giovedì, Marzo 28, 2024
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SUCCEDE IN ITALIA: I dubbi sul conto pagato al fisco tramite lo Scudo ter


Ho partecipato all’operazione
di rimpatrio dei capitali denominata “Scudo ter2 e sono in lite con la banca in
merito alle imposte pagate sulla intera operazione. Il rimpatrio, contenente la
preparazione della dichiarazione riservata con l’imposto delle imposte da
pagare, era stata delegata alla banca, che aveva ricevuto nel frattempo tutta
la documentazione necessaria da parte dell’istituto di credito estero.

Da un controllo
effettuato dal commercialista, a due anni di distanza, è risultato che la procedura
adottata dal Banco Popolare per la determinazione dell’imposta dovuta era
errata.

Ciò aveva prodotto un
maggior versamento all’erario rispetto al dovuto. Abbiamo quindi provveduto ad
evidenziare per iscritto alla banca l’errore commesso, chiedendo che, in
qualità di sostituto d’imposta, si facesse carico di restituirci le somme
indebitamente pagate.

La risposta formale,
arrivata molti mesi dopo, ci nega la possibilità di rimborso, con una
motivazione che ha dell’incredibile. La banca disconosce la sua responsabilità
nella preparazione della dichiarazione, sostenendo di averla ricevuta dal
cliente debitamente firmata, e di aver unicamente provveduto a versare le somme
indicate all’erario. Non solo non si vuol tener conto della figura giuridica
che il decreto legge prevede per gli istituti di credito che fungono da tramite
per le operazioni di rimpatrio di capitali detenuti all’estero, ma si dimentica
che la documentazione necessaria per espletare l’operazione è stata inviata
formalmente alla banca proprio per consentirgli di procedere al calcolo dell’imposta.

R.T. – (Asti)

RISPONDE
BANCO POPOLARE

La
segnalazione effettuata dal signor R.T. che lamenta un errore nel calcolo delle
imposte pagate dalla banca, a fronte del rimpatrio di capitali detenuti all’estero,
in ossequio al decreto legge denominato “Scudo fiscale ter”, appare troppo poco
dettagliata per permetterci di fornire una risposta puntuale al cliente..

In via
generale osserviamo che la norma (e di conseguenza l’operato della banca)
prevedeva che “la dichiarazione riservata”, nella quale erano riportate la
natura e l’ammontare delle attività da regolarizzare o da far rimpatriare,
fosse debitamente redatta e sottoscritta dal soggetto interessato ovvero dal
contribuente. Solo lui, infatti, poteva essere a conoscenza delle attività
detenute all’estero – da rimpatriare o regolarizzare – quali denaro, attività
finanziarie (azioni, obbligazioni e così via) e immobili.

Una volta
compilata la dichiarazione, la stessa doveva essere presentata all’intermediario
che riceveva in deposito le attività provenienti dall’estero. Alla Banca erano
delegate le attività di controllo sui beni compresi nella dichiarazione ed
effettivamente rimpatriati e convertiti sulla base del cambio previsto dalla
legge per le operazioni della specie. Il perfezionamento delle procedura
avveniva, dopo tale controllo, con l’accredito all’intermediario da parte del contribuente
della somma necessaria al pagamento dell’imposta straordinaria che veniva poi
comunicata all’erario.

In
considerazione di quanto sopra specificato, nonché della delicatezza della
questione, la banca si rende comunque e da subito disponibile ad un incontro
con il cliente ed il suo consulente al
fine di valutare e chiarire l’effettivo operato e gli eventuali interventi da
effettuare in caso di errore. A tal fine il cliente potrà contattare direttamente
la sua filiale per fissare un appuntamento con un nostro esperto del settore.

DAL SOLE 24 ORE DEL 14 DICEMBRE 2013

 

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