Con il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946, il
popolo italiano attuò una rivoluzione democratica, passando dalla Monarchia del
Re alla Repubblica parlamentare.
Nel mentre le fazioni contrapposte paventavano disastri
di ogni genere – salti nel buio o dispotismo comunista nel caso di una
Repubblica o colpo di Stato e insurrezione armata nell’altro caso – alla fine
tutto si svolse regolarmente, eleggendo al contempo anche l’Assemblea
costituente.
Il noto giurista Piero CALAMANDREI, padre costituente,
ebbe a definire il risultato referendario come “un miracolo della ragione”.
Ogni epoca storica, dal Medioevo all’età moderna, a
quella contemporanea, ha avuto una sua fisionomia, con pregi e spesso tanti
difetti.
La prima metà del novecento ci ha regalato due guerre
mondiali con l’avvento di due ideologie estreme, totalitarie, come il nazismo e
il comunismo, ambedue caratterizzate dall’idea di plasmare le coscienze e
cambiare il mondo.
Sappiamo com’è andata, svariati milioni di morti da ambo
le parti, genocidi ed efferatezze di ogni genere, nessuna esperienza di cui
valga la pena di ricordare per un comune sentire.
L’ultimo mezzo secolo invece, insieme ad un benessere
sociale ed economico abbastanza esteso, sembra che sia andato meglio.
Oggi, con una forbice del benessere che si allarga sempre
di più, con le distanze che si accorciano per effetto della globalizzazione,
bisogna recuperare un comune sentire che solo una politica lungimirante, senza
remore alcuna, deve procedere a quei cambiamenti strutturali per adeguarsi alle
esigenze contingenti.
Restando in attesa, W la Repubblica!