venerdì, Marzo 29, 2024
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VILIPENDIO AL CAPO DELLO STATO: Assolto Storace, la critica è ammessa!

Dare dell\’indegno al capo dello Stato non è reato. Assolto Storace dall\’accusa di vilipendio

Il senatore aveva rinunciato alla
prescrizione, perché convinto del diritto del popolo di criticare il
“palazzo”. In allegato le interviste

Aula di tribunale

Da oggi, chiunque darà
dell\’indegno al presidente della Repubblica non commetterà reato. Si è
concluso infatti con l\’assoluzione il processo d\’appello a carico del
leader de La Destra, Francesco Storace, per vilipendio al capo dello
Stato.

La vicenda

La vicenda si ricorda, è
iniziata nel 2007, quando il politico sedeva ancora tra gli scranni del
Senato. All\’epoca, aveva presentato un disegno di legge costituzionale
per abolire i senatori a vita. Disegno che diede vita al “botta e
risposta” da cui scaturì il processo: l\’allora presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano definì infatti “indegno” chi criticava i
senatori a vita e Storace a stretto giro di posta ribadì che “indegno”
era lui “di una carica usurpata a maggioranza”.

Da qui la denuncia per vilipendio e l\’inizio del
processo, autorizzato dall\’allora guardasigilli Mastella e concluso in
primo grado con la condanna dell\’ex governatore della regione Lazio a
sei mesi sospesa con la condizionale.

Un beneficio non accettato
dal politico che proprio in questi giorni, mentre il presidente della
prima sezione stava per dichiarere prescritto il processo, ha
formalizzato la rinuncia alla prescrizione, convinto di ricevere
l\’assoluzione e attendendo il verdetto della Corte d\’Appello di Roma
nell\’udienza di oggi.

“Questo è un processo in cui si giudica il
diritto del popolo a criticare il Palazzo” ha spiegato Storace,
affermando senza ombra di dubbio che rifarebbe quello che ha fatto
“perché indegno non è un\’offesa ma un giudizio”.

“Per coerenza e
dignità ho rinunciato alla prescrizione – ha scritto il leader in una
lettera inviata al Tempo – perché voglio guardare in faccia i giudici e
capire se in questo Paese si può ancora rischiare la galera per dire al
presidente della Repubblica che sta governando male la sua Istituzione,
che la sta gestendo con faziosità. Tutti ormai sanno che Napolitano è
stato fazioso”.

Il dibattimento

Dopo un\’ora di
dibattimento iniziato alle 14:30 nella prima aula della sezione penale
della corte d\’appello di Roma con la requisitoria del procuratore
generale che ha chiesto ai giudici di confermare la sentenza di primo
grado in cui si condannava il senatore Storace di aver leso il prestigio
del presidente Napolitano, accusato di faziosità e di ricoprire
indegnamente la sua carica, sostenendo che la sua carica per istituzione
è super partes veementi le arringhe dei difensori Romolo Reboa e Giosuè
Naso, che hanno impugnato la sentenza. l\’avv. Reboa ha sostenuto che il
caso è accaduto nel pieno di una accesa diatriba politica, in cui il
“presidente Napolitano è sceso a gamba tesa come un arbitro per separare
i due giocatori litiganti, e ora per pacificare le proteste si vuole
condannare ed espellere il senatore Storace con un atto di evidente
matrice politica e perseguibile d\’ufficio, che lede la libera
manifestazione del pensiero e il diritto di critica, soprattutto di un
senatore votato dal popolo italiano. Questo processo è indegno della
nostra Repubblica. E\’ un atto politico. L\’art. 278 del codice penale è un retaggio della dittatura del codice Rocco e del reato di lesa
maestà, la cui pena va da 1 anno a 5 anni. Oggi nel 2016 con
l\’evoluzione dei mezzi di comunicazione le parole sono lanciate al vento
dei social network. Il mondo in 10 anni è cambiato ma questo retaggio
della dittatura no”. Sulla stessa linea l\’avv. Naso, che ha esposto come
“Il tribunale di Rovigo ha assolto una donna di Portocolle che ha
offeso il presidente, quindi ledendone l\’onore e il decoro, mentre qui
si vuole condannare un senatore che ha adempiuto al suo mandato politico
dell\’opposizione, in quanto ha attaccato la senatrice Montalcini che
con il suo voto garantiva un solido sostegno al governo. Questo processo
è stato un banco di prova delle libertà civili e individuali che
regnano in Italia”.


La decisione

Assolto
perché il fatto non costituisce reato. E\’ questa la decisione depositata
pochi secondi fa dalla Corte d\’Appello di Roma a seguito del
dibattimento di oggi. Le motivazioni saranno depositate in seguito.

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