venerdì, Aprile 19, 2024
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SUCCEDE IN ITALIA: PostePay e i casi di nuovi prelievi fraudolenti rimborsati tardi

Il 26 novembre 2010 sporgevo formale
denuncia-querela per l’indebito utilizzo, nonché per clonazione, della mia
carta Postepay. A seguito della visualizzazione della lista movimenti
constatavo, infatti, che la carta era stata indebitamente utilizzata, senza
alcuna autorizzazione ed a mia insaputa, per effettuare varie operazioni. Lo
stesso giorno, inoltre, provvedevo immediatamente a bloccare la mia carta e a
comunicare a Poste Italiane il formale disconoscimento delle operazioni.

Inoltre, sia nella
denuncia-querela, che nella dichiarazione di disconoscimento, specificavo che
la carta, nonché i relativi codici personali segreti, non erano mai stati
smarriti o rubati. Nonostante tutto ciò Poste Italiane mi rispondeva con
comunicazione del 10 dicembre 2010, con la quale negava di restituirmi quanto
sottrattomi in quanto “tali operazioni sarebbero state disposte mediante il
corretto inserimento di tutte le successive serie di riconoscimenti informatici
indispensabili per tali operatività”.

Tuttavia, come sopra evidenziato,
ho sempre dichiarato di non aver mai smarrito e/o subito il furto della carta
né dei relativi codici personali segreti. Inoltre, non ho mai fornito a terzi i
miei dati personali e (o identificativi).

E nessun altro soggetto ha mai
acquisito i dati o informazioni relativi a me o al mio strumento di pagamento,
né per mezzo degli strumenti operativi da me utilizzati per le operazioni
dispositive e informative afferenti la carta Postepay della quale sono
titolare, né tantomeno in altro modo.

Del resto, Poste Italiane non è mai
riuscita a fornirmi la prova del contrario. Poste Italiane, dunque, risulta non
avere adempiuto ai propri obblighi di legge, posto che l’obbligo di rimborso,
da parte del prestatore di servizi di pagamento e in favore del pagatore,
dell’importo relativo ad un’operazione di pagamento non autorizzata, è espressamente previsto, tra l’altro,
dall’articolo 12 del decreto legislativo 27 gennaio 2010, numero 11, il quale
ha attuato nell’ordinamento giuridico italiano la direttiva 2007/64/CE relativa
ai servizi di pagamento nel mercato interno europeo.

Tale disciplina, del resto, è
espressamente richiamata all’interno delle “Condizioni contrattuali della carta
Postepay Prepagata”.

Melania Marchese(via e-mail)

SUCCEDE IN
ITALIA: Attendeva il rimborso del
prelievo dal mese di marzo 2014

Vi scrivo per segnalare l’ennesimo
cattivo servizio di Poste Italiane. Ho numerosissime lamentele per il ritardo
nei rimborsi delle operazioni fraudolente subite dai possessori di carta
Postepay. A queste vorrei aggiungere anche la mia. In data 5 marzo 2014 ho
subito un prelievo fraudolento della considerevole somma di euro 532. Poiché in
quel momento stavo compiendo alcuni acquisti, verificando il saldo me ne sono
accorto subito. Ho telefonato per bloccare immediatamente la carta scoprendo,
dall’operatrice, che questo prelievo era frutto di un trasferimento alla
Western Union di Vienna, istituto a me del tutto sconosciuto.

Nel momento nel quale è comparso
sull’estratto conto l’addebito fraudolento, ho immediatamente fatto la denuncia
ed in data 11 marzo 2014 ho presentato il reclamo per il disconoscimento
dell’operazione all’ufficio postale di Milano 35. Ho effettuato, durante questo
anno, diverse telefonate di sollecito e ad aprile 2014 e novembre 2014 anche
due solleciti tramite fax dall’ufficio postale di cui sopra. Sia gli operatori
telefonici che i dipendenti dell’ufficio postale, tutti estremamente gentili,
mi hanno spiegato che bisogna solamente attendere perché la mole di reclami è
talmente ampia che spesso trascorre anche più di un anno.

Poiché ha compiuto un anno anche la
truffa che ho subito, vorrei capire quanto devo ancora attendere il sacrosanto
rimborso.

Non ho voluto rivolgermi
all’arbitro bancario perché ha un costo. Perché devo pagare per vedermi
restituito ciò di cui ho diritto? Ovviamente non ho mai rivelato a nessuno le
credenziali della mia carta e presumo che da un controllo informatico si possa
facilmente individuare la circostanza che l’operazione non possa essere a me
riconducibile.

La domanda più inquietante che
rivolgo a Poste è il motivo per il quale indicano sul loro sito il tempo di 30
giorni per risolvere i reclami dei prelievi fraudolenti quando poi la media
credo che arrivi a 12 mesi.

Io capisco la mole di lavoro,
magari il personale insufficiente a sbrigare tutte le pratiche, la complessità
del singolo reclamo che crea lungaggini, ma non capisco il perché Poste non
scrive sul suo sito che anziché 30 giorni la risposta al reclamo arriverà entro
12 mesi. Questo eviterebbe molti reclami dei reclami perché se una persona
conosce i tempi di risposta sicuramente non sollecita continuamente Poste prima
della scadenza da loro indicata.

Filippo Riccardo(via e-mail)

RISPONDE POSTE
ITALIANE

Informiamo
la signora Marchese e il signor Riccardo che Poste Italiane dopo aver
effettuate le verifiche ha attivato l’iter per il rimborso della somma che si
concluderà con l’emissione di un assegno vidimato.

DAL”PLUS24” DEL “IL SOLE 24 ORE” DEL 5 SETTEMBRE 2015

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