sabato, Aprile 20, 2024
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VENDITA PRODOTTI CONTRAFFATTI? Permesso di sopggiorno negato

Niente permesso di soggiorno all’extracomunitario che vive con «proventi di attività illecite». E ciò anche se la valutazione di «pericolosità sociale» effettuata dalla questura è fondata solo sulle segnalazioni all’autorità giudiziaria riportate dallo straniero e non su fatti accertati in sede penale a carico dell’interessato, che anzi ha ottenuto anche un’assoluzione. È quanto emerge dalla sentenza n. 200 del 7 febbraio 2011 emessa dalla terza sezione del Tar Veneto.
Dovrà per ora rinunciare al permesso di soggiorno per lavoro autonomo il cittadino cinese che ha aperto a Mestre un negozio di pelletteria dove, a più riprese, Finanza e Vigili urbani veneziani hanno trovato prodotti contraffatti, e pure non in modo grossolano: una predilezione per il “taroccato” che costa all’orientale una dozzina di segnalazioni all’autorità giudiziaria. Attenzione, però: in sede penale non si riesce a provare l’elemento soggettivo del reato di importazione di merce con marchi falsificati. E in ogni caso la sentenza che manda assolto lo straniero afferma che in base alle prove raccolte risulta comunque realizzato l’elemento oggettivo dell’illecito di cui all’articolo 474 Cp. Tanto basta all’amministrazione per negare all’interessato il titolo che abilita alla permanenza del territorio italiano: alla questura, infatti, è consentita una valutazione discrezionale nel verificare la pericolosità sociale del richiedente (che tuttavia in passato è stato condannato per possesso di armi). È escluso che le segnalazioni all’autorità giudiziaria, da sole, facciano scattare automaticamente la mancata conferma del permesso di soggiorno. Ma il punto è che l’articolazione locale del Viminale può ben fondare il suo “niet” su numerose e attendibili notizie di reato a carico dello straniero, pure senza una condanna passata in giudicato, a patto che sia fornita una motivazione “rinforzata” del provvedimento. E nella specie passa la linea della Questura, cui risulta sufficiente motivare con la circostanza che lo straniero vive in Italia grazie anche ad attività illegali che, riportano i giudici, destano particolare allarme in contesto peculiare come quello di Venezia e provincia: un riferimento, questo, che può essere messo in relazione alla tradizionale presenza dei turisti in Laguna, che fa proliferare una moltitudine di attività commerciali, non tutte regolari.

https://www.giovannifalcone.it/upload/uno.doc

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