venerdì, Aprile 19, 2024
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SICUREZZA & DIFESA: Risorse 2015 a rischio



Ragioneria generale dello Stato: perplessità sulla possibilità di utilizzare il FUG per la retribuzione del personale
.

Roma, 20 set – Ancora tutta da risolvere la questione dello sblocco
salariariale del personale del comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso
pubblico.

Come avevamo già sottolineato in un precedente articolo,
le risorse destinate al soddisfo delle indennità maturate dal personale
in questi anni di blocco delle retribuzioni, per il 2015 sono state
reperite frugando nelle pieghe dei bilanci di Interno e Difesa ma, per
come riferisce Gianpiero Bocci, Sottosegretario di Stato per l\’Interno rispondendo ieri ad un\’interpellanza urgente presentata da Stefano Dambruoso (Scelta Civica per L\’Italia), tali somme hanno carattere di una tantume, quindi, non strutturali.

Per una più dettagliata informazione sull\’argomento, di seguito
pubblichiamo il contenuto completo dell\’interpellanza urgente redatta
dall\’on. Dambruoso e la risposta del Sottosegretario di Stato per
l\’Interno, Gianpiero Bocci.

XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell\’Assemblea
Seduta n. 294 di venerdì 19 settembre 2014
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 9.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,02).
(Iniziative
volte ad assicurare la vendita degli strumenti finanziari sequestrati
confluenti nel Fondo unico giustizia, al fine di consentire il
reperimento delle risorse necessarie allo sblocco della contrattazione
nel comparto sicurezza –n. 2-00680
)

PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente
Dambruoso n. 2-00680, concernente iniziative volte ad assicurare la
vendita degli strumenti finanziari sequestrati confluenti nel Fondo
unico giustizia, al fine di consentire il reperimento delle risorse
necessarie allo sblocco della contrattazione nel comparto sicurezza
(vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).

Chiedo all’onorevole Dambruoso se intenda illustrare la sua interpellanza.

STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, qui passiamo a
tutt’altra tematica: passiamo alla vicenda nota e risolta in buona
parte ieri – secondo le notizie giornalistiche – dal Governo, e che
riguarda la necessità di trovare i fondi per soddisfare aspettative e
richieste del numeroso comparto delle forze dell’ordine.

In data 25 marzo 2014, nel corso di un incontro con i sindacati della
Polizia di Stato, il Ministro dell’interno ha assunto l’impegno di
sollecitare, in tempi brevi, il Ministero per la semplificazione e la
pubblica amministrazione al fine dell’avvio del tavolo del rinnovo
contrattuale bloccato, ormai, dal 2009, nonché di procedere
all’approvazione di una legge delega per il riordino delle carriere,
reperendo nuove risorse.

Solo qualche giorno fa, il 3 settembre 2014, a margine dei lavori in
Senato sulla legge delega di riforma della pubblica amministrazione, a
proposito dei rinnovi contrattuali per i dipendenti pubblici, il
Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha
affermato che «in questo momento di crisi le risorse per sbloccare i
contratti a tutti non ci sono», e che pertanto gli stipendi degli
statali resteranno bloccati anche nel 2015.

Nelle ultime ore il Ministro dell’interno ha riferito invece, e
fortunatamente, che: «ci sono le condizioni per lo sblocco degli
stipendi delle forze di Polizia», ma da ricostruzioni giornalistiche
emerge che i costi dell’operazione – che ammonterebbero a circa 800
milioni di euro per lo sblocco dal 2015 – sono impossibili o molto difficili da stanziare entro il 31 dicembre 2014.
Segnali positivi in questa direzione sono stati espressi anche dal
Ministro della difesa e dallo stesso Presidente del Consiglio, ma il
nodo da sciogliere resta quello delle coperture. Ieri abbiamo appreso
che questo nodo si è avviato alla risoluzione; ciò nonostante,
sottosegretario, le sollecito un approfondimento sul tema che ci stava a
cuore con la presentazione di questa interpellanza.

Infatti sul sito di Equitalia Giustizia, tra i dati patrimoniali del
Fondo unico giustizia (il cosiddetto FUG) al 30 giugno 2014, risultano
depositati 1.429.074.000 euro di risorse liquide – di cui 415 milioni
circa di risorse sequestrate «anticipate» allo Stato da Equitalia
Giustizia, ai sensi dell’articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 143
del 2008; nonché 2 miliardi circa di risorse non liquide, costituite da
deposito titoli, gestioni patrimoniali, gestione collettiva del
risparmio, contratti assicurativi e mandati fiduciari. I decreti del
Presidente del Consiglio dei ministri finora emanati per la
riassegnazione delle risorse liquide hanno sempre previsto la
destinazione del 48 per cento al Ministro dell’interno, del 48 per cento
al Ministero della giustizia e del 2 per cento all’entrata del bilancio
dello Stato; e, ad oggi, le somme versate complessivamente da Equitalia
Giustizia ammontano a circa 810 milioni, cifra notevolmente inferiore
alla reale disponibilità patrimoniale del Fondo unico giustizia.

Sul punto, già in data 13 febbraio 2014, nel corso della seduta n.
173, il Viceministro dell’economia e delle finanze, in risposta ad
un’interpellanza urgente, ha spiegato che gli ostacoli che impediscono
l’integrale sfruttamento delle risorse del Fondo «sono stati ampiamente
verificati in seno ad un tavolo tecnico coordinato lo scorso anno dal
Ministero dell’economia e delle finanze, all’esito del quale si è
convenuto sull’impossibilità di una utilizzazione proficua delle risorse
finanziarie del Fondo unico giustizia mediante l’alienazione della
relativa componente titoli. Il tema della vendibilità dei titoli
sequestrati impatta, da un lato, con la necessità di tutelare le
posizioni giuridiche soggettive degli imputati non condannati con
sentenza definitiva – quindi rientrano nel campo delle somme sequestrate
e non confiscate – e, dall’altro, con quella di verificare le modalità
di restituzione delle somme ricavate dalla vendita dei titoli già
sequestrati, nel caso di dissequestro.

Estremamente complessa appare, a monte, la stessa selezione dei
titoli vendibili e la determinazione del prezzo di vendita, di talché è
stata ipotizzata la vendita dei soli titoli quotati, considerato che,
per quelli non quotati, la congruità del prezzo di vendita sarebbe
contestabile per definizione, con conseguenti elevati rischi di
contenzioso, in caso di successivo dissequestro. Da ultimo, deve
precisarsi che la normativa vigente (all’articolo 6, comma 21-quinquies,
del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del
2010, e all’articolo 10, comma 21, del decreto-legge n. 98 del 2011,
convertito dalla legge n. 111 del 2011) ha subordinato la possibilità di
vendita degli strumenti finanziari sequestrati all’adozione di un
successivo decreto del Presidente del Consiglio, che ne avrebbe dovuto
determinare termini e modalità. Tale decreto, per tutte le difficoltà
operative, che sono state sopra menzionate e che riguardano le norme
contenute nella legge, non è ancora stato attuato».

Appare evidente a noi interpellanti che la vendita di titoli e
prodotti finanziari già oggetto di confisca, oggi confluiti nel Fondo
unico giustizia sotto la voce generica «risorse non liquide», potrebbe
contribuire in modo significativo al reperimento delle risorse
necessarie allo sblocco dei contratti del comparto sicurezza.

Noi, quindi, chiediamo a che punto siano i lavori per l’adozione del
citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dagli
articoli 6, comma 21-quinquies, del decreto-legge n. 78 del 2010,
convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, e 10, comma
21, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni,
dalla legge n. 111 del 2011, nonché quali determinazioni si intendano
assumere per assegnare nel più breve tempo possibile le citate risorse
del Fondo unico giustizia al Ministero dell’interno – come previsto
appunto dai citati commi – e consentire a quest’ultimo lo sblocco di
risorse utili, non solo ma anche, per le richieste stipendiali delle
Forze di polizia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per
l’interno. Signor Presidente, naturalmente non mi soffermo sulle ultime
notizie in merito allo sblocco così com’è stato ricordato dall’onorevole
interpellante e mi soffermo invece sulla interpellanza con la quale gli
onorevoli lamentano non solo il rinnovo dei contratti collettivi per il
settore delle forze di polizia ma soprattutto evidenziano che dette
risorse, com’è stato ricordato puntualmente pochi minuti fa, potrebbero essere individuate attingendo dalle somme confluite nel Fondo unico giustizia,
facendo particolare riferimento agli importi derivanti dalla vendita di
titoli e prodotti finanziari intestati al Fondo ed iscritti sotto la
voce generica di «risorse non liquide».

Pertanto, gli interpellanti chiedono di sapere lo stato di adozione
del decreto, di natura non regolamentare, del Presidente del Consiglio
dei ministri, di cui agli articoli 6, comma 21-quinquies, del decreto
legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito dalla legge n. 30 luglio 2010, n.
122, e dall’articolo 10, comma 21, del decreto legge 6 luglio 2011, n.
98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, con cui sono dettate
specifiche disposizioni per disciplinare termini e modalità per la
vendita dei titoli sequestrati in argomento.

Inoltre, gli onorevoli sollecitano la destinazione di tali risorse al Ministero dell’interno per finanziare gli adeguamenti stipendiali delle Forze di polizia.

Al riguardo, sentiti i competenti uffici dell’amministrazione
finanziaria, si rappresenta quanto segue. Come rilevato dagli onorevoli
interpellanti, gli articoli 6, comma 21-quinquies, del decreto legge 31
maggio 2010, n. 78 convertito dalla legge n. 30 luglio 2010, n. 122, e
10, comma 21, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111 hanno subordinato la possibilità di vendita
degli strumenti finanziari sequestrati all’adozione di un successivo
DPCM che ne avrebbe dovuto determinare termini e modalità.

In relazione al provvedimento in argomento, sono in corso gli
approfondimenti istruttori, da cui sono emerse difficoltà
nell’individuazione di un percorso operativo praticabile. Più nel
dettaglio, si osserva, innanzitutto, che nel Fondo unico giustizia
confluiscono risorse sequestrate, che, in quanto tali, non sono di
proprietà dello Stato, a causa della loro provvisorietà e del fatto che
potrebbero essere restituiti al titolare originario, in caso di revoca
della misura. Il FUG è, quindi, un Fondo nel quale le risorse giacciono
fin quando un nuovo provvedimento dell’autorità giudiziaria non ne
disponga la confisca ovvero il dissequestro.

Soltanto per effetto di un’eventuale successiva sentenza di condanna
passata in giudicato e di un provvedimento di confisca, Equitalia
Giustizia potrà versare le somme confiscate al bilancio dello Stato, al
quale è, inoltre, versata una quota delle risorse sequestrate
disponibili per massa – cosiddetta «anticipazione» – determinata
annualmente con decreto ministeriale, in base a criteri statistici e con
modalità rotativa, ai sensi dell’articolo 2, comma 7, del decreto legge
16 settembre 2008 n. 143, convertito con modificazioni dalla legge 13
novembre 2008, n. 181.

Ciò posto, il tema della vendibilità dei titoli sequestrati intestati
al FUG impatta sia con la necessità di tutelare le posizioni giuridiche
soggettive di imputati non condannati con sentenza definitiva, nonché
con quella di verificare le modalità di restituzione delle somme
ricavate dalla vendita dei titoli già sequestrati, nel caso di
dissequestro. Estremamente complessa appare, a monte, la stessa
selezione dei titoli vendibili e la determinazione del prezzo di
vendita, di talché è stata ipotizzata la vendita dei soli titoli
quotati, considerato che per quelli non quotati la congruità del prezzo
di vendita sarebbe contestabile per definizione, con conseguenti elevati
rischi di contenzioso, in caso di successivo dissequestro.

Tuttavia, anche per i titoli quotati l’ipotesi di stabilire che il
prezzo di vendita non debba essere inferiore a quello dell’acquisto non
elimina i problemi connessi alle oscillazioni del valore dei titoli. Non
può, infatti, escludersi che il valore del titolo alla data del
dissequestro possa essere superiore sia al prezzo di acquisto a suo
tempo pagato dall’avente diritto, sia al prezzo della successiva
vendita.

Altro profilo di criticità, in assenza di una specifica indicazione
contenuta nella norma primaria, consiste nello stabilire se, dopo che
sia stato venduto il titolo sequestrato che prevede la distribuzione di
cedole, in caso di successivo dissequestro, l’avente diritto abbia o
meno titolo per ottenere il pagamento del valore delle cedole maturate
dalla data del sequestro a quella del dissequestro. Inoltre, il
Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato sottolinea che le
entrate affluite al bilancio statale derivanti da confische e, a maggior
ragione, da sequestri non sono considerate valide ai fini del
miglioramento dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione.
Gli introiti da sequestri, in particolare, essendo riferiti a risorse
che sono nella titolarità di terzi, sono trattati nei conti nazionali
alla stregua di un’anticipazione passiva dello Stato e, quindi, oltre a
non avere effetti positivi sull’indebitamento netto, producono effetti
negativi sul debito pubblico. Pertanto, la Ragioneria generale
dello Stato esprime perplessità in ordine alla possibilità di utilizzare
tali risorse per la copertura di oneri relativi alla retribuzione del
personale
, in quanto ciò comporterebbe un peggioramento
dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione. Inoltre, tale
tipologia di utilizzo non è espressamente prevista tra le finalità di
cui all’articolo 2, comma 7, del decreto legge 16 settembre 2008, n.
143.

Infine, l’inidoneità di tali risorse a fronteggiare l’onere derivante
dagli aumenti stipendiali alle Forze di polizia deriva dalla
circostanza che tale onere è a regime, mentre le risorse in questione hanno natura di una tantum. In tal senso si è espresso anche il Ministero della giustizia.

PRESIDENTE. L’onorevole Dambruoso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, la ringrazio
sottosegretario per una risposta che francamente non appaga le
aspettative di chiarimenti e di ulteriore arricchimento di soluzione che
ci si aspettava con questa interpellanza urgente, allorché avevamo già
letto la precedente risposta – così come peraltro già ricordato nella
nostra interpellanza – del febbraio di quest’anno da parte del
Viceministro dell’economia e che aveva già trattato temi che oggi il
Ministero dell’interno ci ripropone. È chiarissimo che i beni
sequestrati hanno una difficoltà di utilizzabilità in modo definitivo.
Questo è chiarissimo sia agli interpellanti sia a chi da tempo fra le
forze di polizia fa riferimento proprio ai fondi raccolti nel FUG.

È chiarissimo che la confisca soltanto potrà consentire una
disponibilità definitiva circa quelle somme, così come è altrettanto
chiaro che quelle difficoltà di tipo borsistico circa le quotazioni dei
titoli sono un problema oggettivo che una Ragioneria dello Stato però,
che vive in un contesto di economia così precaria e così danneggiata da
una pluralità di vicende finanziarie, proprio quelle, finanziarie, a cui
proprio lo Stato e la Ragioneria in tempi abbastanza recenti, non
recentissimi fortunatamente, peraltro ha dato il proprio OK di adesione.
Ebbene noi ci aspetteremmo che ci sia uno scatto di reni forte per
dimostrare che non ci siamo totalmente arresi, da un lato, allo spessore
burocratico che sta bloccando una pluralità di iniziative sacrosante da
parte di questo Paese, che sembra avere trovato energia tale proprio
per distaccarsi da quel pantano, da quella palude che ha caratterizzato
purtroppo anni recenti e, dall’altro lato, ci aspetteremmo che proprio
da parte dello Stato – e quindi da parte delle varie componenti che
rappresentano in questo caso i gestori di questo fondo importante –
arrivino delle risposte davvero assolutamente consequenziali,
assolutamente corrispondenti a quello che è il clima attuale, a quello
che è il problema di oggi. La sicurezza, così come l’educazione e la
formazione, sono problemi seri, sono degli zoccoli importanti su cui
qualunque democrazia deve porre la massima attenzione. Sono stati
trovati giustamente i fondi per gli insegnanti che reclamavano fondi di
cui aspettavano la disponibilità da tempo, sono stati, secondo le fonti
giornalistiche di ieri, trovati finalmente i fondi anche per il comparto
sicurezza che non può essere sottovalutato mai, perché questo Paese ha
bisogno di un costante mantenimento di sicurezza alto e adeguato. E
questo si può fare soltanto riconoscendo l’importanza anche attraverso
gli adeguamenti salariali minimi peraltro richiesti dalle 100 mila
persone e le 100 mila famiglie che appartengono a quel comparto. È bene
che lo si faccia con adeguamenti salariali minimi, ma corrispondenti
alle esigenze che vengono legittimamente e democraticamente
rappresentate.

Abbiamo vissuto in questi giorni, signor sottosegretario, delle
vicende paradossali: fuori da questo Palazzo per più di una settimana
c’erano banchi e banchetti di democratiche rappresentanze di polizia che
lamentavano giustamente l’adeguamento salariale bloccato da cinque anni
per cifre che mediamente ruotavano intorno ai 5, 10, 15, 20 euro. Negli
stessi giorni in questo prestigioso Palazzo più di ventitré sigle
sindacali, appartenenti peraltro come genere allo stesso novero di sigle
che rappresentava fuori, quindi in piazza Montecitorio, per quelle
cifra – 15-20 euro al mese – qui rappresentavano fuori dalla porta della
Presidente della Camera per attenuazioni di stipendi che passavano da
circa 300 mila a 280 mila euro. Questo è lo stato di questo Paese che
anche fuori da questo Palazzo, da chi rappresenta la sicurezza che ci
consente di tornare a casa tranquilli o con un certo senso di
tranquillità ogni sera, viene avvertito e noi non possiamo essere
insensibili a quelle forti richieste che provengono da un centimetro
fuori da questo Palazzo. Per questo anche insistiamo fortemente perché
ci sia uno scatto di reni da parte proprio di quegli organi che sono
preposti alla gestione di questo fondo: che almeno le somme confiscate,
quelle davvero utilizzabili non restino lì bloccate, perché
rappresenterebbe una definitiva sconfitta dell’importante contrasto alla
criminalità organizzata che questo Paese, con adeguati strumenti e con
adeguate capacità, sta facendo ormai da anni.

Fonte: GrNet.it

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