Scissione aziendale: Nessun abuso se manca il vantaggio tributario!
Quando c’è una cessione di un ramo di azienda, uno spacchettamento societario, nella migliore delle ipotesi, si pensa sempre a male, significando che si persegue sempre una finalità occulta, in genere speculativa.
Nella realtà non è sempre così posto che, in molti casi, in assenza di un vantaggio tributario evidente, caratterizzato in genere, da uno spostamento di liquidità su conti personali degli stessi soci ovvero a terzi agli stessi collegati, con rapporti di affari o rapporti familiari (coniuge, figli, amanti, persone di fiducia, acclarati prestanomi o teste di legno etc.).
Se la scissione è asimmetrica, diventa una operazione fisiologica e fiscalmente neutrale, che non si presta ad interpretazioni o censure antielusive, come anche spiegato da una risposta dell’Agenzia delle entrate ad un Interpello numero 97 del 2020.
Quando da una società se ne fanno due, in conseguenza della scissione, spostando beni e capitali sul ramo di azienda neocostituita – immobili, liquidità – si tratta di risorse che restano nel quadro di un “regime d’impresa” senza entrare nella disponibilità dei singoli soci persone fisiche non realizzando per questo, alcun beneficio in termini fiscali e tributari.
Tale patrimonio infatti – beni immobili e liquidità trasferita – mantiene in capo alla società destinataria e quindi, indirettamente in capo ai soci di questa, il medesimo conto fiscale che aveva nella società originaria (la scissa).
Pratica operativa
Il commento che sto facendo deve valere, in quota parte e per quel che serve, per la valutazione che sono chiamati a fare i soggetti obbligati agli adempimenti antiriciclaggio che molto spesso vedono nero, forse temendo effetti sanzionatori, anche in una bella giornata di sole.
Quando ci sono operazioni straordinarie, come può essere una scissione societaria, nel dubbio si dice, faccio una bella Segnalazione di operazione sospetta per stare più tranquillo, non si sa mai, anche se la stessa risulta priva di causale in grado di spiegare a sufficienza l’iniziativa.
In questa sede vorrei evidenziare che se la scissione viene fatta alla luce del sole, con motivazioni solide e strategiche per la stessa vita ed il successo di un’attività imprenditoriale, come banca o come professionista (soggetto obbligato), non ho alcun onere di comunicare un bel niente.
Se al contrario, l’operazione viene preceduta da “prelievi di denaro contante” inusuali ed ingiustificati secondo la strumentalità dell’attività imprenditoriale, significa voler porre un muro, un argine alla trasparenza circa la finalità e destinazione delle risorse finanziarie. Analogamente, se vengono disposti bonifici verso terzi estranei all’attività imprenditoriale, prive di senso logico e strumentale alla vita dell’impresa, come soggetto obbligato, avrò certamente una ragione per far partire una Segnalazione di operazione sospetta.
Insomma, per farla breve, in assenza di vantaggi tributari, operazioni poco trasparenti, quando lo stesso amministratore non è in grado o non è disponibile a fornire elementi di conoscenza l’abuso del diritto è dietro l’angolo e qualche iniziativa in più da parte del soggetto obbligato, potrebbe rivelarsi dio particolare utilità!
