuridiche. Il provvedimento prevede, in questi casi, l\’estinzioni dei processi per reati commessi prima del 2006 per i quali non si sia ancora arrivati a sentenza entro due anni. Per i processi ancora da celebrare, invece, e\’ prevista una equiparazione tra i tempi previsti per i procedimenti a carico delle persone fisiche e quelli che riguardano le personalita\’ giuridiche delle aziende che dal 2001 sono chiamate a rispondere in tribunale per eventuali illeciti penali. Con la fine del 2009 e\’ scaduto l\’ennesimo blocco degli sfratti e l\’assenza di un provvedimento di proroga nel cosidetto Milleproroghe preoccupa i sindacati.Tra il 2007 ed il 2008, infatti, come ricorda il Sicet riportando gli ultimi dati del Viminale, le richieste di esecuzione degli sfratti sono aumentate del +27% coinvolgendo quasi 140 mila famiglie italiane. Le regioni che presentano i valori di richiesta piu\’ elevati risultano essere, nel 2008, il Lazio con 54.573 richieste (39,4%) e la Lombardia con 28.767 (20,8%) del totale nazionale. Ma non sono solo le esecuzioni ad aumentare; in crescita del 18,6% anche i provvedimenti di sfratto emessi nel 2008 per un totale di 53 mila. Un aumento che e\’ piu\’ rilevante in Campania 106,8%, in Puglia 37,6%, nel Lazio 31,3% e in Veneto 28,2%. Le famiglie sfrattate sono state 25mila con una crescita del 11%. Una verifica delle motivazioni dello sfratto, ricorda ancora il sindacato, indica che per il 78,8% la prima causa e\’ l\’impossibilita\’ economica di pagare l\’affitto mentre per finita locazione sono emessi il 20,2% dei provvedimenti e solo l\’1% e\’ dettato dalla necessita\’ del proprietario. La regione che presenta il maggior numero di sfratti eseguiti, con l\’intervento della forza pubblica, e\’ la Lombardia con 3.356 esecuzioni, il 13,4% del totale nazionale, seguita dal Lazio 2.845, l\’ 11,4% e dall\’Emilia Romagna 2.687, il 10,8%. Una situazione generale, dunque, che per il Sicet e\’ riassumibile in una dato: dal rapporto tra provvedimenti di sfratto emessi e numero delle famiglie residenti in Italia risulta che, per il 2008 e\’ stato emesso un provvedimenti di sfratto ogni 474 famiglie. Nel 2007 era uno ogni 545 famiglie. Da questo punto di vista le regioni che presentano il rapporto peggiore di quello nazionale sono: il Lazio (1/ 271) e la Liguria (1/324) ed in particolare a livello locale Roma con uno sfratto ogni 220 famiglie e Genova con uno sfratto ogni 255 famiglie. Fonte: Adnkronos

Ecco il testo integrale del provvedimento:

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1. (Modifiche alla legge 24 marzo 2001, n. 89)

1. All’articolo 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, le parole «Chi ha subìto» sono sostituite dalle seguenti: «In attuazione dell’articolo 111, secondo comma, della Costituzione, la parte che ha subìto»;

b) al comma 3, la lettera b) è abrogata;

c) dopo il comma 3, sono aggiunti, in fine, i seguenti:

«3-bis. Ai fini del computo del periodo di cui al comma 3, il processo si considera iniziato, in ciascun grado, alla data di deposito del ricorso introduttivo del giudizio o dell’udienza di comparizione indicata nell’atto di citazione, ovvero alla data del deposito dell’istanza di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5, ove applicabile, e termina con la pubblicazione della decisione che definisce lo stesso grado. Il processo penale si considera iniziato alla data di assunzione della qualità di imputato. Non rilevano, agli stessi fini, i periodi conseguenti ai rinvii del procedimento richiesti o consentiti dalla parte, nel limite di novanta giorni ciascuno.

3-ter. Non sono considerati irragionevoli, nel computo del periodo di cui al comma 3, i periodi che non eccedono la durata di due anni per il primo grado, di due anni per il grado di appello e di ulteriori due anni per il giudizio di legittimità, nonché di un altro anno in ogni caso di giudizio di rinvio. Il giudice, in applicazione dei parametri di cui al comma 2, può aumentare fino alla metà i termini di cui al presente comma.

3-quater. Nella liquidazione dell’indennizzo, il giudice tiene conto del valore della domanda proposta o accolta nel procedimento nel quale si assume verificata la violazione di cui al comma 1. L’indennizzo è ridotto ad un quarto quando il procedimento cui la domanda di equa riparazione si riferisce è stato definito con il rigetto delle richieste del ricorrente, ovvero quando ne è evidente l’infondatezza.

3-quinquies. In ordine alla domanda di equa riparazione di cui all’articolo 3, si considera priva di interesse, ai sensi dell’articolo 100 del codice di procedura civile, la parte che, nel giudizio in cui si assume essersi verificata la violazione di cui al comma 1, non ha presentato, nell’ultimo semestre anteriore alla scadenza dei termini di cui al primo periodo del comma 3-ter, una espressa richiesta al giudice procedente di sollecita definizione del giudizio entro i predetti termini, o comunque quanto prima, ai sensi e per gli effetti della presente legge. Se la richiesta è formulata dopo la scadenza dei termini di cui al comma 3-bis, l’interesse ad agire si considera sussistente limitatamente al periodo successivo alla sua presentazione. Nel processo davanti alle giurisdizioni amministrativa e contabile è sufficiente il deposito di nuova istanza di fissazione dell’udienza, con espressa dichiarazione che essa è formulata ai sensi della presente legge. Negli altri casi, la richiesta è formulata con apposita istanza, depositata nella cancelleria o segreteria del giudice procedente.

3-sexies. Il giudice procedente e il capo dell’ufficio giudiziario sono avvisati senza ritardo del deposito dell’istanza di cui al comma 3-quinquies. A decorrere dalla data del deposito, il processo civile è trattato prioritariamente ai sensi degli articoli 81, secondo comma, e 83 delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, con esclusione della deroga prevista dall’articolo 81, secondo comma, e di quella di cui all’articolo 115, secondo comma, delle medesime disposizioni di attuazione; nei processi penali si applica la disciplina dei procedimenti relativi agli imputati in stato di custodia cautelare; nei processi amministrativi e contabile l’udienza di discussione è fissata entro novanta giorni. Salvo che nei processi penali, la motivazione della sentenza che definisce il giudizio è limitata ad una concisa esposizione dei motivi di fatto e di diritto su cui la decisione si fonda. Il capo dell’ufficio giudiziario vigila sull’effettivo rispetto di tutti i termini acceleratori fissati dalla legge».

2. In sede di prima applicazione delle disposizioni di cui al comma 1, nei giudizi pendenti in cui sono già decorsi i termini di cui all’articolo 2, comma 3-ter, della legge n. 89 del 2001, introdotto dal comma 1, lettera c), del presente articolo, l’istanza di cui al comma 3-quinquies del citato articolo 2 è depositata entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 2. (Estinzione del processo per violazione dei termini di durata ragionevole)

1. Nel codice di procedura penale, dopo l’articolo 346 è inserito il seguente:

«Art. 346-bis – (Non doversi procedere per estinzione del processo). – 1. Il giudice, nei processi per i quali la pena edittale determinata ai sensi dell’articolo 157 del codice penale è inferiore nel massimo ai dieci anni di reclusione, dichiara non doversi procedere per estinzione del processo quando:

a) dal provvedimento con cui il pubblico ministero esercita l’azione penale formulando l’imputazione ai sensi dell’articolo 405 sono decorsi più di due anni senza che sia stata emessa la sentenza che definisce il giudizio di primo grado;

b) dalla sentenza di cui alla lettera a) sono decorsi più di due anni senza che sia stata pronunciata la sentenza che definisce il giudizio di appello;

c) dalla sentenza di cui alla lettera b) sono decorsi più di due anni senza che sia stata pronunciata sentenza da parte della Corte di Cassazione;

d) dalla sentenza con cui la Corte di cassazione ha annullato con rinvio il provvedimento oggetto del ricorso è decorso più di un anno senza che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile.

2. Il corso dei termini indicati nel comma 1 è sospeso:

a) nei casi di autorizzazione a procedere, di deferimento della questione ad altro giudizio e in ogni altro caso in cui la sospensione del procedimento penale è imposta da una particolare disposizione di legge;

b) nell’udienza preliminare e nella fase del giudizio, durante il tempo in cui l’udienza o il dibattimento sono sospesi o rinviati per impedimento dell’imputato o del suo difensore, ovvero su richiesta dell’imputato o del suo difensore, sempre che la sospensione o il rinvio non siano stati disposti per assoluta necessità di acquisizione della prova;

c) per il tempo necessario a conseguire la presenza dell’imputato estradando.

3. Nelle ipotesi di cui agli articoli 516, 517 e 518 in nessun caso i termini di cui al comma 1 possono essere aumentati complessivamente per più di tre mesi.

4. Alla sentenza irrevocabile di non doversi procedere per estinzione del processo si applica l’articolo 649.

5. Le disposizioni dei commi 1, 2, 3 e 4 non si applicano nei processi in cui l’imputato ha già riportato una precedente condanna a pena detentiva per delitto, anche se è intervenuta la riabilitazione, o è stato dichiarato delinquente o contravventore abituale o professionale, e nei processi relativi a uno dei seguenti delitti, consumati o tentati:

a) delitto di associazione per delinquere di cui all’articolo 416 del codice penale;

b) delitto di incendio di cui all’articolo 423 del codice penale;

c) delitti di pornografia minorile di cui all’articolo 600-ter del codice penale;

d) delitto di sequestro di persona di cui all’articolo 605 del codice penale;

e) delitto di atti persecutori di cui all’articolo 612-bis del codice penale;

f) delitto di furto quando ricorre la circostanza aggravante prevista dall’articolo 4 della legge 8 agosto 1977, n. 533, e successive modificazioni, o taluna delle circostanze aggravanti previste dall’articolo 625 del codice penale;

g) delitti di furto di cui all’articolo 624-bis del codice penale;

h) delitto di circonvenzione di persone incapaci, di cui all’articolo 643 del codice penale;

i) delitti di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater;

l) delitti previsti dall’articolo 407, comma 2, lettera a);

m) delitti commessi in violazione delle norme relative alla prevenzione degli infortuni e all’igiene sul lavoro e delle norme in materia di circolazione stradale;

n) reati previsti nel testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;

o) delitti di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti previsti dall’articolo 260, commi 1 e 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

6. In caso di dichiarazione di estinzione del processo, ai sensi del comma 1 del presente articolo, non si applica l’articolo 75, comma 3. Quando la parte civile trasferisce l’azione in sede civile, i termini a comparire di cui all’articolo 163-bis del codice di procedura civile sono ridotti della metà, e il giudice fissa l’ordine di trattazione delle cause dando precedenza al processo relativo all’azione trasferita.

7. Le disposizioni del presente articolo non si applicano quando l’imputato dichiara di non volersi avvalere della estinzione del processo. La dichiarazione è formulata personalmente in udienza ovvero è presentata dall’interessato personalmente o a mezzo di procuratore speciale. In quest’ultimo caso la sottoscrizione della richiesta è autenticata nelle forme previste dall’articolo 583, comma 3».

Art. 3. (Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

2. Le disposizioni dell’articolo 2 si applicano ai processi in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, ad eccezione di quelli che sono pendenti avanti alla corte d’appello o alla Corte di Cassazione.

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