martedì, Maggio 14, 2024
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GIORNATA MONDIALE CONTRO LA CORRUZIONE

“Alla caccia dell\’etica nella Pubblica Amministrazione”

 

 

Oggi ricorre il quinto anniversario della Convenzione per la lotta alla corruzione stipulata il 9 novembre 2003 a Merida, in Messico.

Si è trattato di un impegno alto, un accordo contro il malaffare per eccellenza, sottoscritto da 140 Paesi, fra i quali l’Italia. Sono impegni assunti in forma solenne, con protocolli impegnativi che nella realtà, non hanno mai spaventato nessuno.

 

Tutto come prima, come sempre!

 

A leggere questi accordi sembra scoprire che si voglia codificare, in primo luogo, una condotta virtuosa, leale e corretta nel funzionamento della Pubblica Amministrazione.

A mio avviso, con tali convenzioni, viene codificata invece l’alternativa al codice penale ovvero, come ci si deve o dovrebbe comportare per non finire in galera.

 

Le vicende di tangentopoli che hanno caratterizzato gran parte degli anni ’90 e scoperta con la colossale inchiesta meglio conosciuta con il nome di “Mani pulite”, è stata la dimostrazione evidente dello stato di inquinamento raggiunto nella Pubblica Amministrazione.

Questa giornata mondiale per la lotta alla corruzione deve rappresentare un momento di riflessione, volto a ricercare la migliore strategia di contrasto al grave fenomeno corruttivo e di malaffare in genere esistente nella Pubblica Amministrazione del nostro Paese.

 

In passato, al Comando di Reparti della Guardia di finanza, sovente mi capitava di avere collaboratori – in genere i più giovani – che in presenza di indagini di polizia giudiziaria o attività di verifica di natura tributaria particolarmente complesse, manifestavano delle preoccupazioni.

Ero solito tranquillizzarli dicendo loro: “Fotografate i fatti e le circostanze rinvenute e non vi preoccupate. Successivamente valuteremo insieme gli aspetti operativi più squisitamente giuridici e professionali. Chi lavora può anche sbagliare, l’importante che in  tasca non vi mettete niente.”

 

Ho ricordato questo aneddoto per dire che “rubare è sempre stato reato” e che non è certo il ricorso alla convenzione utile o necessario a ricordarcelo.

Diffondere la cultura della legalità a cominciare dal mondo della scuola, migliorare – anche attraverso significative semplificazioni –  e rendere trasparenti i processi decisionali della spesa pubblica o avvicendare con maggiore frequenza determinati incarichi di responsabilità, possono essere certamente un buon antidoto per contrastare con maggiore efficacia la corruzione nel funzionamento della Pubblica Amministrazione.

Altra colonna portante della strategia di contrasto nel suo complesso, dovrà certamente essere – insieme ad un monitoraggio sistematico del tenore di vita condotto  da parte dei soggetti esposti ad un rischio maggiore – quella della certezza della pena in presenza di responsabilità penalmente accertate[1].

Un utile accorgimento normativo, potrebbe essere quello di equiparare taluni reati contro la Pubblica Amministrazione (penso alla Concussione ex art.317 cp), alla stessa stregua dei reati tipici della criminalità organizzata (Estorsione, ex art.629 cp), con tutte le conseguenze giuridiche che implica l’applicazione della legislazione antimafia (ex artt. 12 quinquies e 12 sexies del D.L. 8 giugno 1992, n.306, convertito con modificazioni nella legge 7 agosto 1992, n.356).

 

Il riferimento, si renderebbe tanto più utile, laddove, a mio avviso, verrebbe invertito l’onere della prova in ordine alla liceità circa la provenienza del patrimonio accumulato dal funzionario pubblico, in relazione ai redditi percepiti e conosciuti fin troppo ufficialmente.

 

Questa potrebbe essere una strada possibile, idonea a evidenziare una inversione di tendenza.

Meglio tardi che mai!

 

Casamassima, 09 dicembre 2008

 

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