La patente a punti ti ha salvato
LUI: Pare che in seguito all\’introduzione della patente a punti la mortalità per incidenti stradali sia diminuita sensibilmente.
LEI: In questo Paese, per esempio, siamo passati da settemila morti all\’anno prima dell\’introduzione della patente, a quattromila morti all\’anno.
LUI: Sono sempre tantissimi. In qualsiasi altra attività umana questo tasso di mortalità sarebbe considerato assolutamente inaccettabile. Immaginati se ci fossero quattromila morti all\’anno per
attentati terroristici.
LEI: Anche se una componente di fatalità esiste, è noto che i comportamenti individuali sono la principale causa degli incidenti, e quindi la patente a punti è stata fondamentale. Ma ho una domanda per te.
LUI: Quale?
LEI: La patente è in vigore da dieci anni. Vuol dire che abbiamo salvato trentamila vite.LUI: I conti tornano.
LEI: Madri e padri, bambini, nonni, amici che in questi dieci anni non sono morti. Dove sono?
LUI: Che cosa vuoi dire?
LEI: Voglio dire che ci sono i numeri e ci sono le persone. Se in seguito ad un avvelenamento ci fossero cento decessi, potresti indicare una ad una le lapidi di chi è deceduto. Se trovi una cura per una malattia letale, puoi stringere la mano a tutti i salvati. Ma se vedi solo una diminuzione nelle statistiche, non puoi indicare uno ad uno i salvati. Mario avrebbe potuto essere uno di loro, o Paola o chiunque altro. Non lo sappiamo né avremo mai modo di saperlo.
LUI: Ci sono quindi trentamila salvati tra di noi.
LEI: Esattamente. Se costoro potessero vedere le possibilità non realizzate, andrebbero da chi ha promosso la patente a punti e gli stringerebbero la mano. Ma nessuno di loro sa di essere uno dei salvati. Sono trentamila invisibili. E nota bene che non è una invisibilità di fatto, ma di principio.
LUI: Non lo possiamo sapere, non possiamo mettere un\’etichetta di “salvato” su nessuna persona in particolare; e allora ci ritroviamo con queste trentamila etichette di cui non sappiamo veramente
che cosa fare.
LEI: Hai ragione, e come se questo fatto fosse troppo astratto per noi. In fondo non riesco nemmeno a provare una forma di gratitudine, perché la gratitudine riguarda sempre eventi o persone che sono
legate direttamente a me, non un\’astrazione probabilistica.
LUI: Condivido il tuo disagio, e ti propongo di prendere una prospettiva su questo dato statistico, renderlo carne. Immaginati di essere uno dei salvati. Credilo fortemente. Agisci come se fossi proprio tu la persona cui è stata data una seconda vita.
Invece di pensare alle probabilità come a numeri senza collegamento con le cose di tutti i giorni, guarda il mondo pensando che tu, proprio tu, sei vivo quando invece non avresti dovuto esserlo.
Forte di questo pensiero, ringrazia chi ha promulgato la legge che ha permesso di salvare così tante vite.
DAL SOLE 24 ORE DEL 7 LUGLIO 2013
