Anni fa ho vinto
un pubblico concorso per la direzione della farmacia di proprietà di un Comune
(primo livello dirigenziale). Recentemente sono state avviate le procedure per
la privatizzazione della farmacia che, a seguito di asta pubblica, è stata
attribuita a un privato. Nell’avviso d’asta era prevista la trasformazione del
mio contratto (da lavoro pubblico a lavoro privato e da dirigente a quadro),
dando così attuazione a un vero e proprio demansionamento, anche se a parità di
trattamento economico, comunque non rivalutabile. Il Comune non aveva ravvisato
la necessità di una mia ricollocazione nell’ambito dell’amministrazione
comunale anche se erano presenti due posti vacanti in organico, tra cui uno
alle politiche sociali rispondenti alle mie caratteristiche formative e
professionali.
Chiedo se la
procedura adottata dal Comune nei miei confronti è corretta.
G. L. – GENOVA
R I S P O S T A
Da quanto riportato nel quesito, non si
è in grado di entrare nel merito delle scelte operate dal Comune, in quanto non
si conoscono le motivazioni che non hanno permesso, all’atto della
privatizzazione della farmacia comunale, la possibilità di una ricollocazione
nell’ambito dell’amministrazione comunale, pur in presenza di due posti vacanti
in organico. A tale riguardo, nell’evidenziare che la nuova qualifica di quadro
non si ritiene possa costituire un “demansionamento” rispetto alla precedente
qualifica rivestita, di dirigente pubblico, in quanto è mutato il rapporto di
lavoro da contratto pubblico a privato, che, comunque, ha permesso la
conservazione del trattamento economico in godimento, per verificare la
legittimità delle procedure per l’individuazione dei soggetti cui conferire un
incarico dirigenziale, è necessario che amministrazioni assumano la relativa
determinazione con una trasparente valutazione delle caratteristiche
individuali e delle capacità professionali dei candidati, in conformità
all’articolo 19, comma 1, del Dlgs 165/2001, così come stabilito dal
dipartimento della Funzione pubblica.
Quest’ultimo, tramite
la direttiva 10/2007, con la quale ha fissato i criteri da seguire per
l’affidamento degli incarichi dirigenziali, ha evidenziato che, “pur essendo
insiti nelle procedure per l’individuazione dei soggetti cui conferire un
incarico dirigenziale il carattere della discrezionalità ed un margine più o
meno ampio di fiduciari età, è indispensabile che le amministrazioni assumano
la relativa decisione con una trasparente ed oggettiva valutazione delle
professionalità e delle caratteristiche attitudinali” dei candidati. A tal
proposito, il Tribunale di Salerno, sezione lavoro, con sentenza 22 gennaio
2013, n.295, ha stabilito che “l’atto di conferimento di un incarico
dirigenziale costituisce espressione di una scelta di carattere fiduciario, di
tipo negoziale, sia pure nel rispetto delle esigenze di buon andamento della
pubblica amministrazione sicché, in applicazione dei canoni fissati
dall’articolo 97 della Costituzione, è necessario che siano adottate modalità
procedimentali atte a garantire le condizioni di un trasparente e imparziale
esercizio dell’attività amministrativa”.
DAL”IL SOLE 24 ORE” DEL 20APRILE 2015
