Le dichiarazioni rese dalla Presidente del Friuli Venezia
Giulia sui “colori dello stupro” di
una donna, hanno scatenato un dibattito che, a prima vista sembra se non
esagerato, quanto meno limitato.
Tutto sembra nato dopo una vicenda di cronaca di qualche
giorno addietro quando, un giovane
immigrato iracheno ha rapinato, violentato e stuprato una diciassettenne di
Trieste.
A voler dare un senso compiuto alla frase della Serracchiani, “lo stupro perpetrato da un
immigrato è più grave”, penso che si debba ragionare sul sentimento di
riconoscenza che i nostri ospiti dovrebbero nutrire verso l’Italia, un Paese
che li accoglie spesso salvandoli da una morte certa nel Mediterraneo.
Detto questo, se essere ingrati può significare anche un’aggravante in un ipotetico giudizio di responsabilità, almeno sotto
il profilo morale e non certo
giuridico contemplato dal vigente Codice penale, ci può stare, tutto appare
comprensibile e ridimensionato nei suoi effetti.
Se poi andiamo a fondo, cercando di comprendere le cause,
sociali, umane e psicologiche per le quali tanti barconi di disperati, senza distinzione di sesso e di età, sono
disposti a correre tanti rischi nella speranza
di una sopravvivenza ormai perduta nei loro Paesi di origine, potremmo
anche scoprire che forse le guerre, accompagnate
dall’esigenza di proteggere o perseguire interessi
non sempre leciti da parte di noi occidentali rappresentano la scintilla.
Se così è, forse i veri
ingrati siamo noi europei che, poco o comunque non abbastanza facciamo per
aiutare questi Paesi – penso alla Libia o alla Siria in modo particolare.
Distinguere la gravità di uno stupro, come abbiamo visto,
ci porta lontano su un terreno che forse non conviene a tutti.
Per intanto, diciamo che la gratitudine è un sentimento positivo, quando c’è, a prescindere
dalle bombe del giorno prima
Amen!