venerdì, Maggio 17, 2024
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SUCCEDE IN ITALIA: Lettori pentiti di essersi esposti sulle Popolari non quotate

Sono un lavoratore dipendente di 54 anni,
con tre figli a carico, di cui uno universitario e vivo in un appartamento di
proprietà. Da circa due anni le entrate mensili sono assicurate solo da me: mia
moglie, a seguito della chiusura dell’azienda per cui lavorava, è disoccupata.

Da circa 20 anni i risparmi della famiglia
sono stati investiti in titoli di Stato e in obbligazioni di banche o società,
e circa il 10% – 20% investiti in azioni di società che ho ritenuto
interessanti sotto il profilo del guadagno nel breve-medio periodo o sotto il
profilo dei dividendi, quasi sempre con successo. Mi permetto di scrivervi in
quanto sono un po’ preoccupato per le vicende che riguardano Veneto Banca. A
seguito del supermercato degli stess-test, avvenuto nell’autunno scorso, per la
prima volta ho acquistato le azioni non quotate, appunto della predetta banca a
un prezzo di 39.500 che non so se l’istituto di credito è in grado di porle in liquidazione.

I giornali locali ipotizzano una
“necessaria” fusione delle Veneto Banca con la Banca Popolare di Vicenza. La
politica della Bce pare abbia costretto entrambi gli istituti a interventi di
pulizia sui crediti che hanno portato in forte perdita i bilanci del 2014. La
eventuale fusione porterà veramente a dei benefici per queste banche e ai
propri azionisti? Come verrà determinato il valore delle azioni a seguito della
fusione?

A. S. (via e-mail)

Un nucleo familiare che conosco ha
investito qualche anno fa, su caldo consiglio della persona che li segue in
banca (Popolare di Vicenza), quasi tutto il patrimonio su azioni della banca
che non sono quotate. Ora, alla luce delle ultime vicende, sono
preoccupatissimi. Inoltre avevano ripetutamente chiesto da più di un anno di
vendere le azioni al prezzo di mercato, ma non è mai stato fatto. Ora ci stanno
perdendo parecchi soldi (circa il 23%) e non riescono ad avere i loro risparmi,
da circa un anno. Cosa possono fare?

Loris (via e-mail)

RISPONDONOPLUS24 E NORISK

Il lettore e gli
amici del signor Loris, si trovano in una situazione comune a diversi
risparmiatori, i quali, purtroppo, hanno investito in azioni non quotate emesse
da banche legate al loro stesso territorio. “Veneto Banca risulta, al momento,
al centro di indagini da parte della magistratura, a proposito di discutibili
politiche di erogazione del credito che, secondo l’accusa, è stato almeno in
parte utilizzato per riacquistare azioni proprie. Alcune associazioni di
risparmiatori, inoltre, ritengono che gli aumenti di capitale siano avvenuti
con una palese ipervalutazione rispetto al patrimonio netto”, spiegano da
Norisk.

Quando vale
un’azione ordinaria di un istituto di credito non quotato? “Si tratta di un
processo complesso, ma occorre notare come buona parte delle banche italiane
stia trattando al di sotto del patrimonio netto, in particolare quegli
operatori che presentano problemi nella qualità degli attivi -continuano da
Norisk -. Il valore del titolo di Veneto Banca (39,5 euro) è stato determinato
da un commercialista a giugno 2014 e tale stima era strumentale al processo di
affrancamento fiscale. E’ possibile che un’ipotetica quotazione del titolo
possa far scendere il valore dell’azione ben al di sotto del valore stimato
dalla perizia, ma è davvero difficile che ciò avvenga in tempi brevi. Sul tema
si legga l’articolo a pagina 5 che spiega come quali titoli siano ancora più
cari del doppio rispetto alle popolari quotate nonostante la svalutazione del
23% dei tioli appena subita.

Per risolvere il
problema del mercato secondario la Popolare di Vicenza ha proposto, dopo
l’entrata in vigore della normativa europea che ha ridotto al 2% l’utilizzo del
fondo di acquisto azioni, di istituire un borsino, autorizzato dalla Consob,
che consenta lo scambio di azioni tra i suoi soci. Bisognerà appurare a quale
prezzo questi ipotetici investitori sarebbero propensi a investire su una
società non quotata, riproponendo così il problema di un eccesso di proposte in
vendita rispetto ai possibili acquirenti.

L’aggregazione
tra i due istituti e la trasformazione in Spa potrebbero migliorare
l’efficienza gestionale ma, al tempo stesso, farebbero probabilmente emergere
nuove svalutazioni, che causerebbero la contrazione del valore patrimoniale.

“tale situazione
ripropone il problema dei risparmiatori privati che prediligono investimenti
domestici, quasi di “vicinato”, rispetto alla possibilità offerta dal mercato
di diversificare agevolmente il proprio capitale accumulato negli anni, a
fronte di duro lavoro e talvolta di privazioni”, spiegano da Norisk.

La scelta di
investire in strumenti illiquidi richiede un livello di preparazione e di
indagine che spesso i risparmiatori non dispongono e il prezzo di Borsa serve
appunto per determinare un valore basandosi sulle opinioni di una molteplicità
di operatori e investitori. Anche così, tuttavia, spesso non basta per
investire efficientemente.

“Si può solo
auspicare, quindi, che il cambiamento in atto possa determinare una situazione
gestionale più trasparente e chiara – aggiungono da Norisk – e che questo
possibile turnaround possa giustificare la stima del valore effettuata negli
ultimi mesi”. Da notare comunque che come scritto nel numero di Plus24 del 18
aprile 2015 (pagina 9) l’Ombudsman bancario sta valutando possibili rimborsi
agli azionisti ad alcune condizioni particolari.

DAL”PLUS24” DEL “IL SOLE 24 ORE” DEL25 APRILE 2015

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